Spinelli, presidente dell'Associazione dei funzionari: ‘È un periodo difficile, intervento associativo importante’. Per le Valli scatta l'interpellanza
Mai come in questo momento storico il centinaio e più fra funzionari e collaboratori degli Uffici di esecuzione e fallimenti ticinesi hanno bisogno di un’associazione di categoria che li rappresenti. Mole di lavoro in continua crescita, tagli al personale, assenze o partenze per malattia (con un’incidenza non indifferente sugli equilibri e sui flussi di lavoro interni), nonché il perdurante processo di riorganizzazione interna richiedono infatti presenza, attenzione e capacità di valutazione dei diversi problemi in atto. Ecco perché assume grande importanza il rinnovo del comitato dell’Associazione ticinese dei funzionari degli Uffici esecuzione e fallimenti. Il gremio, che è la sezione cantonale della Conferenza svizzera degli ufficiali, è ora composto da Karim Spinelli (presidente, supplente ufficiale), Mirko Capri (caposervizio), Ivan Sargenti (gestore fallimentare), Luca Bonanomi (ufficiale cantonale), Lallo Ruggeri (supplente ufficiale), Diego Locatelli (cursore) e Fabiola Longo (segretaria).
Le nomine sono avvenute in occasione della recente assemblea annuale, nel corso della quale, alla presenza della direttrice della Divisione della giustizia, Frida Andreotti, e del presidente della Camera di esecuzione e fallimenti, Charles Jacques, sono stati toccati i molti temi che interessano la categoria, e ricordati gli scopi statutari. In particolare, l’Associazione ticinese promuove il perfezionamento delle conoscenze professionali dei suoi membri e il miglioramento organizzativo degli Uffici di esecuzione e fallimenti; la tutela degli interessi generali di categoria; e lo sviluppo dei vincoli di solidarietà e amicizia tra gli associati.
Karim Spinelli, raggiunto da ‘laRegione’, sottolinea anche altri aspetti più puntuali e altrettanto significativi: «Il periodo che, ormai da tempo, stanno attraversando gli Uffici di esecuzione e fallimenti, non è semplice. Il primo elemento è dato dal numero, in crescita costante, delle procedure esecutive avviate ogni anno; parliamo di diverse centinaia di migliaia di casi. Dalle procedure, in misura preponderante, derivano i pignoramenti: a Lugano parliamo di 270 pignoramenti al giorno, a Locarno, Mendrisio e Bellinzona di una novantina, mentre nelle valli il numero è naturalmente inferiore (una trentina al giorno) ma comunque considerevole. A monte di queste cifre ci sono collaboratori e funzionari che hanno a che fare con le persone, siano esse debitori o creditori. Visto il contesto molto delicato, è facile immaginare quali pressioni, quali esigenze e quali difficoltà oggettive derivino da questo lavoro “sul campo”, che moltissimi di noi svolgono da anni con ammirevole dedizione».
Da qui, prosegue Spinelli, «la centralità dell’intervento associativo, che spazia dall’esame dei flussi di lavoro a quello dello stato di salute dei dipendenti, fino al loro giusto apprezzamento da parte dei quadri superiori. Sono tutte questioni che devono essere affrontate con la massima attenzione. Noi, come associazione, vogliamo in questo fungere da intermediari fra Dipartimento, Divisione giustizia e dipendenti. Il nostro impegno in particolare verso questi ultimi è quindi assolutamente prioritario, e può e dev’essere speso anche coinvolgendo uffici ed enti con cui ci interfacciamo giornalmente, sempre cercando soluzioni in maniera propositiva».
Due ulteriori punti toccati dal presidente dell’associazione riguardano «la necessità di operare nella direzione del ‘team building’ e di salvaguardare il notevolissimo ‘know-how’ sviluppatosi nei nostri uffici; ‘know-how’ che rappresenta il valore aggiunto degli Uffici esecuzione e fallimenti dello Stato ma che purtroppo non sempre viene debitamente riconosciuto, con il risultato di troppe partenze non sempre debitamente compensate dagli arrivi».
