Notificata la disdetta ad alcune centinaia di interinali che lavorano per il gruppo in tutto il cantone. Per loro la prospettiva del guadagno intermedio
Apparentemente nulla di nuovo sotto il sole. Ma dati i precedenti, la mole di persone coinvolte, nonché i riverberi sulle finanze di diversi dei Comuni più ricchi del cantone, il fatto che il processo di smantellamento delle attività della Luxury Goods Logistics (Lgl) in Ticino fa rumore. Una notizia data dal bisettimanale ‘area’, che informa fra le trecento e le quattrocento persone sono state raggiunte nei giorni scorsi da una lettera che offre loro due alternative. Si tratta di lavoratori interinali e le possibilità che hanno sono: cessare il rapporto lavorativo entro fine novembre o accettare un nuovo contratto che prevede un carico di lavoro al massimo di dodici ore.
«Il piano di ridimensionamento dell’attività di Lgl è risaputo dal 2019» osserva Paolo Coppi, vicesegretario regionale dell’Ocst, sindacato che ha da sempre seguito le articolate vicissitudini delle società che fanno capo al gruppo Kering. «A maggio del 2019 erano stati annunciati i grossi tagli che prevedevano il trasferimento della metà dei lavoratori a Trecate (in provincia di Novara, Piemonte, ndr), circa quattrocento persone coinvolte. Ad agosto 2019, dopo una ventina di incontri, era stato trovato un accordo per un buon piano sociale che, fra le altre cose, prevedeva delle buonuscite di indennizzo se si decideva di lasciare il gruppo o in alternativa accettare il trasferimento in Italia». Allora era stato trovato un accordo anche per i (pochi) dipendenti residenti: hanno avuto la garanzia che sarebbero rimasti a lavorare nel cantone.
Praticamente esclusi dagli aspetti dell’accordo sociale, i numerosi lavoratori interinali. «Non essendoci particolari vincoli giuridici, si sapeva sin dall’inizio che purtroppo si sarebbe arrivati a un certo punto nel quale non ci sarebbe stato più lavoro per loro – conferma Coppi –. E non essendo dipendenti, l’azienda aveva fatto capire che non avrebbe garantito alcun tipo di misura accompagnatoria. Sarebbe spettato alle agenzie ricollocarli. E nessuno ha mai fatto intendere che le loro condizioni contrattuali sarebbero migliorate». Una realtà amara dunque, che adesso trova concretizzazione. Un po’ tardi, rispetto ai piani, no? «Sì, è vero: i tempi si sono dilatati, sia per questioni congiunturali legate all’andamento degli affari sia a causa della pandemia di Covid».
Coppi ricorda infatti che il ridimensionamento sarebbe dovuto iniziare nel 2020 partendo dall’outlet di Stabio, per proseguire poi a scaglioni con i collaboratori delle altre sedi sparse per i quattro angoli del cantone in particolare nel 2021 e finendo nel 2022. «In realtà i tempi si sono prolungati di due anni perché da un lato Lgl è stata abile a mantenere elevata l’efficienza dei magazzini e dall’altro nel 2020 c’è stata la pandemia e nel 2021 il rimbalzo dell’economia post-Covid. Ma mai – precisa il sindacalista –, in nessuna di queste fasi, nessun dirigente di Lgl e tantomeno di Kering è venuto a rimangiarsi il trasferimento al polo logistico di Trecate. Tutte le volte che ci sono state le riunioni con il personale, sia quelle alle quali abbiamo assistito sia quelle per le quali abbiamo ricevuto le informazioni dai dipendenti, non è mai stato nulla di contrario rispetto a quanto era stato annunciato nel 2019. Il processo di ridimensionamento dunque si era semplicemente rallentato».
Una puntualizzazione importante, perché smentisce una delle notizie date da ‘area’, ossia che un annetto fa vi sarebbe stata un’indicazione giunta dall’alto su un’inversione dei piani iniziali. «In realtà, tra aprile e settembre di quest’anno diversi lavoratori ci hanno contattati per informarci che i magazzini si stavano svuotando e diversi interinali hanno già perso il posto di lavoro». Per questi ultimi andrebbe dunque letta positivamente la notizia, questa confermata, data dal periodico relativa alla possibilità per i lavoratori che accetteranno di lavorare dodici ore mensili di iscriversi alla disoccupazione per poter beneficiare dell’indennità di guadagno intermedio. «È un successo sindacale – commenta Coppi –, siamo riusciti a negoziare e si è ottenuto qualcosa anche per loro, invece del nulla iniziale che sembrava dovesse esserci. Come è un successo sindacale l’essere riusciti a difendere il posto di lavoro di queste persone il più a lungo possibile, ben oltre gli scenari definiti all’inizio».
Se tutto è stato posticipato di un paio d’anni, Lgl terminerà quindi il proprio ridimensionamento entro la fine del 2024, «quando la maggioranza delle attività sarà ormai stata trasferita a Trecate». In Ticino cosa resterà? «Non è del tutto chiaro. Non hanno mai comunicato il numero di partenze. Non hanno nemmeno mai chiarito se e cosa rimarrà come depositi. Gli unici due magazzini di proprietà sono quelli di Bioggio e di Sant’Antonino, che è il più grande. Ma resterà ben poco. Era stato detto che sarebbe rimasta una presenza pari a una cinquantina di dipendenti Lgl e un 10-20% degli interinali che c’erano all’inizio del processo di ristrutturazione. Già oggi sono la metà rispetto a quelli che c’erano all’inizio del processo di trasferimento».
Uno smantellamento che, ricordiamo, ha già avuto rilevanti conseguenze fiscali su diversi Comuni ticinesi – solo nel Luganese Cadempino, Vezia e da ultimo anche Bioggio, sede della Lgl, per citarne alcuni –, e che si lega ad altri tagli del gruppo Kering. Nel 2018, infatti, ad annunciare centocinquanta trasferimenti era stata la Luxury Goods International, già Gucci Sa, con sede a Cadempino.