Lega, Plr, Centro e Udc sostengono la previsione per il 2023 del governo (-80 milioni), ma con dei paletti. Il Ps: ‘No a queste politiche neoliberiste’
Il Preventivo 2023 del Cantone ha trovato una maggioranza in commissione parlamentare della Gestione, ed è ora pronto ad approdare in parlamento. Ma con precise condizioni. Il rapporto firmato da Centro/Ppd, Plr, Lega e (novità rispetto al passato) Udc introduce infatti una clausola vincolante che obbliga di principio a cercare di rispettare il deficit massimo di 80 milioni di franchi, anche nel caso in cui i dividendi della Banca nazionale siano inferiori (o assenti) rispetto ai 137 milioni inseriti nel Preventivo 2023. A questa si aggiunge l’obbligo per il Consiglio di Stato di ordinare un audit esterno per l’analisi della spesa, che avverrà in due fasi: "Entro il 30 giugno – si legge nel rapporto stilato dal presidente della Gestione Fiorenzo Dadò (Centro/Ppd) – un ente esterno e indipendente dovrà svolgere un confronto della spesa pubblica del cantone con altri cantoni della Confederazione".
Da questo lavoro la commissione conta che si possano identificare gli ambiti di spesa cantonale che, in un confronto tra cantoni, risultano elevati e richiedono quindi un approfondimento particolare per verificare margini d’intervento. Aspetto, quello dell’audit esterno, che non ha convinto l’Udc: "È un procedimento costoso e inefficace che serve solo da alibi ai politici e ai dipartimenti per non fare i compiti. Spetta infatti a loro prendere in mano la situazione e trovare ricette efficaci". Il secondo passo prevede che – sulla base dei dati ottenuti dal confronto intercantonale – "il governo sottoponga alla commissione una proposta di analisi della spesa pubblica con l’obiettivo di migliorare efficacia ed efficienza dei costi di gestione".
Costi che, si riconosce più volte nel rapporto, sono contraddistinti da una grande incertezza: "Nessuno al momento è oggettivamente in grado di prevedere e proporre cifre corrette". A questo si aggiungono alcuni interventi che hanno portato ad alcuni scostamenti. Tra questi, ricorda il rapporto, l’approvazione dell’iniziativa popolare per un’imposta di circolazione più giusta e la modifica della Legge tributaria per permettere la deducibilità dei premi di cassa malati dei figli. "Ci sono cifre inverosimili in questo Preventivo e mancano misure strutturali di rientro della spesa pubblica già per il 2023".
Maggioranza della commissione che – invitando il parlamento ad approvare il Preventivo con le puntualizzazioni allegate – si è divisa al suo interno proprio sulle tempistiche della manovra di rientro. I deputati di Lega e Udc ritengono impellente una manovra finanziaria prima della fine della legislatura, cominciando quindi dal Preventivo 2023. Per Centro/Ppd e Plr, invece, il risanamento deve essere la priorità del governo nei primi sei mesi del prossimo anno, in vista del Preventivo 2024. Questo perché "l’obiettivo vero è correggere la spesa in termini strutturali. Nella primavera si conosceranno i dati definitivi del Consuntivo 2022 e sarà possibile avere un’idea dell’ammontare del risparmio necessario". Inoltre, si legge nel rapporto di maggioranza, "le tempistiche e le prossime scadenze non giocano a favore dell’anticipo di manovre finanziarie, per di più se richiedono modifiche di legge, che sono di competenza del Gran Consiglio".
«Portiamo in aula questo Preventivo a dicembre e con una maggioranza solida, per quelle che erano le premesse possiamo essere soddisfatti» conferma la capogruppo liberale radicale Alessandra Gianella. «Con Lega, Plr, Centro e Udc sarà garantito il sostegno a un Preventivo che verrà, auspichiamo, accettato dal parlamento confermando l’importo fissato dal Consiglio di Stato, vale a dire un deficit di 80 milioni», aggiunge Gianella. Ma con postille importanti: «Saranno inserite indicazioni chiare su come rientrare dal disavanzo, e rispettare le tappe previste per chiudere in pareggio il 2025. Alcuni passi saranno nell’immediato, altri più in là». Era importante per la deputata del Plr arrivare in aula a dicembre, «perché in un periodo di grande instabilità e incertezza come parlamento dobbiamo dare un segnale di stabilità importante. Rimandarlo avrebbe creato una serie di problemi che siamo contenti di aver evitato».