Anche la politica è attiva sul tema esecuzioni. Il punto di partenza è chiaro: “La presenza di servizi nelle Valli costituisce una risorsa vitale nella lotta contro lo spopolamento nelle zone periferiche”. E siccome la preoccupazione sta montando, un’interpellanza interpartitica – primi firmatari Aron Piezzi (Plr) e Fiorenzo Dadò (Centro) – chiede al Consiglio di Stato aggiornamenti “in merito ai timori sul futuro degli Uffici esecuzione nelle Valli, quali rassicurazioni può dare e se condivide l’importanza del mantenimento degli Ue nelle Valli”. Ma il discorso degli interpellanti si sposta anche più in là. Nel senso che, in generale, al governo viene chiesto pure quale sia “la sua visione sulla delocalizzazione dei Servizi cantonali, anche considerando una digitalizzazione sempre più presente nell’Amministrazione cantonale” e quali siano “le concrete ipotesi di occupazione dei Pretori nelle Valli”.
Il testo, che vede le firme anche di Diana Tenconi, Omar Terraneo e Alex Gianella (Plr), Claudio Isabella, Alessandro Corti e Alessio Ghisla (Il Centro), Samantha Bourgoin (Verdi), Sem Genini (Lega) e Lea Ferrari (Pc) prende la rincorsa dal 2020, quando nel mese di febbraio un’interrogazione (posta da Piezzi, Dadò e Bourgoin) “esprimeva legittime preoccupazioni sul futuro dell’Ufficio esecuzione e fallimenti (Uef) di Vallemaggia, a seguito di un’avvenuta riduzione degli orari di apertura. Ricordiamo – si legge ancora nell’atto parlamentare – che le promesse del Dipartimento delle istituzioni in risposta a una precedente interrogazione di Mattei, in cui si prevedeva ‘un incremento delle attività con il conseguente trasferimento in periferia di nuovi impieghi’ e che si sarebbe valutata ‘la fattibilità e l’opportunità di dislocare nelle zone periferiche altri servizi dell’Amministrazione cantonale’, sono rimaste nel vuoto: non ci risulta infatti che qualcosa sia cambiato”, tuonano gli interpellanti.
Ebbene, a tre anni di distanza “sembrerebbe che alcuni timori legati a possibili chiusure degli Uffici delle Valli siano fondati”. Timori che affondano su una premessa: quella che “nel corso degli anni, come noto a tutti, la presenza delle istituzioni nelle Valli è viepiù diminuita. Dapprima gli Uffici dello stato civile (con una breve parentesi nelle Tre Valli dove gli uffici sono stati portati ad Acquarossa, per poi passare a un’apertura parziale e infine su chiamata) e, in seguito, gli Uffici dei registri sono stati centralizzati nei poli urbani e sostituiti con un servizio su chiamata. Anche l’attività degli Uffici esecuzione è diminuita sensibilmente a seguito di una riorganizzazione generale del Servizio, motivata con l’obiettivo di incrementare la qualità del servizio fornito e di ottimizzare l’utilizzo delle risorse. In concreto, si è giunti a un’apertura parziale degli sportelli nella misura di due mezze giornate ad Acquarossa e Cevio, rispettivamente due giorni e mezzo a Biasca. A beneficiarne è stata unicamente Faido, laddove sono stati inaugurati il Call center e il Centro di competenze per i precetti”. Per quello che riguarda gli Uffici fallimenti, “già scorporati dagli Uffici di esecuzione e centralizzati a Bellinzona e Lugano, è stato introdotto il servizio su appuntamento”. Una fila di precedenti che porta Piezzi, Dadò e cofirmatari ad avere seri motivi di ritenere che nell’ottica di una possibile ulteriore idea di riorganizzazione delle risorse si vada ora nella direzione di inserire un servizio su appuntamento anche per gli Ue, con conseguente chiusura definitiva degli sportelli nelle Valli. Una chiusura – aggiungono – avrebbe conseguenze infauste per gli utenti che regolarmente si rivolgono agli sportelli e si vedrebbero privati della possibilità di avere a che fare con qualcuno che li ascolti e agevoli una rapida soluzione delle pendenze. Al di là delle concrete possibilità di raggiungere altri sportelli, è fuori di dubbio che anche la conoscenza delle situazioni, del territorio e delle persone permette di rispondere al meglio alle esigenze di questo particolare settore, dando prova della necessaria sensibilità (che non si ritrova necessariamente in realtà più urbane). La conoscenza del territorio permette altresì di rispondere a un sentimento di protezione del creditore.
Per rispondere ai bisogni dei cittadini di queste zone periferiche, concludono gli interpellanti, “la salvaguardia degli Ue è indispensabile. Fondamentale è pure la presenza in quanto tale delle istituzioni nelle Valli”.