Mendrisiotto

La socialità non si tocca. Ma serve la solidarietà di tutti

Il tema a Mendrisio è da tempo sul tavolo. Si confrontano Sara Haeuptli Nguyen, AlternativA, e Dario Engeler, Plr. Largo ai giovani, non all'autogestione

In sintesi:
  • Faccia a faccia fra i due candidati al Municipio: il focus sulle fasce più deboli della popolazione
  • Consenso sul ‘chiamare alla cassa’ la regione chiedendo una maggiore solidarietà fra i Comuni del Distretto
Sara Haeuptli Nguyen (a sin.), dell’AlternativA, e Dario Engeler del Plr faccia a faccia
(Ti-Press/Alessandro Crinari)
26 marzo 2024
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Mai come in questa legislatura breve, ogni volta che a Mendrisio si è parlato di bilanci si è messo sul tavolo il tema della socialità, dei servizi e della necessità di andarci cauti con i tagli. In realtà nello studio commissionato a un consulente esterno per analizzare la situazione e suggerire possibili risparmi, questa prudenza è stata un po’ abbandonata: nei 2,5 milioni di ‘economie’ proposte è stata toccata, ad esempio, la complementare comunale (ridotta nelle ipotesi da 700 a 500mila franchi). Si arriverà a infrangere questo ‘tabù’?

HAEUPTLI NGUYEN: In tutti gli studi commissionati nell’ultima legislatura le tendenze portano a dire che le richieste della popolazione aumentano, le fasce di età si ampliano – e oltre alle persone tra 40 e 63 anni ora includono pure anziani e giovani –, i bisogni crescono. Arriviamo da un periodo storico non semplice dal lato economico: un terzo delle famiglie ticinesi non arriva ad avere una riserva di tre mesi nel proprio budget, e la cassa malati tocca un terzo delle entrate familiari. Con questi dati è inequivocabile: la politica non può tagliare. Anzi, occorre analizzare a fondo i dati a disposizione, verificare con attenzione a chi erogare le prestazioni, e mettere al centro la persona. Insomma, bisogna cercare altrove delle soluzioni o aumentare le entrate.

Altrove, dove?

HAEUPTLI NGUYEN: Il moltiplicatore è di sicuro un tema. Poi vi sono altri fronti su cui operare, anche tramite azioni collettive (penso alle cooperative d’abitazione). È importante infatti intervenire con aiuti tempestivi a favore delle famiglie vulnerabili, affinché non si impoveriscano ulteriormente. Bisogna puntare su sostegni capillari ed educare i giovani sui rischi dell’indebitamento precoce. Va fatto, insomma, un lavoro di sensibilizzazione, appoggiandosi ai servizi esistenti e accompagnando le persone nel capire come e quando chiedere un aiuto. A volte si arriva a chiederlo troppo tardi.

ENGELER: I servizi e gli aiuti che la Città eroga oggi ai suoi cittadini non sono in discussione. Devono restare e possibilmente essere mirati laddove possono essere più efficaci. Sono dell’opinione che vadano aumentate le entrate, in primis favorendo l’insediamento – e un po’ sta già succedendo – di nuove realtà economiche in grado di portare indotto ma anche valore aggiunto. E qui si può innescare un meccanismo virtuoso: nel momento in cui la Città assicura dei servizi – penso alla mensa scolastica, al doposcuola, a tutto ciò che è conciliabilità scuola-lavoro –, questo fa sì che possano arrivare anche altre famiglie. Certo, si parla sempre del moltiplicatore come se fosse un tabù. Ma quando si chiede a una famiglia che effetto le fa se il moltiplicatore aumenta dell’1 per cento, ti risponde che le interessano i servizi. Non importa spendere 100 franchi l’anno in più di imposte, se si può contare su servizi utili alle necessità familiari, che non sono un lusso. Tutto ciò potrebbe generare un meccanismo virtuoso, dando modo alle mamme ex lavoratrici di rimettersi in gioco. D’altro canto, di margine per dei tagli sul bilancio francamente non ne vedo molto: sarebbe solo un’operazione di maquillage. Semmai andrebbero sollecitati i Comuni vicini che usufruiscono di strutture e prestazioni cittadine, come LaFilanda, a contribuire maggiormente, per equità.

A questo proposito, ha fatto capolino più di una volta nell’aula consiliare il tema di chiamare alla cassa la regione. Una maggiore solidarietà tra i Comuni del Distretto potrebbe essere una via?

