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Blocher in Ticino: ‘L’Udc si rafforzi, ma senza frenare la Lega’

L'ex consigliere federale Udc a tutto campo a ‘laRegione’: i rapporti a destra, la riconferma agli Stati del presidente nazionale, immigrazione e clima

‘Auguro che l’Udc esca rafforzata alle Federali’
(Keystone)
9 settembre 2023
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Da un'Udc ticinese «che spero esca rafforzata dalle Federali» con una Lega che al netto della competizione interna all'area «è una nostra alleata in tante battaglie» a un Marco Chiesa definito «un ottimo presidente nazionale», passando per i rapporti con il Plr a livello nazionale, le risposte alle polemiche sulle posizioni democentriste su cambiamento climatico, immigrazione e neutralità. In occasione del suo arrivo in Ticino per la festa dell'Udc di domani a Pregassona, l'ex consigliere federale Christoph Blocher in una lunga intervista concessa a ‘laRegione’ si esprime a tutto campo in vista delle Elezioni federali del 22 ottobre.

Lei torna in Ticino dopo qualche tempo e, dopo le ultime Elezioni cantonali, trova un'Udc molto più forte sia in termini di percentuali, sia di seggi in Gran Consiglio. Cosa si aspetta da queste Federali, elezioni dove storicamente l'Udc nel nostro Cantone ha sempre fatto meglio rispetto alle Cantonali?

Mi auguro che l'Udc esca rafforzata dalle prossime elezioni di ottobre. È urgente porre un freno all'eccessiva immigrazione e fermare il caos nel settore dell’asilo. Servono però persone lungimiranti che lo facciano, e i rappresentanti democentristi lo faranno. In secondo luogo, se l'Udc si rafforzasse, potremo evitare le pianificate e inutili rinunce alla sovranità del nostro Paese. Non vogliamo un accordo coloniale con l’Unione europea. Soprattutto per il Ticino, l'Udc potrà dare un contributo fondamentale nei prossimi anni.

Un Ticino dove, però, a destra qualche equilibrio sta cambiando: la Lega è in costante calo, l'Udc in crescita. Fino a quando il discorso di area avrà la precedenza sul tentativo di minare la supremazia leghista?

Il compito dell'Udc non è quello di frenare la Lega dei Ticinesi. Gli avversari dell'Udc sono i partiti che non fanno nulla contro l’immigrazione di massa, che vogliono portare la Svizzera nell'Unione europea, nella Nato, e che sono pronti ad accettare dei giudici stranieri che decidano per la nostra popolazione. L'obiettivo dell'Udc, invece, è quello di garantire che il nostro Paese rimanga libero, sicuro e indipendente. I cittadini svizzeri devono sempre avere l’ultima parola. La Lega in queste battaglie è un nostro alleato.

Marco Chiesa, il vostro presidente nazionale, si candida per la rielezione, che non è scontata. Cosa pensa di Chiesa sia come presidente del partito, sia come membro del Consiglio degli Stati? Posso immaginare che la sua conferma sia più che importante per voi.

Marco Chiesa è un ottimo presidente. Ha posizionato correttamente il partito sui temi fondamentali per il Paese e lo sta portando avanti. Mette le persone giuste al posto giusto e non sgomita per essere sempre al centro dell'attenzione. Però, allo stesso tempo, è presente su tutto il territorio svizzero e si esprime molto bene anche nelle altre lingue nazionali. Per lui l'obiettivo è una Svizzera indipendente, libera e sicura. Al Consiglio degli Stati, posso dire che il Ticino ha un eccellente rappresentante con Marco Chiesa perché è ben cosciente che l’immigrazione di massa, e le sue evidenti conseguenze sul mercato del lavoro e sul nostro ceto medio, assieme alla perdita di sovranità dello Stato, sono un pericolo per la libertà, il benessere e la sicurezza della popolazione. Proprio per il Canton Ticino sarebbe molto controproducente se non venisse rieletto. Ma la popolazione ticinese lo sa, e non è così sprovveduta da rinunciare alla sua voce più autorevole a Berna.


Keystone
Con il presidente nazionale Chiesa

Proprio Chiesa qualche mese fa, era gennaio, aveva auspicato che l'Udc e il Plr arrivassero a una congiunzione di liste per le Elezioni federali in tutti i cantoni. Ma sembra che da allora i suoi attacchi al Plr e al Centro siano aumentati. Non sarebbe auspicabile per voi avere un rapporto più ‘cordiale’ con il fronte borghese, anche se siete per distacco il primo partito? Su quali questioni non andate proprio d'accordo?

