Imposte comunali, i Verdi chiedono di abrogare la norma che permette agli enti locali di fissare due tassazioni distinte (società e persone fisiche)
È passata sì e no una settimana dal voto del Gran Consiglio che già si torna a parlare del moltiplicatore comunale d’imposta differenziato. Dopo che il parlamento (47 favorevoli, 31 contrari e quattro astenuti) ha deciso di congelare per cinque anni la possibilità per i Comuni di introdurre un moltiplicatore per le persone giuridiche inferiore a quello delle persone fisiche – potrà essere uguale o superiore (non oltre 60 punti), ma non al di sotto −, i Verdi rilanciano il tema. Per proporre non un prolungamento della moratoria, bensì la cancellazione della norma, introdotta contestualmente alla riforma fiscale del 2019, che accorda agli enti locali la facoltà dal gennaio 2025 di prevedere due moltiplicatori d’imposta distinti. Una facoltà ora ridimensionata in seguito alla moratoria adottata di recente.
Il gruppo dei Verdi in Gran Consiglio ha infatti depositato un’iniziativa parlamentare con cui chiede al Consiglio di Stato di presentare un messaggio per l’abrogazione della disposizione varata a suo tempo dal Legislativo cantonale. Insomma, secondo gli ecologisti, il moltiplicatore differenziato va eliminato. Punto e basta.
“A cinque anni dalla decisione del Gran Consiglio di approvare la riforma fiscale per l’adeguamento alla Rffa, come si paventava allora si stanno manifestando quelle turbolenze che inevitabilmente nascono quando si mettono in una eccessiva competizione fiscale entità relativamente piccole ma con funzionalità complementari come possono essere le realtà comunali”, si afferma nell’iniziativa (primo firmatario Marco Noi). Sebbene i Comuni “abbiano avuto cinque anni di tempo per concepire una modalità di adattamento all’implementazione della riduzione dell’aliquota per le persone giuridiche al 5,5% e la contemporanea possibilità di differenziare tra persone giuridiche e persone fisiche il moltiplicatore comunale, a pochi mesi da tale implementazione stiamo assistendo a un’incertezza e un nervosismo tra i partiti che hanno sostenuto tale riforma e tra i Comuni stessi che si trovano a doverla applicare”. Quello che si temeva a suo tempo, osservano i Verdi, “si sta delineando all’orizzonte”. Ovvero che “questo gioco al ribasso e fondamentalmente al massacro, al quale assistiamo già a livello internazionale e intercantonale, possa impregnare anche le dinamiche intercomunali”. Aggiungono: “La paura di perdere indotto fiscale dalle persone giuridiche, in particolare dei Comuni più grossi al centro degli agglomerati urbani, a causa della concorrenza che Comuni più piccoli potrebbero esercitare abbassando il proprio moltiplicatore per le persone giuridiche, sta sollevando nuove dinamiche finanziarie che generano ulteriore tensione e incertezza”.
Infatti, proseguono gli iniziativisti, “i grossi centri come ad esempio Lugano rivendicano nuovi flussi perequativi con i Comuni limitrofi, sui quali ben difficilmente sarà possibile trovare un consenso. In sostanza, rilevano Noi e colleghi, “oltre a dover tenere a bada la regolazione della perequazione intercomunale cantonale, già di per sé una sfida non da poco con contenziosi sempre latenti, e provare a riformulare i flussi finanziari tra Cantone e Comuni con ‘Ticino 2020’, anche qui un cantiere che è talmente conteso da sembrare sulla via del fallimento, implementare ora la differenziazione di moltiplicatore delle persone fisiche e di quelle giuridiche anche a livello comunale avvierebbe un ulteriore ‘contenzioso’ finanziario intercomunale tra i grandi poli e i piccoli-medi comuni che vi gravitano attorno, che scatenerebbe dinamiche e tensioni veramente difficili da gestire”.
Non solo. “Il fatto inoltre che, dopo 5 anni di tempo a disposizione, i Comuni e i partiti che li governano giungano alla vigilia dell’implementazione di questa differenziazione di moltiplicatore praticamente spaccati e indecisi sul da farsi, è un ulteriore segnale – scrivono i Verdi – che questo strumento non è gestibile nel nostro cantone e quindi è decisamente più un problema che un’opportunità”.