Ticino

Chiesa e abusi: ‘La gravità non è percepita dalla Diocesi’

Don Italo Molinaro, parroco della Basilica del Sacro Cuore di Lugano, critica la comunicazione della Curia sul caso del cappellano arrestato

Via Borghetto
(Ti-Press)
23 settembre 2024
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«C’è qualcuno che magari non si è neppure accorto. Chi dice che in fondo non sono cose così gravi e chi invece dice che sono cose gravissime. Però, sinceramente, questa percezione di gravità non è sufficientemente supportata, a mio avviso, dalla reazione dell’istituzione diocesana in questo momento». Parole tanto limpide quanto dure quelle pronunciate da don Italo Molinaro, parroco della Basilica del Sacro Cuore di Lugano, ospite lunedì della trasmissione radiofonica di Rete Uno ‘Modem’.

Una puntata che ha ripercorso l’arresto di don Rolando Leo, lo scorso agosto, in quanto accusato di coazione sessuale, pornografia e atti sessuali con fanciulli, persone incapaci di discernimento o inette a resistere. Un caso che, per le numerose cariche ricoperte dal presbitero nell'ambito giovanile, era già noto, come ha avuto modo di scrivere il nostro giornale, ben tre anni fa, quando il giovane denunciante si era aperto con l'allora vescovo Lazzeri che però non aveva riportato i fatti alla preposta Commissione ticinese di esperti in caso di abusi sessuali in ambito ecclesiale.


Ti-Press
Don Italo Molinaro

‘Asciutta ed empatica in ritardo’

Sollecitato dal collega Roberto Porta, don Italo, sulla mancata trasparenza da parte della Curia, in termini anche di comunicazione, ha dato una lettura efficace: «Ci sono vari elementi per questa comunicazione molto riservata e molto asciutta, empatica in ritardo. È un’istituzione bloccata sia per motivi riconducibili alla sua stessa natura, sia forse per mancanza di proattività in questo tipo di situazione. Certo, si attende che le autorità civili e giudiziarie compiano il loro dovere, ma non si sa niente di cosa stia facendo in questo momento l'istituzione ecclesiastica al suo interno. Le nostre leggi parlano di inchieste interne necessarie: ma chi le fa? Chi le può fare? Chi inchiesta su chi? Se alla fine quasi tutti sono implicati, compresa l'amministrazione precedente, chi ha la libertà e l'indipendenza di inchiestare in questo ambito per valutare le responsabilità del passato e del presente in maniera indipendente, in maniera chiara? Ecco, ho l'impressione che questa chiarezza, questa trasparenza, rimangano più a livello di parole che non di fatti. Secondo me, i fatti sono insufficienti. Ma nello stesso tempo, la stessa struttura della Chiesa cattolica, anche a livello giuridico, che, tutta concentrata sulla figura del vescovo, impedisce forse che ci si affidi a qualcuno di super partes, anche all'interno della Chiesa, per chiarire quanto sta succedendo. Mi fa impressione questa Chiesa che si deve affidare unicamente alle autorità civili per fare chiarezza al suo interno...».

Trasparenza mancata, dunque. Quantomeno deficitaria. Per questo qualche risposta in più ce la si attende dal rapporto sottoscritto da monsignor Joseph Maria Bonnemain, vescovo di Coira, anch'egli presente in trasmissione. Bonnemain è infatti stato nominato dal Vaticano responsabile della commissione di esperti “Abusi sessuali in ambito ecclesiastico” della Conferenza episcopale svizzera. Il suo rapporto, composto da duemila pagine, è ora sul tavolo di papa Francesco. Grande interesse vi è anche in Ticino in quanto l’amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, monsignor Alain de Raemy, è sotto inchiesta per alcuni fatti avvenuti nella Diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo. A quando un riscontro da Roma? «Sono impaziente che arrivi un risultato, ma sappiamo bene quanto riceve la Santa Sede da tutto il mondo su questo argomento. Ho la speranza che lo avremo nelle prossime settimane» ha risposto Bonnemain, evidenziando anche come, facendo riferimento alla ‘mancanza’ di monsignor Lazzeri «chi trascura questo obbligo può essere rimosso; il pontefice lo ha ancora sottolineato nel 2023. Per questo, da parte della Chiesa, è chiarissimo. Come Conferenza episcopale svizzera ci muoveremo senz'altro».

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