Presentata la congiunzione di destra in vista delle Federali, con le priorità dell'area. Obiettivo migliorare al Nazionale e mantenere Chiesa agli Stati
Sovranità nazionale e neutralità integrale della Svizzera, no secco a qualsivoglia «ingerenza» dell'Unione europea. Ma anche, va da sé, l'approvvigionamento energetico, l'immigrazione e la politica d'asilo. È con una conferenza stampa tutta all'attacco che Lega e Udc lanciano la propria campagna elettorale in vista delle Federali di questo autunno, per le quali correranno con una congiunzione di liste che, parola del portavoce leghista e candidato al Nazionale Daniele Caverzasio, «conferma un'alleanza chiara e consolidata». E i temi, ma soprattutto per dirla sempre con Caverzasio, «l'angolatura di destra» con cui verranno affrontati, mostrano come Lega e Udc parlino la stessa lingua. Al punto che il mantenere il seggio agli Stati del presidente nazionale democentrista Marco Chiesa anche per Caverzasio è «un obiettivo da raggiungere in modo chiaro e incondizionato, il Ticino ha bisogno di un rappresentante di destra nella Camera dei Cantoni». Obiettivo che fa il paio con quello di «rafforzare la presenza di destra in Consiglio nazionale, riuscendo a riprendere il seggio perso dall'alleanza nell'ultima legislatura».
Dalle prossime Federali, afferma ancora il portavoce e granconsigliere leghista, «decideranno la Svizzera che vogliamo, noi con la coerenza e la solidità dimostrate nel corso delle ultime legislature pensiamo che se vogliamo una Svizzera indipendente, che difende i diritti popolari e le libertà di scelte non ce ne sono tante... e speriamo che il nostro impegno possa essere premiato: non votiamo una lista, votiamo un concetto».
Però serviranno i numeri, anche al Consiglio degli Stati. Proprio da qui, infatti, parte il consigliere nazionale democentrista Piero Marchesi che avverte: «La conferma di Chiesa è fondamentale, perché ha lavorato bene. Ma la sua rielezione non è scontata, per questo siamo tutti compatti dietro il suo nome: è importante che un candidato di destra, e che rappresenta i suoi valori, venga eletto». Per quanto concerne la Camera del popolo, Marchesi è ancora più chiaro: «La nostra alleanza vuole riottenere il terzo seggio, nel caso ci riuscissimo decideranno gli elettori da chi sarà occupato: quando gli eletti di Lega e Udc schiacciano i bottoni in aula, sono sullo stesso fronte».
Ciò detto, il presidente cantonale Udc passa a un tema caldissimo e all'ordine del giorno: la politica d'asilo: «In Ticino tanti si sono scandalizzati per quanto successo nel Mendrisiotto, molti politici hanno cominciato a inviare lettere, comunicati, firmare petizioni... Bene, si va nella direzione da noi auspicata, ma sono lacrime di coccodrillo». Perché, riprende Marchesi, «chi soprattutto nel Plr grida allo scandalo dovrebbe ricordarsi che a giugno nella sessione delle Camere federali hanno votato diversamente da noi e non hanno sostenuto le proposte che avrebbero portato soluzioni a una situazione per nulla facile, con casi di violenza, furti, aggressioni e una popolazione spaventata».
Il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri attacca a testa bassa sui rapporti con l'Unione europea, perché «sono tornati di prepotenza alla ribalta con il mandato negoziale, e sembra di rivedere un brutto film che speravamo di dimenticare». Per Quadri, «non c’è alcun buon presagio: è la stessa minestra, e ancor più costosa, dell'Accordo quadro istituzionale che è stato messo da parte nel maggio 2021». Nel senso che «Bruxelles non cambia di una virgola le richieste, e questa diventerà davvero la madre di tutte le battaglie – affonda Quadri –. La ripresa automatica del diritto Ue c’è ancora, i giudici stranieri sono ancora lì, la direttiva europea sulla cittadinanza pure. In più, new entry, la Svizzera sarebbe disponibile a rendere regolari i contributi miliardari di coesione all'Unione europea. Con l'Ue dobbiamo avere rapporti paritari, non coloniali».
Quadri si scaglia anche sulla politica energetica e climatica, «con Plr e Centro succubi della narrazione della sinistra, perché hanno imposto al Paese una legge autolesionista che mette in pericolo l'approvvigionamento energetico. È incredibile che un Paese industrializzato, prospero, innovativo come la Svizzera si metta da solo nella condizione di non disporre di energia per la propria popolazione e per l'economia».
E poi c’è lui, il presidente nazionale democentrista Marco Chiesa che va ad alzo zero sull'immigrazione: «Oggi in Svizzera vivono 8 milioni e 865mila persone, e si va in direzione 9 milioni. Noi vogliamo una Svizzera che rimanga Svizzera, vogliamo tornare a gestire l'immigrazione che deve essere complementare e non di sostituzione». E ancora: «Ci rendiamo conto che l'immigrazione di massa porta all'aumento del bisogno di alloggi, code interminabili, treni super affollati, esigenze sanitarie, scolastiche e di infrastrutture? È necessario crescere in maniera sostenibile – rivendica ancora il consigliere agli Stati Udc –, lo chiediamo anche con un'iniziativa popolare. Così come chiediamo il rispetto della Costituzione, che dopo il 9 febbraio recita come la Svizzera gestisce autonomamente la gestione degli stranieri, con tetti massimi, contingenti e preferenza indigena. Un articolo votato dal popolo e mai applicato».
Chiesa, dopo aver rimarcato l'importanza delle Piccole e medie aziende – «i nostri eletti sono quelli che le sostengono maggiormente» –, parlato della neutralità da (ri)guadagnare – «la Svizzera sia in prima linea per trovare soluzioni, non per creare problemi» –, e del pedaggio al Gottardo – «assicuro che nessun eletto dell'Udc voterà un balzello che pagherebbero tutti i ticinesi e tutti gli svizzeri» – parla anche di sé, della sua corsa alla riconferma.
Rispondendo a ‘laRegione’ sul suo essere l'unico esponente dei partiti principali a essere in lizza per gli Stati senza presentarsi anche per il Nazionale, è secco: «Uno deve avere il coraggio delle proprie scelte, senza utilizzare scorciatoie come la doppia candidatura. Con tutto il rispetto per le valide persone che hanno fatto questa scelta, io ho deciso che non posso parlare agli elettori e a chi mi sostiene dicendo di avere coraggio e di impegnarsi per poi essere il primo a non credere in sé stesso».