«Come Lega – annota Michele Guerra – siamo abbastanza soddisfatti perché si è deciso di seguire l’esempio di successo del Preventivo 2016. Eravamo confrontati con una situazione finanziaria grave: tutti i tentativi di risanamento erano falliti miseramente, basti pensare alla road map. Si registravano perdite colossali ogni anno, la spesa cresceva senza controllo, il debito pure e avevamo un capitale proprio negativo di mezzo miliardo di franchi. Rischiavamo veramente un aumento delle imposte. Fu allora sufficiente, su mia proposta quale relatore, inserire nel decreto legislativo sul Preventivo 2016 l’obbligo fatto al governo di risanare le finanze entro la fine della legislatura – lavorando principalmente sugli eccessi di spesa – per passare in soli tre anni da una situazione veramente grave a uno Stato che aveva saputo risalire la china: registrando utili, bloccando la crescita del debito pubblico e addirittura ammortizzando il capitale proprio negativo. E per fortuna che si fece questo intervento, perché da lì a poco ci saremmo trovati confrontati con la bomba sanitaria e finanziaria del Covid. Oggi, in sostanza, con ampissima condivisione si propone di fare la stessa cosa: inserire quindi a decreto un vero obbligo fatto al Consiglio di Stato di risanare i conti entro il 2025, iniziando l’intervento a carico degli eccessi di spesa fin dal 2023. Anche qui, senza tagli draconiani, ma spalmando equamente lo sforzo di rientro sui 4 miliardi di spesa annua, applicando le ‘mille piccole forbici’».
Dal rapporto di maggioranza a quello di minoranza, firmato dal Partito socialista. Il quale afferma di non condividere "le politiche governative che hanno contrassegnato questo quadriennio e che hanno portato a questo Preventivo". Un Preventivo 2023 che "non sosterremo". Nel rapporto si cita fra l’altro il recente ‘Barometro delle apprensioni Credit Suisse 2022’. Per sostenere che "anche guardando le principali preoccupazioni dei cittadini svizzeri si capisce come la politica del governo e del parlamento disattenda completamente le loro aspettative". Scrive al riguardo il capogruppo socialista Ivo Durisch: "Nessuna nuova politica incisiva per far fronte ai cambiamenti climatici. Nessun messaggio con delle misure di accompagnamento per far fronte al possibile abbassamento del tasso di conversione del capitale di vecchiaia degli assicurati all’Istituto di previdenza del Canton Ticino. Nessuna misura per contrastare l’inflazione aiutando i ceti più bassi. Una non soluzione, a favore delle famiglie del ceto medio alto e alto, per far fronte agli aumenti dei premi cassa malati, tramite le deduzioni per figli". Guardando al futuro Durisch è drastico: "Purtroppo quello che si prospetta per i prossimi anni, o farei meglio a dire dopo le elezioni visto che con questo Preventivo non si è voluto assolutamente parlare del futuro, non ci piace".
Secondo il Ps "si prospetta una nuova riforma fiscale, che andrà a beneficio delle persone più benestanti, e una neutralizzazione degli aumenti del valore di stima, che andrà principalmente a beneficio dei grandi immobiliaristi". Non solo: "Dovremo affrontare ulteriori riduzioni di gettito quando l’aliquota sull’utile delle persone giuridiche scenderà ad uno scandaloso 5,5%". Ma queste riforme, evidenzia Durisch nel rapporto di minoranza, "costano e quindi per poterle attuare il fronte borghese promuoverà subito dopo le elezioni un pacchetto di tagli alla spesa che ricadranno sui cittadini e sui dipendenti pubblici". Ebbene, "il perpetuare di queste politiche neoliberiste in un momento in cui il Paese avrebbe bisogno di altro ci preoccupa molto". Il Ticino necessiterebbe "di uno Stato capace d’intervenire nel bisogno, attento ai più fragili e capace di costruire un cantone solido grazie a una vera politica economica. Una politica economica che investa risorse e non una politica economica che si basa su una miope politica fiscale".
La maggioranza sollecita, nero su bianco, una revisione della spesa. «Richiesta a cui noi non aderiamo – dichiara Durisch alla ‘Regione’ –. Questo fronte borghese non ha il coraggio di fare invece un’analisi del fabbisogno di risorse, affinché in Ticino si possa fare una politica economica degna di questo nome e disporre così di quei margini che permettono di agire nei momenti di necessità, sostenendo cittadini e aziende. Gli effetti di una politica economica fallimentare e di finanze fragili li abbiamo visti ad esempio durante la fase acuta della pandemia: siamo dipesi dagli aiuti della Confederazione». Rincara Durisch: «La maggioranza borghese ha ancora una volta agito in maniera ideologica, non considerando fra l’altro le nostre proposte per contenere l’impatto dell’inflazione sulle economie domestiche e salvaguardare il loro potere d’acquisto».
I Verdi non hanno mai firmato rapporti sul Preventivo. E questo perché, ricorda Samantha Bourgoin, «la spesa non è mai orientata a quelle che sono le emergenze e ai bisogni dei cittadini». Sottoscriverete il rapporto redatto da Durisch? «Lo abbiamo ricevuto stamattina, lo leggeremo e decideremo nei prossimi giorni. In ogni caso siamo contrari al Preventivo 2023».