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‘Qui c’è odore di raffineria': e Gorla insorge (di nuovo)

Nel quartiere di Castel San Pietro torna a salire la rabbia per una convivenza ‘non più sostenibile’. E il caso finisce davanti al governo

Tante domande in sospeso
(Ti-Press/Archivio)
20 dicembre 2024
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Puzze, rumori, traffico. Chi vive a Gorla, soprattutto chi lì ci è nato e cresciuto, ormai non ne può più. In molti residenti nei decenni si sono sedimentate amarezza e rabbia. E anche un po’ l’impressione che il loro quartiere sia negletto a Castel San Pietro. La storia, quella di una convivenza a tratti alquanto difficile con la vicina raffineria di metalli preziosi, è del resto di lunga data. Tanto che oltre una quindicina di anni or sono si era dato vita, dal basso, a Vivigorlaedintorni. Una realtà che nel 2006 era scesa sul piede di guerra proprio per rivendicare una migliore qualità di vita e che adesso si sta riorganizzando. Il tempo sembra, comunque, essere passato invano. Oggi come ieri i rapporti si sono raffreddati, di nuovo, tra chi abita nella zona e la Mks Pamp, incrinando altresì la relazione con il Comune. «Da queste parti – si sfoga un residente – siamo stanchi: subiamo da un trentennio».

Sul tavolo del Cantone

Volenti o nolenti le autorità, però, adesso dovranno occuparsi di quanto sta succedendo a Gorla. E la politica cantonale non potrà fare finta di niente. A scoperchiare il proverbiale vaso di pandora, nei giorni scorsi, è stato un atto parlamentare firmato da Aline Prada (Udc). Originaria, pure lei, di Castello si è vista arrivare addosso segnalazioni e lamentele. «Davanti alle risposte non del tutto esaurienti di alcuni servizi cantonali e del Comune – ci spiega la gran consigliera –, ho ritenuto di interrogare il Consiglio di Stato per ricevere alfine dei riscontri soddisfacenti. A oggi la situazione, in effetti, si è fatta insostenibile. Ancora l’altro giorno – ci racconta – sul mezzogiorno sono uscite dal camino della fabbrica due gettate con un odore acido. Inoltre, si sono aggiunti pure dei rumori fastidiosi». Tutto, si mette nero su bianco nell’interrogazione, si è aggravato da alcuni anni. Anzi, “dall’inizio del 2022 queste segnalazioni sono diventate cicliche, e in alcuni periodi anche quotidiane”. Tanto più che, nel frattempo, a ritrovarsi gomito a gomito non sono solo delle abitazioni – lì, fa notare Prada, da prima dello stabilimento –, ma pure un complesso scolastico privato.

Una domanda di costruzione indigesta

Iscritta a Piano regolatore come zona artigianale a basso impatto, la percezione è che sia divenuta altro e che la vocazione sia ora piuttosto industriale. Infatti, qualcuno è saltato sulla sedia quando all’albo comunale tra fine giugno e inizio luglio scorsi è apparsa una domanda di costruzione firmata da Mks Pamp – e oggi al vaglio del Cantone – per la costruzione di un nuovo stabile a un piano da adibire a deposito e a parco serbatoi di sostanze chimiche. Richiesta che ha innescato l’opposizione dei confinanti. E qui la paura, si osserva nell’atto parlamentare, è che questa operazione possa permettere “di incrementare ulteriormente la produttività dell’azienda, a scapito della salute dei residenti, qualora queste sostanze fossero veramente presenti nell’aria”.

