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‘Aet, la tariffa di rimunerazione fissata per il ’23 è corretta’

Energia, il governo risponde a Mobiglia (Verdi liberali) e Buzzi (Verdi): ‘Il trend positivo di installazioni fotovoltaiche proseguirà anche in futuro’

‘La tariffa elevata del 2022 rappresenta un’eccezione dovuta a particolari situazioni congiunturali’
(Keystone)
15 maggio 2024
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“La tariffa applicata da Aet riflette l’effettivo valore di mercato dell’energia elettrica fotovoltaica immessa in rete, che nel 2023 si è riassestato su valori più allineati alle tendenze di lungo periodo”. Il Consiglio di Stato risponde all’interrogazione presentata dai deputati Massimo Mobiglia (Verdi liberali), Matteo Buzzi (Verdi) e cofirmatari che avevano sollevato delle perplessità sulla decisione di Aet, l’Azienda elettrica ticinese, di “ridurre drasticamente il prezzo che paga per l’energia solare prodotta dai privati, passando da 22,5 a 8,5 centesimi per ogni chilowattora”. Per i granconsiglieri, si leggeva nel testo dell’interrogazione, “questo cambio di rotta, rispetto ai pagamenti ben più alti del 2022, potrebbe far desistere molti dall’idea di investire in un impianto fotovoltaico, facendo rallentare significativamente il tasso di installazioni che nel 2022 e 2023 aveva raggiunto dei livelli interessanti e maggiormente compatibili con gli obiettivi da raggiungere a lungo termine”.

Dal canto suo, il governo constata tuttavia “la correttezza da parte di Aet nella fissazione della tariffa di rimunerazione dell’energia fotovoltaica per il 2023”. E questo tenendo conto che “la tariffa particolarmente elevata del 2022 rappresenta un’eccezione dovuta a particolari situazioni congiunturali e che Aet ha applicato lo stesso principio di calcolo applicato negli anni precedenti”.

‘La realizzazione rimane vantaggiosa’

“La tariffa di ritiro applicata da Aet per gli impianti che hanno beneficiato del contributo unico del Fondo cantonale per le energie rinnovabili (Fer) – premette il Consiglio di Stato – è direttamente legata all’evoluzione dei prezzi di mercato”. Diverse delle domande poste nell’interrogazione di Mobiglia e Buzzi, rileva il governo, saranno regolate a livello federale, facendo in effetti parte delle “misure concrete messe in consultazione dal Consiglio federale inerenti alla Legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili, oggetto di referendum il prossimo 9 giugno”.

Come detto, nell’interrogazione venivano mosse delle preoccupazioni rispetto a un eventuale freno della crescita di installazioni fotovoltaiche dovuto alla riduzione della rimunerazione. “La realizzazione di un impianto fotovoltaico – replica il Consiglio di Stato – rimane vantaggiosa nonostante la riduzione delle tariffe di ritiro del 2023”. Non solo. L’Esecutivo cantonale si dice “fiducioso che il trend positivo della crescita di installazioni fotovoltaiche degli ultimi anni possa proseguire anche in futuro”. E aggiunge: “La scelta del fotovoltaico dovrebbe anche essere dettata da un principio ecologico”. In tal senso, riportando un esempio di calcolo di redditività di un impianto fotovoltaico tipo di 10kWp di potenza, che equivale alla taglia d’impianto più realizzata in ambito residenziale in Ticino, il governo afferma che “l’investimento risulta molto vantaggioso e verrebbe ammortizzato in quattordici anni. Dato che la durata di vita dell’impianto è di almeno trent’anni, ne consegue un ritorno dell’investimento di oltre il 99%, con un rendimento annuo pari al 6,64%”. Calcolo, si sottolinea nella risposta all’interrogazione, effettuato senza considerare l’eventuale riduzione fiscale che l’investimento potrebbe generare a favore di un’ulteriore riduzione dei tempi di ammortamento dell’impianto.

