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Gran Consiglio, di quattro percento si può anche morire

Sull’iniziativa Ortelli per una soglia di sbarramento è già dibattito. Speziali: stop alla frammentazione. Pronzini: vogliono toglierci la parola

(Ti-Press)
20 dicembre 2024
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Depositata ai primi di maggio del 2023, l’iniziativa parlamentare è a tutt’oggi sui tavoli della commissione ‘Costituzione e leggi’ del Gran Consiglio. D’altronde la proposta del deputato del Plr Paolo Ortelli è di quelle che fanno e faranno discutere, eccome: introdurre una soglia di sbarramento – del 4% – affinché un partito possa varcare... la soglia del parlamento cantonale. “Le liste che non raggiungono il 4% del totale dei voti validi non partecipano alla ripartizione”: è il capoverso che si chiede di inserire nell’articolo 58 della Costituzione cantonale. Una frasetta. Poche parole. Ma dirompenti se dovessero ottenere luce verde in ultima istanza dal popolo (in ballo è infatti una modifica della Carta fondamentale ticinese). «Entreremo nel vivo della questione nei primi mesi del prossimo anno – indica il presidente della ‘Costituzione e leggi’ Alessandro Corti del Centro –. Oggi una parte della commissione sostiene che con la frammentazione odierna in parlamento diventa oggettivamente complicato trovare maggioranze e sviluppare quindi il necessario consenso per portare avanti progetti, c’è però una parte attenta allo spazio delle minoranze. Il tema verrà ora discusso nei gruppi parlamentari».

Si legge nel testo dell’iniziativa: l’attuale frammentazione politica “si sta traducendo in una crescente e limitante possibilità operativa” del Gran Consiglio. Al momento, ricorda l’iniziativa, c’è un “quorum indiretto. Di fatto basta poco più dell’1% per ottenere un seggio”. Secondo Ortelli “È però giunto il momento, con coraggio, di agire”. Nel documento si ricorda poi che altri cantoni, con un sistema elettorale per il Gran Consiglio simile a quello ticinese “presentano da sempre una soglia di sbarramento per l’ottenimento di un seggio in parlamento”. Tra gli esempi citati: Ginevra (soglia del 7%), Vaud (5%) e Zurigo (5%).

Per il presidente del Partito liberale radicale Alessandro Speziali «i tempi sono maturi e questa soglia di sbarramento è diventata necessaria. Serve discuterne seriamente senza procrastinare, visto che le elezioni sono ancora lontane. I sistemi politici cambiano e insieme a loro mutano anche le regole elettorali». Chiaro lo scopo della proposta: «Evitare l’eccessiva frammentazione della politica, che porta con sé anche dei problemi di efficacia parlamentare. In altri Paesi è così già da tempo. Qui si comincia a parlarne solo ora perché la nascita di nuove forze politiche è un fenomeno piuttosto recente». E la rappresentatività? «A volte è un po’ un’illusione. Se davvero la nascita di nuove forze politiche significasse una maggiore rappresentatività, allora la conseguenza dovrebbe essere un aumento della partecipazione al voto. Invece non è così». Aggiunge Speziali: «Sarebbe sbagliato vedere la soglia di sbarramento solo come una ghigliottina per i piccoli partiti. Può essere invece uno stimolo per queste forze politiche. Uno stimolo a fare meglio, a cercare alleanze e programmi condivisi, unendo le forze anziché frastagliarle». In ogni caso, riconosce il presidente del Plr, «un cambio di marcia spetta anche ai partiti più grandi, quelli di governo. È sbagliato pensare che la colpa di una politica più lenta sia esclusivamente dei piccoli partiti». E sulla possibilità di un maggioritario per il Legislativo? «Sarebbe un deciso cambio di cultura politica, arrivando a una forma di maggioranza e opposizione che si congeda dalla nostra lunga storia con il proporzionale. Una riflessione è d’obbligo. Tuttavia, penso sia urgente ora un cambio di marcia con il sistema attuale: un governo capace di ripensare la sua organizzazione e un parlamento che sappia collaborare da subito sui progetti principali e trainanti».