‘Quelle analisi non hanno convinto’

La parlamentare come i cittadini di Gorla vogliono, quindi, saperne di più su ciò che viene disperso nell’aria dai camini dell’industria. Le rassicurazioni giunte dalle autorità e dalla Pamp sul fatto che i valori di legge delle sostanze monitorate sono rispettati, non hanno sortito l’effetto sperato. Anche se a livello cantonale “sembra si stiano effettuando le dovute ricerche e verifiche”. In effetti, una campagna di analisi è stata sollecitata da un privato cittadino, condotta dai tecnici cantonali – con la collaborazione di una ditta zurighese – e finanziata dal Comune, proprio per individuare le emissioni della raffineria. Alla lente sono finiti ossidi di azoto, ammonio, anidride solforosa, acido solfidrico e acido cloridrico, che però appare difficile rilevare con esattezza nelle loro concentrazioni. Insomma, agli occhi dei residenti, in particolare di chi si trova lungo il torrente Raggio, e della stessa gran consigliera, non tutto ha funzionato a dovere. Una osservazione su tutte? “Nessun misuratore è stato collocato nei luoghi segnalati dalla popolazione”. Come dire, si conferma, che i dubbi restano, al di là della politica della sostenibilità portata avanti dalle raffinerie.

Cittadini sulle barricate

«Ci hanno detto che tutto è in regola, ma bisogna andare a ricercare anche le sostanze giuste», Damiano Crivelli, che con la Mks Pamp ci vive a stretto contatto, è stato il primo a volerci vedere chiaro e a chiedere che venisse analizzata la situazione, e con essa i fumi che escono dai comignoli. «A farci interrogare sono appunto questi odori acidi, che irritano la gola e sono fastidiosi per chi lavora all’esterno. Ma loro hanno sempre sostenuto che non ci fosse nulla. Del resto, sono stato io a domandare che misurassero determinate sostanze chimiche: ero pronto anche a pagare le spese – tiene a dirci Crivelli –. Poi sono intervenute le autorità cantonale e comunale. Io però vorrei una controprova, ma non ho trovato nessuna ditta disposta a ripetere le analisi. Così viene da pensare male e che si cerchi di insabbiare le cose». A questo punto come residenti cosa vi aspettate? «Vorremmo sapere una volta per tutte quali sostanze sono presenti e in che quantità. Che in qualche modo qualcuno ci rassicuri sulla situazione e sciolga le nostre preoccupazioni».

Anche Vivigorlaedintorni ha rizzato di nuovo le antenne. «A fronte di un malcontento che si sta facendo sentire con forza, stiamo cercando di organizzare una sorta di ‘resistenza’ verso la fabbrica – ci conferma Corrado Motta, che siede anche in Consiglio comunale per Sinistra e Verdi –. Da parte mia, raccolgo l’iniziativa di Aline Prada, e a mia volta presenterò un atto parlamentare all’attenzione del Municipio sulla problematica, che, a ondate, esiste da sempre. Ora però iniziamo a essere esasperati».

‘Prendiamo seriamente le segnalazioni’

Chiamata in causa (da cittadini e interrogazione) pure l’autorità comunale, sin qui, ci fa capire il segretario comunale Lorenzo Fontana, il Comune ha avuto un ruolo di mediatore. «Siamo regolarmente in contatto con il Dipartimento del territorio e a gennaio – ci conferma Fontana – ci troveremo ancora con la Spaas per capire come stanno le cose e avere dei dati più oggettivi possibili. D’altra parte, questa azienda è molto monitorata e controllata e negli anni sono state effettuate analisi approfondite. Anche come Comune abbiamo finanziato, del resto, degli studi. Infatti – ribadisce il segretario comunale –, prendiamo seriamente le segnalazioni. Teniamo pure a ricreare un clima di dialogo tra le parti, che ultimamente sembra essere stato un po’ compromesso». E a proposito di dialogo, l’azienda, a sua volta, lo ha cercato attivando una linea mail e una telefonica, attraverso le quali la popolazione può segnalare problemi puntuali; e ha aperto le porte a Vivigorlaedintorni. Ma a chi vive i disagi sulla propria pelle non basta, come non bastano le promesse. Anche perché l’industria, si legge sempre nell’interrogazione, ha ammesso alla Spaas la Sezione protezione aria, acqua e suolo – la quale “ha chiesto a più riprese all’azienda di essere più trasparente” –, che “alcuni processi sono conosciuti per causare dei probabili odori”. Le perplessità, in ogni caso, resistono. E proprio perché non si è ancora avuta una risposta chiara, chiosa Aline Prada.