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‘Difesa delle pensioni: non un regalo agli statali, un rimedio’

ErreDiPi lancia una manifestazione a favore del ‘sì’ alle misure di compensazione in votazione il 9 giugno. Appuntamento a Bellinzona mercoledì 22 maggio

‘Non è riducendo le nostre pensioni che si migliorano le condizioni di lavoro del privato’
(Ti-Press)
29 aprile 2024
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«Le misure di compensazione non sono un regalo fatto alla cosiddetta ‘casta degli statali’, ma un rimedio per evitare che le rendite di poliziotti, dipendenti di fondazioni ed enti del parapubblico, insegnanti di scuole dell’infanzia ed elementari, agenti di custodia, dipendenti di una trentina di Comuni, operai cantonali, impiegati e docenti crollino drasticamente, creando così un precedente pericoloso per il mondo dei dipendenti tutti, pubblici e privati». Per il portavoce di ErreDiPi, la rete a difesa delle pensioni, Enrico Quaresmini la lista è lunga e la posta in palio alta. Ed è per questo motivo che stamane di fronte alla Scuola dell’infanzia Nocca di Bellinzona la Rete ha lanciato una manifestazione, prevista mercoledì 22 maggio a Bellinzona a partire dalle 17.15, a favore delle misure di compensazione in votazione il prossimo 9 giugno.

‘Non una protesta’

Manifestazione, definita da Quaresmini «popolare e non di protesta», che mira a richiamare gli assicurati all’Ipct, l’Istituto di previdenza del Canton Ticino, e «chiunque abbia a cuore il rispetto del lavoro dipendente e la qualità del servizio pubblico per sostenere con coraggio le misure proposte dal Consiglio di Stato e approvate dal parlamento». Il 9 giugno, rimarca il portavoce di ErreDiPi, «voteremo ‘sì’ solo per le misure di compensazione di circa 16 milioni avallate dal Gran Consiglio». Lo scorso 17 ottobre, ha infatti ricordato Quaresmini, «il parlamento ha approvato a larga maggioranza il Messaggio sulle misure di compensazione a fronte della riduzione del tasso di conversione delle future rendite Ipct. Contrari solo Udc e Lega». Tant’è, sottolinea Quaresmini, che la manifestazione è aperta a tutti: «Un ampio schieramento di partiti, dal Plr, verso il centro e la sinistra, difende le misure di compensazione, come pure molte associazioni e sindacati. Siamo contenti di aver convinto così tante persone».

‘Convinto’ perché – evidenzia Quaresmini – «è il lavoro tenace e paziente di ErreDiPi che ha permesso di rendere cosciente una grande maggioranza del parlamento della necessità di varare queste misure di compensazione». La svolta, stando al portavoce della Rete, «si è avuta con la nascita di ErreDiPi nel giugno del 2022 e con la prima mobilitazione nel settembre dello stesso anno. La decisione di abbassare il tasso di conversione era stata presa e comunicata agli assicurati già nel dicembre 2020». Ma, riprende Quaresmini, «i tentativi sindacali di opporsi a questo stato di cose o di suscitare misure di compensazione erano naufragati».

«In questi anni – rileva il docente – ErreDiPi ha messo in luce quanto fosse importante non aver paura o vergogna di difendere i propri diritti. La difesa del lavoro nel pubblico e nel parapubblico è la difesa dei servizi dello Stato e di numerosi altri enti. Queste non sono spese vive a carico del contribuente, sono anzi risorse. E non è riducendo le nostre pensioni che si migliorano le condizioni di lavoro del privato».

Restano a ogni modo dei punti da chiarire. Innanzitutto, oltre a quella votata dal parlamento, «c’è un’altra e più importante serie di misure di compensazione di competenza della cassa stessa, aspetto che ha suscitato le nostre critiche poiché finanziato direttamente dagli assicurati», chiarisce Quaresmini e aggiunge: «Poi la questione del risanamento della cassa resta aperta. Votando ‘sì’ si eviterà un’ulteriore diminuzione delle rendite, in particolare per gli assicurati a partire dai 50-55 anni, ma per i più giovani non ci sono svolte risolutive».

‘Un regalo avvelenato della destra’

La sfida non è però facile. «Dobbiamo riuscire – spiega Paolo Galbiati, membro di comitato di ErreDiPi – a ribaltare la narrativa della destra, fondata su argomentazioni errate che però appaiono verosimili e di facile presa. Che queste misure costeranno oltre un miliardo e che saranno a carico soprattutto dello Stato è falso. Un regalo avvelenato». In tal senso, «puntiamo a far capire ai cittadini che votare ‘no’ avrà un effetto negativo sull’intero Paese. Senza le misure di compensazione 17mila persone che lavorano in Ticino si vedranno decurtare la pensione del 35-40% in quindici anni: se lo Stato spezza questo tabù, potrà succedere ovunque e a chiunque». Non solo. «Quando salari e pensioni del pubblico peggiorano, a ruota scendono ulteriormente salari e pensioni del privato. Il risparmio, non illudiamoci, non andrebbe a beneficio del privato». Insomma, «votare ‘sì’ non è un rimedio offerto a una limitata cerchia di famiglie, ma una misura necessaria per tutta la popolazione del cantone».