Ticino

Lettera all’Ipct: ‘Riduzione delle rendite da congelare’

Statali, la richiesta della Rete per la difesa delle pensioni alla Cassa:‘Senza adeguate misure di compensazione, quella decisione va sospesa’

La manifestazione del 28 settembre. Mobilitazione bis il 14 dicembre (Ti-Press)
13 ottobre 2022
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«Il percorso che abbiamo intrapreso è tutt’altro che concluso», dice Enrico Quaresmini, docente e portavoce della Rete per la difesa delle pensioni, il movimento che si batte contro la prospettata riduzione delle rendite dei dipendenti pubblici. La ErreDiPi dunque non demorde e, incontrando oggi poco dopo mezzogiorno a Bellinzona la stampa davanti all’entrata di Palazzo delle Orsoline, il palazzo della politica cantonale, annuncia i «prossimi passi». Che sono principalmente due. Il primo: l’organizzazione per «mercoledì 14 dicembre» di un’altra manifestazione di protesta, dopo quella del 28 settembre («3’500/4’000 persone in piazza non è un numero che può essere ignorato», sottolinea Quaresmini). Il secondo: la richiesta ai vertici dell’Ipct, l’Istituto di previdenza del Cantone Ticino (quasi diciassettemila assicurati attivi), di «congelare» la decisione di abbassare dal 6,17 al 5 per cento il tasso di conversione, in base al quale viene stabilito l’importo delle rendite pensionistiche: una riduzione graduale, su più anni, a partire dal gennaio 2024, come indicato a suo tempo dallo stesso istituto. L’ErreDiPi chiede di spedire nel freezer quanto statuito dalla cassa pensioni degli statali "fino a quando il Gran Consiglio non avrà varato adeguate misure di compensazione e le stesse saranno entrate in vigore".

L’ErreDiPi sollecita un incontro con i rappresentanti del personale nel Cda dell’Istituto di previdenza

Per questo la Rete per la difesa delle pensioni ha appena scritto ai rappresentanti del personale nel Consiglio di amministrazione dell’Istituto di previdenza, sollecitando un incontro "affinché si facciano promotori, in seno al Cda, della nostra richiesta di congelare la decisione di diminuire il tasso di conversione". Due le date proposte dall’ErreDiPi per il ‘rendez-vous’: venerdì 22 ottobre oppure giovedì 10 novembre. Nella lettera ai rappresentanti del personale, spiega la Rete per la difesa delle pensioni, "anticipiamo due nostre forti perplessità". Ovvero: "Ci è parso alquanto ardito accettare un taglio che porta con sé una discesa a picco delle pensioni prima che il Gran Consiglio vari un pacchetto di misure che compensino pienamente questo taglio. Si tratta di un taglio massiccio (meno 40% dal 2012), indiscriminato (tocca tutte le pensioni Ipct, da quelle medie a quelle più modeste), ingiusto (la cassa pensioni è fragile perché il nostro datore di lavoro non ha versato sufficienti capitali: noi abbiamo fatto il nostro dovere)". E ancora: "Ci è parso discutibile decidere questo taglio senza coinvolgere attivamente, in una discussione preventiva, l’insieme degli assicurati e delle assicurate. Il meno che si possa dire è che questo non rientra nella ‘ordinaria amministrazione’ ".

Ricorda Quaresmini: nel 2012/2013 con il passaggio dal primato delle prestazioni a quello dei contributi, «c’è stato un taglio del venti per cento delle rendite pensionistiche, ora si rischia di subirne un altro della stessa entità con la prevista riduzione del tasso di conversione. È inaccettabile». Da qui la richiesta di adeguate misure di compensazione. «Abbiamo bisogno di risposte», sostiene a sua volta Samanta Cudazzo, dipendente dell’Amministrazione cantonale. «La nostra preoccupazione è che si voglia fare melina e allora noi andremo avanti sino a quando su questo dossier la politica giocherà a nascondino», le fa eco Michel Petrocchi, educatore (Osc), anch’egli aderente alla ErreDiPi. «Come ho già dichiarato pubblicamente, il Consiglio di Stato – afferma il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta, da noi contattato – è disponibile a discutere eventuali misure di compensazione, che dovranno comunque essere esaminate e votate dal Gran Consiglio». Contro le quali la Lega ha già minacciato il lancio di un referendum. Senza adeguate misure di compensazione «si finirebbe per impoverire una fetta importante della società ticinese senza migliorare le condizioni degli altri cittadini», osserva Quaresmini, rispondendo alle domande dei giornalisti. E aggiunge: «Alcuni partiti vogliono mettere in contrapposizione chi lavora nel pubblico e chi lavora nel privato. Si è sempre detto che lo Stato deve fungere da esempio: ebbene, se nel settore pubblico si introducono dei peggioramenti, questi interesseranno prima o poi anche il privato».

La manifestazione bis programmata per il 14 dicembre

L’ErreDiPi guarda anche alla "nuova giornata di mobilitazione" agendata per il 14 dicembre. «Siamo un movimento sempre più radicato sul territorio», assicura Alessandro Frigeri, docente. Movimento che intende coinvolgere maggiormente la politica locale. "Prepareremo una bozza di risoluzione da proporre ai diversi consigli comunali", scrive l’ErreDiPi, ispirandosi alla recente decisione del legislativo di Bellinzona "che ha espressamente sostenuto la nostra mobilitazione e la nostra battaglia". Approvando a larga maggioranza una risoluzione del gruppo Verdi-Forum alternativo-Movimento per il socialismo.