ENGELER: Potrebbe esserlo. Se pensiamo all’Ente regionale per lo sport, si lavora tutti insieme per ottimizzare le strutture sportive, liberando risorse per gli investimenti. A livello comunale stiamo parlando di rifare l’illuminazione di tutti i campi da calcio; nulla vieta di interrogarsi sulla volontà di mantenere queste infrastrutture o piuttosto concentrarle all’Adorna. Ragionare in ottica regionale significa, del resto, anche risparmiare soldi, che rimangono in tasca al Comune.

HAEUPTLI NGUYEN: Durante la scorsa legislatura si è riflettuto su bisogni, risparmi e sinergie. Il mio pensiero va al Servizio operatori di prossimità, un punto di riferimento per i ragazzi sul territorio, che in questi anni ha conosciuto una nuova ripartenza e che vede in campo una unica équipe di quattro operatori che fanno capo, per una metà, a Chiasso per il Basso Mendrisiotto, e per l’altra a Mendrisio per l’Alto Mendrisiotto. Una squadra di lavoro che si parla, collabora, risponde a una supervisione congiunta. Ecco che il gruppo si arricchisce, perché i giovani non escono di casa e si fermano al confine del Comune, ma si muovono. D’altro canto, si vince insieme, facendo rete, mantenendo la propria specificità, ma sinergicamente. Altrimenti diventa insostenibile sul piano economico.

Lo studio sulla nuova povertà sta giungendo alle sue fasi finali. Gli ultimi dati comunali a disposizione già ci dicono, però, che la fatica della quotidianità appartiene più alle persone sole e alle famiglie monoparentali e che le spese dolenti sono l’affitto, la salute. Una cosa è certa, che la fascia delle persone vulnerabili si allarga, mentre le risorse finanziarie si restringono. Gli strumenti sono ancora adeguati?

HAEUPTLI NGUYEN: È vero, non ci sono ancora i risultati dello studio, che saranno importanti. C’è un aspetto da considerare da subito: questa povertà a volte la guardiamo come una povertà economica, che è il primo passo. In realtà, però, questo sentirsi indigenti può far vergognare e impedire di accedere a determinate realtà – LaFilanda, le tante offerte, le occasioni di incontro e culturali –, arrivando a una forma di emarginazione, di solitudine, che sicuramente non aiuta. È infatti nell’incontro che la solidarietà, naturale e collettiva della società, accade. Eppure ci sono almeno due risposte, già in essere ma magari poco conosciute. Il dicastero Socialità e Pari opportunità ha elaborato un programma con Pro Senectute che prevede la figura di un mediatore culturale (al 20 per cento) che si occupa di coesione sociale, con un focus multiculturale. È un inizio, ma si sta provando a portare delle proposte, anche nei luoghi di incontro. Un altro aspetto interessante è la presenza di una Casa delle generazioni, una struttura condivisa da più associazioni, che hanno pure degli angoli di servizio. Una persona lì ha occasione di entrare in contatto con servizi e informazioni utili. Avvicinare la popolazione allontana l’esclusione. Auspico che la politica abbia questa attenzione.

ENGELER: Sul versante economico gli aiuti non mancano a favore di chi fatica ad arrivare a fine mese. Se riusciamo a fare di più e meglio, ben venga. Proprio per evitare l’esclusione sociale. Guardando a ciò che già esiste sul territorio, direi che abbiamo buone basi, tra realtà che funzionano bene e altre appena nate (come appunto la Casa delle generazioni), e ci metterei pure i piccoli gesti di solidarietà che, se sommati, sono molto importanti. Sul tavolo, insomma, c’è una buona offerta, va consolidata e migliorata. Certo la Città non deve pensare di avere tutte le risposte.

HAEUPTLI NGUYEN: Non dimentichiamo che vi sono tante associazioni sul territorio che si basano sul volontariato. E il Comune è molto attento a dare un aiuto logistico. È stato capace di analizzare la situazione e di non ridurre i contributi, ottimizzando le risorse e regolamentando l’apporto dei servizi comunali. Si è risparmiato senza togliere risorse a popolazione e associazioni.

ENGELER: Questo tema ogni tanto salta fuori dall’ala di destra, lamentando il fatto che la Città per certi servizi non fa pagare niente. Ciò che conta è trovare una via di mezzo. Far pagare tutte le spese no, basta un contributo anche simbolico. Infatti, non sempre tutto è dovuto. Sia chiaro, non è con questi rimedi che andiamo a sistemare i bilanci. Ma è un modo per prendere coscienza della situazione.

La politica locale ha fatto un po’ pace con il Centro giovani, dopo aver messo in discussione la sua esistenza. Anche in casa Plr oltre che a destra.

