Il parlamento accoglie la proposta del governo: per cinque anni quello delle persone giuridiche non potrà essere inferiore a quello delle persone fisiche
Il moltiplicatore differenziato torna (parzialmente) nel cassetto. La maggioranza del Gran Consiglio ha infatti accolto la proposta del Consiglio di Stato di prorogare per altri 5 anni la moratoria alla disposizione di legge, figlia della riforma fiscale del 2019, che dal 2025 avrebbe consentito ai Comuni di fissare liberamente due moltiplicatori d’imposta distinti, uno per le persone fisiche e uno per le persone giuridiche. Ai Comuni sarà infatti consentita una differenziazione, con una condizione decisamente rilevante: quello delle persone giuridiche non potrà essere inferiore a quello delle persone fisiche. Uguale o superiore (per un massimo di 60 punti), ma non inferiore. Il parlamento – 47 favorevoli, 31 contrari e 4 astenuti – non ha quindi seguito la maggioranza (risicatissima) della commissione parlamentare ‘Costituzione e leggi’ che invitava invece e bocciare la proposta governativa e dare subito facoltà ai Comuni di diversificare, come e se l’avessero ritenuto opportuno, il moltiplicatore. Comuni che, attraverso un sondaggio, si erano detti a maggioranza favorevoli a un rinvio. Posizione ribadita dal comune di Lugano attraverso una lettera inviata ai “suoi” granconsiglieri, quelli domiciliati in Città: “Si tratta di una misura provvisoria ma necessaria per preservare il precario equilibrio finanziario di Lugano”. Il parlamento ha anche respinto un emendamento presentato da Avanti con Ticino&Lavoro che suggeriva un compromesso: sì a un moltiplicatore più basso per le persone giuridiche ma per un massimo di dieci punti rispetto a quelle fisiche.
A lanciare la discussione in aula è Simona Genini (Plr) relatrice del rapporto di maggioranza: «Si dice spesso che la politica odierna è ridotta alla gestione, non ha la capacità di riformare e si limita a inseguire e rimediare. Purtroppo è vero. Ancora di più se, come oggi, si vuole pure rinviare quanto già deciso e farlo a cinque minuti da mezzanotte. Senza dimenticare che si ha avuto a disposizione un periodo di cinque anni per farsi trovare pronti». Per Genini «il moltiplicatore è uno dei pochi temi politici che ancora animano le discussioni nei bar. Non è solo numeri e percentuali, ma ha pure una valenza emotiva. C‘è poi una parola che sentiamo sempre quando si discute di rapporti tra Comuni e Cantone: autonomia. Troppo spesso però chi la reclama teme la responsabilità che ne consegue». Anche perché «il tessuto economico è ormai consolidato e non sarà certo sconvolto da questa misura. Nessuno dovrebbe temere di vedere le aziende spostarsi. Le zone industriali non dispongono più di grandi spazi e le Sagl hanno norme che rendono difficili i cambiamenti di sede ed esigui i risparmi».
Parte facendo un passo indietro Gianluca Padlina (Centro) relatore insieme ad Andrea Censi (Lega) del rapporto di minoranza che invita ad accogliere la proposta dell'Esecutivo. «Il moltiplicatore differenziato, votato nel 2019, era stato pensato per dare ai Comuni uno strumento che permettesse loro di compensare le minori entrati fiscali, determinate dalla riforma fiscale cantonale, alzando il moltiplicatore delle persone giuridiche senza toccare quello delle persone fisiche». Possibilità che, come detto, non è toccata. «L'obiettivo principale del moltiplicatore differenziato rimane quindi salvaguardato, come lo è pure quello di ridurre il carico fiscale sulle persone giuridiche». Il riferimento è alla riduzione, prevista dal 2025, dell’aliquota dell’imposta sull’utile dall’8% al 5.5%. «Quello che non possiamo fare – rimarca Padlina – è non ascoltare gli appelli che ci vengono rivolti dalla stragrande maggioranza dei Comuni. Comuni che sono stati interpellati e che si sono espressi in maniera assolutamente inequivocabile a favore di un intervento che limitasse la possibilità di adottare dei moltiplicatori d’imposta delle persone giuridiche inferiori a quelli delle persone fisiche». Perché il rischio, afferma il deputato del Centro, «è che alcuni Comuni, senza risorse per far fronte a questa concorrenza, si veda costretti a chiamare alla cassa le persone fisiche». Censi ricorda poi come i più colpiti sarebbero «i centri urbani. È nell'interesse di tutti che i comuni più grandi abbiano una buona solidità, visto che diversi servizi sono poi sfruttati anche da altri cittadini».
Quello licenziato la scorsa estate è stato un messaggio «che il Consiglio di Stato ha fatto un po’ controvoglia» ammette il direttore del Dipartimento istituzioni (Di) Norman Gobbi. «La speranza è che in futuro non si vada verso un'abolizione del moltiplicatore differenziato, la concorrenzialità non è infatti negativa perché aiuta a tenere sotto controllo la spesa pubblica. Negli intenti di questa misura – continua Gobbi – c'era però soprattutto quello di permettere ai comuni di compensare la diminuzione delle entrate fiscali derivate dalla riforma senza toccare i cittadini, ma facendola ricadere sulle persone giuridiche. Quindi non una concorrenzialità al ribasso ma al rialzo, che con questa proroga non viene toccata».
Allineata alla proposta del governo anche la sinistra, da sempre contraria alla possibilità di un moltiplicatore differenziato. «È sconcertante vedere con quanta leggerezza si era accolta una modifica con un impatto così importante», sostiene Daria Lepori (Ps). «Il moltiplicatore differenziato è il trionfo della concorrenza, una concorrenza al ribasso. Fissare ora un limite vuol dire ammettere che genera delle distorsioni, ovvero la nascita di piccoli ma destabilizzanti paradisi fiscali». Le fa eco Marco Noi (Verdi): «Si va verso il tutti contro tutti, dal livello più alto a quello più basso. Una tendenza che porta alla disgregazione sociale. I Comuni hanno avuto 5 anni per metabolizzare la proposta ma non sono tranquilli, c’è una tensione. Toccare queste variabili è fare un lavoro da apprendisti stregoni».
Di tutt'altro avviso il capogruppo dell'Udc Sergio Morisoli, «una moratoria c'è già stata. Motivata con gli stessi argomenti». Ergo, «farne un'altra non ha senso. Non capisco perché le misure già decise dovrebbero decadere perché qualcuno non ha fatto i suoi compiti. Il benessere della Svizzera sta nella concorrenza fiscale, che permette di attrarre imprese allargando così la torta delle entrate. Le aziende – aggiunge Morisoli – non sono in ogni caso dei circhi che si spostano ogni settimana».
Per Giuseppe Sergi (Mps) «sarebbe meglio abolire il moltiplicatore differenziato, ma visto che non è questo il tema ci accontentiamo della proroga». Tamara Merlo (Più Donne) ricorda «come la concorrenza al ribasso in Ticino la conosciamo bene, e pure i suoi effetti nefasti». Amalia Mirante (Avanti con Ticino&Lavoro) sottolinea l'incoerenza dei partiti di governo «che fanno e disfano a seconda delle pressioni elettorali». Massimo Mobiglia (Verdi liberali) è invece dalla parte della maggioranza commissionale: «L'impressione è che la paura sia alimentata dai grandi centri e soprattutto da Lugano. Ma una concorrenza fiscale, va ricordato, c’è già».