Il Consiglio di Stato a Berna: vanno analizzati gli effetti della misura tenendo conto degli interessi sia dei commercianti che dei consumatori
Poche righe, ma significative. “Ci preme segnalare che – in questo preciso momento storico segnato da un generale aumento dei costi non sistematicamente compensato da un pari rialzo dei redditi – la riduzione della soglia in discussione rischia di causare un’ulteriore contrazione del potere d’acquisto dei cittadini. In questo senso auspichiamo che gli effetti della diminuzione della franchigia vengano analizzati tenendo conto degli interessi sia dei commercianti che dei consumatori, così come anche della recente decisione dello Stato italiano relativa all’abbassamento della franchigia a partire dalla quale è possibile chiedere la restituzione dell’Iva”. Firmato il Consiglio di Stato. Il governo cantonale si esprime così sulla proposta del Consiglio federale di ridurre il limite di esenzione – dagli attuali 300 franchi a 150 franchi per persona – dal pagamento dell’Imposta sul valore aggiunto per la spesa fatta all’estero, che per i residenti nel nostro cantone è sinonimo di Italia. Sullo sfondo della misura, che mira a frenare il ‘turismo degli acquisti’, c’è una mozione approvata dalle Camere nel 2021.
La procedura di consultazione avviata da Berna alla fine dello scorso novembre si concluderà il 15 marzo. Nella lettera al Dipartimento federale delle finanze, datata 17 gennaio, il Consiglio di Stato non dice né sì né no a un eventuale abbassamento della franchigia. Invita comunque Berna a vagliare gli interessi di entrambi gli attori principali: consumatori e commercianti.
Il commercio ticinese al dettaglio cosa ne pensa? Contattata dalla ‘Regione’, Lorenza Sommaruga per il momento non si sbilancia. «Nei prossimi giorni – afferma la presidente di Federcommercio – avremo una riunione, già programmata, del Comitato, allargato ai presidenti di categoria. La proposta del governo federale è già all’ordine del giorno, che ora completeremo con la presa di posizione del Consiglio di Stato. Di primo acchito, mi sembra tuttavia piuttosto arduo cercare di conciliare su questo tema, come mi sembra di capire dalla presa di posizione del governo ticinese, le necessità dei consumatori con quelle dei nostri commercianti. Ma ripeto, attendo la riunione che avremo a breve prima di pronunciarmi compiutamente».
Un presa di posizione, quella del Consiglio di Stato, che raccoglie l’approvazione dell’Associazione consumatori della Svizzera italiana (Acsi). «Ci fa piacere che il governo metta in evidenza le difficoltà che hanno i consumatori in questo momento», afferma Angelica Jäggli, presidente dell’Acsi. «In passato abbiamo dimostrato attraverso un’indagine come la spesa in Italia non fosse per forza di cose più conveniente rispetto agli acquisti fatti in Svizzera. Ora però i tempi sono cambiati e ci sentiamo di sostenere la libertà di scelta del consumatore, che è sotto pressione. Il 2024 porta infatti con sé una serie di rincari importanti, come il forte rialzo dei premi di cassa malati o l’aumento dell’Iva». Con una precisazione: «Il nostro invito resta sempre quello di favorire un consumo responsabile, prestando attenzione non solo al prezzo più conveniente ma, laddove possibile, anche alla sostenibilità dei prodotti, favorendo prodotti stagionali e locali».
Da noi interpellato in novembre a proposito del possibile abbassamento della franchigia, il presidente dell’Associazione grandi distributori ticinesi (Disti) Enzo Lucibello aveva dichiarato fra l’altro che «quello che chiediamo è di avere un occhio di riguardo per il Ticino, perché si parla anche della difesa di posti di lavoro».