‘Attraverso il voto popolare’

«È una proposta da approfondire. La frammentazione del parlamento crea sicuramente diversi problemi, ma bisogna riflettere bene dove fissare l’asticella. È un meccanismo – chiarisce il granconsigliere del Centro Gianluca Padlina – che, ritengo, dovrebbe in ogni caso essere sottoposto all’approvazione della popolazione. Personalmente ritengo che ci voglia il “sigillo” del voto popolare ogni qual volta si decide di intervenire a modificare il nostro sistema democratico». In altri cantoni, come detto, questo meccanismo è già presente. «Il suo scopo è chiaro: rendere più efficiente il funzionamento del parlamento, specialmente se di milizia». Molte decisioni, e la loro velocità, vengono però prese nelle commissioni parlamentari. Commissioni dove i ‘partitini’ sono praticamente assenti… «vero, ma la frammentazione crea incertezza. Sapere che in parlamento siedono diverse piccole forze politiche impone la necessità di dover trovare maggioranze solide prima di portare un dossier davanti al plenum. Senza dimenticare – prosegue Padlina – che il grande numero di atti parlamentari, prodotti anche dai partiti minori in maniera estemporanea, rallenta l’attività delle commissioni».

«Al nostro interno non ne abbiamo discusso e quindi non posso portare l’opinione del partito o del gruppo parlamentare – premette la deputata della Lega Sabrina Aldi –. Personalmente credo che si debba riflettere bene prima di introdurre una tale misura. In particolare è necessario prendere in considerazione diversi elementi, quali ad esempio il costante calo della partecipazione al voto da parte dei cittadini, l’aumento dei voti alla lista senza intestazione e cercare di indagare la ragione per la quale una parte della popolazione opta per liste e partiti nuovi. Senza una riflessione profonda in questo senso fatico a dare piena adesione alla proposta. Una riflessione sul nostro sistema elettorale in generale».

‘Proposta antidemocratica’

Il capogruppo socialista in Gran Consiglio Ivo Durisch si dice «contrario a introdurre delle soglie. Se lo scopo è di accelerare i lavori parlamentari passando da un’eventuale riduzione del numero dei piccoli partiti, penso che vi siano altre soluzioni: per esempio ci si potrebbe domandare se ogni messaggio necessiti di un rapporto commissionale e se quindi non bastino gli interventi orali dei deputati in aula». Avverte Durisch: «Quanto chiede l’iniziativa tocca un aspetto importante della democrazia, quello della rappresentatività. E in democrazia anche sensibilità diverse e visioni diverse della società devono aver diritto di cittadinanza. Qualora la proposta di Ortelli dovesse finire per essere accolta in votazione popolare, ritengo allora che occorra introdurre la possibilità della congiunzione delle liste proprio per dare anche ai partiti minori un’opportunità concreta di accedere al Gran Consiglio». Matteo Pronzini, uno dei due deputati (l’altro è Giuseppe Sergi) del Movimento per il socialismo, è perentorio: «Ma è evidente che l’iniziativa di Ortelli e cofirmatari rappresenta un ulteriore tentativo di impedire la permanenza o l’accesso dell’Mps al parlamento cantonale e di mettergli così il bavaglio! Perché siamo la voce fuori dal coro, su temi generali e su temi specifici, comunque importanti per la democrazia». A ogni modo, assicura Pronzini, «ci stiamo preparando per affrontare anche questa battaglia, fiduciosi che al momento del voto popolare i cittadini e le cittadine capiscano l’importanza di avere in parlamento una forza politica d’opposizione come l’Mps». E intanto c’è già chi in ‘Costituzione e leggi’ ha già le idee chiare. «Farò un rapporto, con le colleghe del Ps in commissione (Daria Lepori e Lisa Boscolo, ndr) – preannuncia Giulia Petralli dei Verdi –. Un rapporto per contrastare una proposta antidemocratica, che penalizza i partiti minori. E parlando a titolo personale, la considero un attacco diretto a un movimento, l’Mps, che però colpisce tutte le forze politiche cosiddette minori».