‘Difficili condizioni di mercato’

Altro punto toccato da Mobiglia e Buzzi, la domanda ad Aet – in qualità di azienda pubblica – di andare oltre la media aritmetica del prezzo di mercato dell’anno passato praticando dei prezzi rimunerativi maggiori, così da promuovere ulteriormente il fotovoltaico. “La Laet – chiarisce il governo – non prevede per Aet il compito di applicare una promozione supplementare del fotovoltaico. Una tariffa più elevata rispetto al prezzo di mercato – sottolinea – significherebbe caricare ad Aet la differenza di prezzo, che potrebbe ammontare a diversi milioni di franchi”. Secondo il Consiglio di Stato, “questa richiesta non può essere sostenuta, anche in considerazione delle difficili condizioni in cui Aet deve agire a causa della particolare evoluzione del mercato elettrico e delle condizioni idrologiche sfavorevoli degli esercizi 2022 e 2023, che hanno comportato risultati negativi”.

L’interrogazione metteva poi sul tavolo l’introduzione di una soglia minima di 10-12 centesimi al chilowattora per la rimunerazione della corrente fotovoltaica in Ticino. “Tra le varie misure presentate nella consultazione per la legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili – riprende il Consiglio di Stato – il Dipartimento federale ambiente, trasporti, energia e comunicazioni prevede l’introduzione di una rimunerazione minima garantita, con lo scopo di assicurare l’ammortamento degli impianti nel corso della loro durata di vita”. Tenendo conto delle rimunerazioni minime proposte, calcolate sulla base delle condizioni attualmente vigenti, il Consiglio di Stato – si legge – “ritiene che una soglia minima di 10-12 cts/kWh non sia giustificata”.

Come finanziare invece la differenza tra il prezzo medio di mercato e la soglia minima? “Sulla base dei volumi di corrente fotovoltaica rimunerata da Aet e dal numero di impianti incentivati dal Fer nel 2023 – risponde il governo – si stima che i costi supplementari necessari per 1 cts/kWh versato in più rispetto alla tariffa applicata in funzione del mercato ammontano a circa 1 milione di franchi. Tale cifra è destinata a crescere notevolmente nei prossimi anni con l’aumento degli impianti realizzati”, ragione per cui il Consiglio di Stato “richiama l’autonomia gestionale e finanziaria di Aet, che ritiene non sopportabile il finanziamento di una soglia minima diversa da quella prevista dal Consiglio federale”.

Lago Ritom

Il primo impianto solare su una diga in Ticino

Il primo impianto solare sul muro di una diga in Ticino. È quanto intende realizzare la Ritom Sa – compartecipata dalle Ffs (75%) e dal Cantone (25%) rappresentato da Aet – sull’omonima diga in Piora, nel Comune di Quinto, a 1’850 metri di quota. Il progetto prevede l’installazione di 382 moduli fotovoltaici da 430 W lungo i 309 metri della corona superiore e avrà una potenza installata totale di 164 kWp, per una produzione stimata di 153 MWh all’anno. Energia che alimenterà la nuova centrale idroelettrica di Piotta. Più precisamente “la struttura portante dei moduli fotovoltaici sarà fissata alla parte superiore della corona, così da permettere le regolari ispezioni complete del muro della diga”, si legge in un comunicato. “Nel mese di aprile il Consiglio di amministrazione ha incaricato la direzione di procedere con la progettazione esecutiva”. Una decisione poi presentata agli azionisti durante l’Assemblea generale ordinaria della Ritom Sa, tenutasi ieri. La società prevede di realizzare l’impianto al più presto nell’estate del 2025 e l’investimento di circa 450mila franchi rientrerà nei costi di realizzazione del nuovo impianto idroelettrico del Ritom a Piotta che avrà così “un’impronta ancora più sostenibile”. L’inizio dell’esercizio commerciale della centrale è previsto per la fine del 2026. Centrale che rappresenta “il principale progetto energetico per il Cantone e Aet degli ultimi cinquant’anni in Ticino e uno dei più importanti investimenti delle Ffs a sud delle Alpi”.

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