L’Associazione per la difesa del servizio pubblico: ‘Provvedimenti che peggiorerebbero la qualità delle prestazioni a cittadini, Comuni e imprese’
L’Associazione per la difesa del servizio pubblico non ci sta. E "invita calorosamente" il Consiglio di Stato "a rinunciare a queste misure di risparmio". Il motivo? "Non miglioreranno le finanze cantonali, bensì costituiranno un risparmio costoso". Così l’Asp prende posizione sui primi provvedimenti riguardanti l’Amministrazione cantonale decisi dal governo per conseguire l’annunciato obiettivo, quello del pareggio dei conti entro il 2025. Sullo sfondo delle prime misure di contenimento della spesa, che il Consiglio di Stato ha comunicato nei giorni scorsi ai funzionari dirigenti (vedi ‘laRegione’ di mercoledì 22), ci sono il Preventivo del Cantone per l’anno in corso che registra un disavanzo di circa 80 milioni di franchi e il mancato incasso dei proventi – 137 milioni – della Banca nazionale svizzera.
"Non sostituzione del personale partente per un periodo di sei mesi, sostituzioni parziali, aumento tasse causali", scrive in una nota stampa l’Associazione per la difesa del servizio pubblico, manifestando "sorpresa" e "preoccupazione". Sorpresa, perché "si tratta di una riedizione di una vecchia ricetta già fallita in passato". Preoccupazione, perché le misure "avranno conseguenze negative, sia sulle condizioni di lavoro, sia sul servizio offerto ai cittadini dall’Amministrazione cantonale". Quest’ultima, sottolinea l’Asp, "riveste un ruolo rilevante nel nostro paese". Dal suo funzionamento "dipendono molte decisioni che interessano l’economia, soprattutto le piccole e medie aziende; i Comuni, che per la loro attività hanno fitti rapporti con l’Amministrazione cantonale; e, evidentemente, i singoli cittadini: meno personale, sostituzioni dilazionate o parziali significano servizi di minore qualità e processi decisionali più lunghi".
Alternative per raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2025? «Prima di interrogarsi sulle alternative, occorre domandarsi se abbiano un senso queste misure? Secondo l’associazione, no», afferma, da noi interpellato, il presidente dell’Asp Graziano Pestoni, già alla testa della Vpod e dell’Unione sindacale svizzera-Ticino e Moesa ed ex deputato socialista al Gran Consiglio. «Stiamo tornando agli anni Novanta del secolo scorso, con decine e decine di misure di questo tipo – rileva Pestoni –. Sono provvedimenti che per finire producono risparmi minimi, ridicoli, ma che causano molti danni, dato che peggiorano la qualità del servizio pubblico offerto ai cittadini, ai Comuni e alle aziende. Non solo, con queste misure di risparmio – continua Pestoni – si dà anche un segnale negativo ai dipendenti di un’Amministrazione alla quale la politica assegna sempre più compiti, e si rende scarsamente o per nulla attrattiva la funzione pubblica per i giovani, soprattutto per quelli che hanno una formazione elevata. L’alternativa? C’è anche la politica fiscale». C’è però anche il ‘decreto Morisoli’, confermato in votazione popolare, che impone il risanamento delle finanze cantonali senza incrementare le imposte... «Me ne rendo conto, ma se per rispettare un decreto di politica finanziaria si fanno danni collaterali importanti, poi questi danni chi li paga? Se per ottenere il pareggio di bilancio entro il 2025 si va a peggiorare l’Amministrazione e i suoi servizi e a pagarne le conseguenze sono cittadini, imprese e Comuni, l’operazione – commenta il presidente dell’Associazione per la difesa del servizio pubblico – mi sembra priva di ogni logica e irresponsabile».