Mozione di Speziali e Pini: ‘Il disagio giovanile si combatte mettendo al centro il benessere fisico, psichico e sociale dei ragazzi: serve aggregazione’
Bisogna prevenire il disagio giovanile combattendolo proattivamente, invece che dover sempre reagire. Quindi, "il Consiglio di Stato emani una direttiva cantonale per cui, in presenza di una minima richiesta, le strutture sportive, ricreative e aggregative di proprietà cantonale (campetti, aree di gioco, palestre...) possano essere messe a disposizione di giovani e famiglie alla sera, nei fine settimana e giorni festivi, invitando i Comuni a comportarsi analogamente". È questa la richiesta che il Plr inoltra al governo con una mozione firmata a nome del gruppo parlamentare dal presidente cantonale Alessandro Speziali e dal deputato Nicola Pini.
Sempre "convinti dell’importanza di investire nei giovani", i due granconsiglieri chiedono pure all’Esecutivo di "coinvolgere i principali attori interessati ed elaborare – sulla base di un’analisi della situazione attuale e di una comparazione quantitativa e qualitativa della situazione ticinese rispetto agli altri Cantoni – un Piano d’azione con l’obiettivo di garantire e migliorare le infrastrutture (sportive, ricreative e aggregative) a disposizione dei giovani nel nostro Cantone, suddividendo le misure a seconda delle competenze cantonali e comunali".
Una proposta, quella liberale radicale, che parte dal commento con cui Lorenzo Pezzoli (Supsi) ha presentato lo studio ‘Covid e salute mentale dei giovani’. Ebbene: "È evidente che la pandemia ha peggiorato le vite dei giovani delle fasce più marginali e vulnerabili della società: non eravamo tutti sulla stessa barca". E le cifre sul disagio giovanile sono definite da Speziali e Pini "uno stillicidio". Non solo: "Descrivono una situazione estremamente preoccupante. Sono il ritratto di una generazione che – se non si inverte la tendenza – si troverà sempre più in difficoltà".
Insomma, "se da un lato le restrizioni decise durante la pandemia hanno permesso di gestire l’emergenza pandemica e salvare molte vite umane, dall’altra hanno colpito e penalizzato le fasce più giovani o impedendo di maturare esperienze e vivere relazioni, gravando sulla salute mentale di adolescenti e giovani adulti". Quindi, per Speziali e Pini, "oggi più che mai serve una politica giovanile che metta al centro il benessere delle future generazioni, per riossigenare il loro gusto di vivere e la voglia di rispondere ‘sì’ alla sfida di costruirsi una vita felice, attiva, sociale e indipendente, in un Cantone all’altezza dei bisogni delle giovani generazioni".
E di conseguenza anche la politica deve "dimostrarsi capace di attuare le necessarie contromisure, che non si limitino all’emergenza e all’intervento socio-sanitario". Di più: "Una delle politiche giovanili più efficaci e lungimiranti è quella delle infrastrutture destinate alle esigenze e alle passioni delle ragazze e dei ragazzi". Quindi, "le strutture sportive, ricreative e aggregative. Spazi di ritrovo, scambio, divertimento, sfogo, crescita che sono fondamentali".
«La politica deve anche occuparsi di come prevenire il disagio giovanile, di rispondere a un bisogno di spazi di aggregazione che portano a sviluppare libertà e responsabilità» sottolinea a ‘laRegione’ Alessandro Speziali. Altrimenti, insiste, «continueremo a rincorrere e portare un soccorso ma senza disinnescare il problema: dobbiamo essere più proattivi. Questa consapevolezza deve diventare concretezza».
Senza dimenticare, riprende Speziali, «che si devono abbandonare discorsi paternalisti e stereotipati sui giovani, discorsi non fanno bene. Perché a furia di leggere e sentire certe cose uno finisce col crederci». Questa proposta non è stata una folgorazione sulla via di Damasco, ma «nasce dalle segnalazioni di tante famiglie e giovani che chiedono perché ci siano tante infrastrutture ma non si possano usare: è una questione sociale, non tutti hanno una casa in montagna o possono fare weekend in giro. Servono strutture alla portata di tutti, e anche di chi ci visita». E no, «non c’è niente di frivolo in questa proposta». Perché «quando si leggono certe cifre sulla salute mentale o addirittura sui suicidi non c’è niente da relativizzare, ma da mettere in moto delle soluzioni».
Che, in casa liberale radicale, Speziali rivendica esserci da un bel po’ di tempo: «Jean-Jacques Aeschlimann ha ricordato quanto tutto ciò che ha a che fare con questo mondo riguarda sia la salute fisica sia la salute psichica, Bixio Caprara ha presentato un atto parlamentare sul coinvolgimento delle associazioni per un miglior utilizzo degli impianti sportivi cantonali».
«Non è che con questa proposta risolviamo il disagio giovanile, ma è un mattone che assieme ad altri possiamo portare per migliorare la situazione sia per i giovani, sia per le loro famiglie» commenta dal canto suo il deputato cantonale e municipale di Locarno Nicola Pini: «Cerchiamo di promuovere spazi di aggregazione e incontro, dove i ragazzi possano esprimere le proprie passioni. Spazi dove si possa giocare a calcio senza essere per forza iscritti a una squadra, dove si possa andare con gli amici: c’è carenza di strutture liberalmente accessibili, al di là di chi può utilizzarle per motivi agonistici» spiega Pini.
Questa esigenza «la sento esprimere anche in diverse serate pubbliche che i Comuni organizzano nell’ambito delle procedure pianificatorie, la sento davvero tanto e a Locarno stiamo già cercando di lavorare con impegno in questo senso». I Comuni, spiega Pini, «possono davvero fare la loro parte perché l’opportunità è ottima: fare tanto con investimenti minimi, rendendo maggiormente accessibili le strutture scolastiche, le palestre delle scuole, i campetti da calcio o basket. Una misura davvero concreta e fattibile con poco».
Ragionamenti, questi, che per Pini è essenziale fare «prima di pensare a nuove costruzioni: abbiamo delle strutture? Perché non possiamo aprirle nei fine settimana o la sera?». E il partenariato con il Cantone è altrettanto essenziale, «dal momento che a una famiglia non interessa di chi sia la proprietà di quel campetto, ma che i propri figli possano andare a giocarci con gli amici».
In più, Pini auspica «che tutto questo abbia un bel processo partecipativo, per capire dai giovani stessi di cosa hanno bisogno, cosa vorrebbero così da potersi venire incontro».