ENGELER: Per fortuna si è ricominciato su altre basi e oggi nessuno lo mette in discussione.

Il referendum sullo skatepark, in ogni caso, ha indicato la direzione e misurato l’accoglienza della politica giovanile. A Lugano ma anche a Chiasso di recente si sono vissuti degli esperimenti di cultura indipendente. Negli anni Mendrisio ha mostrato di essere sempre un po’ istituzionale. C’è spazio per questo tipo di attività e iniziative? Non è tempo di aprirsi?

HAEUPTLI NGUYEN: Ogni età della gioventù ha bisogni differenti, caratteristiche e interessi diversi. Come lo sono le modalità di confrontarsi con gli adulti, dentro casa e fuori. Il Centro giovanile è un luogo molto importante, averlo rende più tranquilli i genitori, grazie alla presenza di operatori ed educatori formati per accompagnare i ragazzi. Poi ci sono i giovani adulti desiderosi di provare a vivere un sistema diverso da quello istituzionale, ma che ha comunque le sue regole. Avere spazi anche per giovani adulti può essere una opportunità arricchente. Al momento credo possa esserci un’apertura nell’ascolto, nel dialogo ma non nel proporre una esperienza simile all’autogestione. A Mendrisio non ho sentito esprimere un bisogno in tal senso.

ENGELER: Se penso a spazi per una cultura alternativa non ho delle preclusioni, purché ci sia un minimo di regole sociali a cui attenersi. Andando dritti al punto, a un centro autogestito, se le premesse sono quelle che vedo a Lugano, dico ‘no, grazie’. Per il momento non vi è nessuna possibilità di discuterne. Se invece si va su un piano di regole condivise, se ne può parlare. Non credo però che in questo momento a Mendrisio questo sia un tema. Preferisco attirare l’attenzione su un altro aspetto. Il voto sullo skatepark ha avuto un ‘effetto secondario’ inatteso, e non trascurabile. Per molti dei giovani interessati, in età di voto, il mantra era: io non vado a votare perché non serve a niente’. La politica magari può essere noiosa, però può incidere sulla loro vita. E qui si sono accorti che l’aspetto partecipativo è importante. A me come a tanti altri è sembrato giusto cogliere l’occasione di avere un’area di svago, guardando all’interesse della comunità. Quindi sono favorevole ad altre opportunità alternative, basta, ripeto, che ci sia quel minimo di rispetto delle regole.

Passando dai giovani agli anziani. Dall’esperienza Ente case anziani Mendrisiotto (Ecam) sono emerse delle criticità, che Ecam ha affrontato oggi vi è una ‘road map’ che restituisce risposte e soluzioni : per voi è motivo di preoccupazione pensando alla gestione delle strutture e al ‘caso’ Novazzano?

HAEUPTLI NGUYEN: La questione tocca e riguarda Novazzano, perché a Mendrisio la rete – sostenuta dal Cantone anche attraverso la Pianificazione integrata – non è in discussione; e qui rassicura il fatto che i due Municipi, comproprietari della struttura, hanno preso in mano la situazione e il confronto avviene in ambito istituzionale. E qui deve restare. Dall’altro lato, vi è l’analisi condotta da un consulente esterno, che ha evidenziato delle criticità regolamentative presenti al momento della costituzione e dell’avvio dell’ente, a cui occorre porre rimedio. L’elemento vincente anche in questo ambito è il fare rete, che vuol dire identificare sempre più i bisogni, ottimizzare personale e strutture. Una buona gestione, economica, e una buona presa a carico della persona anziana, da mettere al centro al pari del personale, va a beneficio degli anziani di tutto il territorio. Auspico quindi non solo continuità ma anche rafforzamento della rete, come è già nei progetti; la strada di Ecam è quella giusta.

ENGELER: Ecam è una realtà, seppur relativamente giovane, e non è in discussione. Di sicuro nello studio esterno ci saranno indicazioni utili. Inoltre, ci sarà un nuovo direttore dall’estate. Si sta andando, in altre parole, nella direzione giusta. Il fatto di stare in rete è fondamentale anche in questo campo. Come segretario della Fondazione Torriani mi permetto di dire che alla cena di Natale aperta ai collaboratori delle strutture eravamo in centinaia. A dimostrazione del clima che regna oggi nell’Ente. Quanto al ‘caso’ Novazzano, al netto delle possibili strumentalizzazioni in tempi di campagna elettorale, ho l’impressione che vada relativizzato: non credo che uscire da Ecam sia una via percorribile.