laR+ Bellinzonese

Remunerazione fotovoltaico, via altri due centesimi in Ticino

Aet la riduce nel primo trimestre da 8,5 a 6,5 cts/kWh. In forse i due parchi solari alpini in Val di Blenio: redditività incerta e investitori titubanti

Richiesta sempre alta
(Ti-Press)
12 giugno 2024
|

Torna (definitivamente?) vicino ai minimi storici la remunerazione della corrente prodotta da impianti fotovoltaici e messa in rete poiché non consumata in proprio. L’Azienda elettrica ticinese (Aet) in questi giorni ha infatti pubblicato le nuove cifre inerenti al primo trimestre 2024 su scala cantonale: si tratta della tariffa di ritiro applicata dall’azienda per gli impianti – da quello di casa a quelli più grandi – che hanno beneficiato del contributo unico del Fondo cantonale per le energie rinnovabili (Fer). Due le novità: la prima, formale, è che rispetto al passato da questo gennaio la remunerazione “è definita e indennizzata trimestralmente” e non più solo annualmente. La seconda novità è di sostanza: due anni dopo il picco del 2022, quando s’incassava la cifra record di 22,471 centesimi al kilowattora, il nuovo valore aggiornato si assesta a quasi un quarto, ossia 6,532 cts/kWh, due in meno rispetto agli 8,540 fissati per il 2023. Andava meglio dieci anni fa, quando i centesimi erano 9,548; poi passati a 7,154, a 5,92, a 7,113, per poi superare di poco gli 8 centesimi nel 2018, ridiscendere a 6,439 l’anno successivo, toccare il minimo storico di 5,146 nel 2020 e quindi raddoppiare nel 2021 con 11 centesimi e di nuovo raddoppiare nel 2022 con quasi 22,5 a seguito della situazione energetica internazionale scatenata prima dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina.

S’incassa meno ma costano meno e sono più performanti

Rispondendo un mese fa a un’interrogazione parlamentare preoccupata, il Consiglio di Stato ha chiarito che “la remunerazione particolarmente elevata del 2022 rappresenta un’eccezione dovuta a particolari situazioni congiunturali” a fronte di un identico principio di calcolo applicato da Aet nel corso degli anni e direttamente legato all’evoluzione dei prezzi di mercato su scala europea. “La realizzazione di un impianto fotovoltaico – ha aggiunto convinto il CdS – rimane vantaggiosa nonostante la riduzione delle tariffe di ritiro 2023”, seguita ora da un’ulteriore contrazione. Sempre il governo si è detto “fiducioso che il trend positivo della crescita di installazioni fotovoltaiche degli ultimi anni possa proseguire anche in futuro”, non da ultimo perché “la scelta del fotovoltaico dovrebbe anche essere dettata da un principio ecologico”. Intanto però chi ha fatto i calcoli basandosi sulla remunerazione del 2022, che indicava una possibilità di ammortamento in soli sette anni, ora deve ricredersi. Ce ne vorrà qualcuno in più. Di positivo c’è che i pannelli costano un po’ meno e che cresce la loro performance a parità di superficie.


Ti-Press
Nubi all’orizzonte

‘Livello disincentivante’

Chi guarda con preoccupazione alla contrazione della remunerazione sono i promotori dei due parchi solari alpini, previsti nella media Val di Blenio in virtù dei massicci sussidi annunciati dalla Confederazione in questo ambito su scala nazionale. «La prospettiva di poter incassare meno dalla vendita della corrente complica ulteriormente un quadro di per sé già difficile», dichiara a ‘laRegione’ Fabio Mandioni, promotore del progetto previsto ai 2’000 metri di quota di Pian Nara e che finora non ha ricevuto il benestare dal Cantone soprattutto perché la fase test proposta dalla Società elettrica sopracenerina non raggiunge la dimensione minima richiesta dalla Confederazione per beneficiare delle agevolazioni. «Una remunerazione così bassa è disincentivante per impianti di grandi dimensioni chiamati a produrre almeno 10 GWh annui. Meglio sarebbe, lo ribadisco, partire con una struttura di prova che su 3’500 metri quadrati, anziché i richiesti 120mila, ci permetterebbe di testare tutte le parti. Abbiamo scritto al Dipartimento del territorio, insistendo su questo punto, ma senza esito. Perciò siamo fermi e il tempo stringe, perché le condizioni per beneficiare del sussidio federale indicano la necessità di produrre, entro fine 2025, almeno il 10% della capacità massima prevista a impianto ultimato».

‘La volatilità ci gioca contro’

Condivide gli stessi timori Daniele Bernasconi, direttore della ditta IngEne di Cadenazzo promotrice di un impianto analogo all’Alpe di Laveggia dov’è prevista un’occupazione di 100mila metri quadrati. Ricevuto a fine aprile l’ok del Patriziato di Ponto Valentino, proprietario, al principio del diritto di superficie, attualmente «stiamo lottando. Se da una parte l’esito positivo della votazione dello scorso weekend sulla legge federale in materia di approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili favorisce, dal profilo infrastrutturale, gli impianti solari alpini come il nostro, dall’altra sarebbe utile che un investimento così consistente fosse sorretto da una redditività buona e sicura a lungo termine. Due anni fa i presupposti erano diversi dagli attuali, il settore – annota Bernasconi – immaginava una resa tendenzialmente elevata nel tempo. In poco tempo la remunerazione ha invece quasi raggiunto il minimo storico, sebbene la previsione per il prossimo trimestre indichi un leggero rialzo».

In pianura ‘quadro sempre positivo’

Ciò detto, il prezzo dell’energia al ribasso in Europa e quindi anche in Svizzera «non incentiva la realizzazione degli impianti alpini come il nostro, ossia privi di autoconsumo a parte la possibilità di rifornire in futuro comunità energetiche locali». Perciò, vista la volatilità del prezzo, «siamo confrontati con la titubanza di alcuni potenziali importanti investitori che stanno valutando se confermare il loro impegno in un progetto che in alta montagna richiede costi realizzativi sensibilmente maggiori rispetto a quelli di pianura». In questo secondo caso «il quadro è invece sempre positivo: si lavora molto e la richiesta rimane elevata sebbene la remunerazione sia oggi ridotta rispetto al picco di due anni fa. Forniamo ancora impianti ammortizzabili in sette anni e questo è sicuramente positivo per lo sviluppo e la diffusione delle energie rinnovabili in generale».