Certamente l’Udc ha un'opinione diversa da quella del Partito liberale radicale. In particolare sull'immigrazione e sulla salvaguardia di una Svizzera libera e sicura, il Plr non ha fatto una bella figura negli ultimi anni. Le congiunzioni di liste non sono dei fidanzamenti, ma rispondono alla domanda: chi dovrebbe beneficiare di un eventuale surplus di voti che altrimenti andrebbero dispersi? Se l'Udc ha dei voti in esubero dovrebbe forse lasciarli agli avversari, cioè al fronte rossoverde? Se il Plr a livello svizzero non collabora, questi voti andranno automaticamente persi e rafforzeranno il campo della sinistra. E vogliamo evitare alla radice questo rischio. Anche loro devono, dunque, decidere: vogliono che i loro voti in eccesso vadano all’Udc o a un partito ideologicamente più distante, cioè i socialisti, i verdi o il Centro? Per questo motivo è difficile capire perché in molti cantoni non si arrivi a una congiunzione di liste tra liberali radicali e democentristi. In Ticino, perlomeno, questo sostegno reciproco che evita la dispersione delle forze è garantito dalla congiunzione tra l’Udc e la Lega.

Passando ai temi in campo in questa campagna elettorale, l’Udc ha parlato a lungo di isteria climatica, era contraria alla legge sul Co2 e alla nuova legge sul clima. Ma il fatto che il clima stia cambiando è sotto gli occhi di tutti, basti pensare a La-Chaux-De-Fonds o al maltempo in Ticino di fine agosto e le sue conseguenze nel Locarnese. Cosa pensa, davvero, della politica climatica? Come dovrebbe essere sviluppata?

Bisogna stare attenti a non attribuire a ogni evento meteorologico avverso un peggioramento del clima. Come persona anziana, posso dire per esperienza che abbiamo sempre vissuto queste fluttuazioni estreme, conoscendo intemperie, inondazioni e siccità, anche in passato. Certamente è buona cosa diminuire le emissioni di Co2 e mantenere l'aria pulita. Ma non possiamo e non vogliamo farlo con proposte insostenibili come quella contemplata dalla legge sulla Co2, perché questo porterebbe le persone a dover pagare costi talmente esorbitanti per l'energia e per le misure di risparmio energetico, da dissanguarsi finanziariamente. Il nostro compito è quello di garantire un approvvigionamento energetico sicuro ed economicamente sostenibile dalla popolazione.

In questa campagna parlate molto di “Svizzera con 10 milioni di abitanti” denunciandone il pericolo. È uno spettro che agitate per motivi elettorali o un futuro che temete davvero? Molte persone emigrano in Svizzera perché qualcuno le assume...

Non si tratta di stabilire se possiamo o meno vivere in una Svizzera con 10 milioni di abitanti; è un fatto che negli ultimi 20 anni sono immigrate in Svizzera troppe persone, e per di più quelle sbagliate. Solo nei primi sei mesi di quest’anno, abbiamo conosciuto un’immigrazione netta di più di 47mila persone. Nessuno intende chiudere la porta a chi ha delle competenze utili al nostro Paese. Ma una gran parte delle persone che si insediano non lavora. Il popolo svizzero ha deciso democraticamente di mettere termine alla libera circolazione delle persone, in modo da ridurre il numero di stranieri, e di applicare seriamente il diritto d'asilo. L'abuso in questo settore deve essere fermato, e le persone che non hanno il diritto di rimanere in Svizzera devono lasciare il Paese. Questo è possibile, ma deve essere fatto e quindi è necessario eleggere le persone giuste.

Lei è stato ed è tuttora uno strenuo sostenitore del concetto di neutralità, criticando molte posizioni del Consiglio federale. Come interpreta il concetto di neutralità in un contesto internazionale dove, in ogni caso, con Ucraina e Russia ci sono un Paese attaccato e un Paese invasore?

La neutralità svizzera non ha nulla a che fare con le interpretazioni personali, risale al XVI secolo, alla battaglia di Marignano del 1515. La neutralità svizzera è permanente e ci ha protetto soprattutto nel XX secolo, penso in particolare alle guerre mondiali. Dopo alcuni passi falsi in materia di neutralità, la Svizzera l'ha chiaramente ristabilita nel 1938. La nostra neutralità è armata, prevede infatti un esercito per difendere il Paese, ed è integrale, non contempla dunque ritorsioni: ad esempio, non prevede sanzioni economiche e neppure la fornitura di armi a uno dei Paesi belligeranti. Questo approccio fa sì che la nostra neutralità sia credibile e riconosciuta dagli altri Paesi. In un conflitto, la Svizzera fornisce i suoi buoni uffici, che sono sempre necessari e utili quando tutti gli altri sono in guerra. Purtroppo, il Consiglio federale ha violato questa neutralità applicando sanzioni economiche contro la Russia. Si tratta di uno strumento di guerra degli americani e dell'Unione europea nell'interesse dell'Ucraina. Non sono dunque i cittadini a dover essere neutrali: le nostre simpatie, ovviamente, sono per il Paese sotto attacco, l'Ucraina. Ma il governo e i politici devono essere equilibrati e non devono interferire in guerre straniere al fine di preservare la sicurezza, la pace e i buoni uffici della Svizzera.