laR+ Ticino

Preventivo ’23, dai partiti proposte (per ora) senza maggioranza

In Gestione continua il dibattito sui conti del Cantone. Fallita l’opzione Pamini, borghesi in ordine sparso sull’analisi della spesa. Ps e Verdi contrari

Intanto dicembre si avvicina
(Ti-Press)
22 novembre 2022
|

Il Preventivo 2023 resta «in mare aperto» anche dopo la riunione odierna della commissione parlamentare della Gestione e lo spettro dell’esercizio provvisorio aleggia, con la previsione dei conti del Cantone che deve essere approvata dal Gran Consiglio al massimo nella sessione che inizierà lunedì 12 dicembre. Sommerso dall’alta marea il possibile approdo proposto all’area borghese da Paolo Pamini (Udc) – sì agli 80 milioni di disavanzo, ma nero su bianco che il governo non dovrà superarli e, nel caso, tagliare per rispettare la cifra messa a Preventivo – oggi la discussione è stata più sulle proposte che sulla ricezione. Se si arriverà a una maggioranza entro dicembre, si vedrà.

Gianella (Plr): ’Più deficit nel 2023? Si recuperi, non subito ma entro il 2025’

Con ordine. Il Plr ha presentato una bozza di decreto con alcuni punti fissi: «Di principio, le cifre le lasciamo come sono state inserite» spiega la capogruppo liberale radicale Alessandra Gianella. Nel senso che, quindi, «gli 80 milioni di deficit indicati dal Consiglio di Stato li accettiamo, con la postilla però che il contenimento del disavanzo entro questa cifra resta una cifra da perseguire». Ma non come indicato dall’Udc la scorsa settimana, perché per il Plr «nel caso in cui gli introiti dalla Banca nazionale saranno inferiori alle previsioni, è verosimile che bisognerà considerare un aumento del disavanzo che richiederà degli sforzi i prossimi anni». Non entro il 2023, quindi? «Esatto, noi chiediamo che il governo presenti un piano di rientro finanziario, magari entro fine settembre dell’anno prossimo, con l’obiettivo di contenere il disavanzo e rispettare le tappe previste. Cioè un deficit di 40 milioni nel 2024 e pareggio di bilancio nel 2025».

In più, resta in piedi la proposta di analizzare la spesa aggiornando il lavoro già svolto per il Ticino dall’Istituto superiore di studi in amministrazione pubblica dell’Università di Losanna, «in modo da avere dei dati concreti con un confronto intercantonale, per comprendere meglio dove razionalizzare le uscite e dove si può fare meglio». Per il resto, secondo Gianella «è importante che il rincaro dovuto all’inflazione sia riconosciuto ai dipendenti, anche perché non riguarda solo il pubblico e ci sono aziende che stanno aspettando le decisioni del governo per vedere come implementarle anche loro». Nonostante il tempo stringa, l’auspicio di Gianella «è che si vada in aula a dicembre, e che si trovi una convergenza che sappiamo non potrà accontentare tutti, ma che è necessario trovare per questo Preventivo».

Agustoni (Centro): ‘Analisi della spesa fondamentale’

«Noi diciamo da tempo che ci vuole un impegno di tutti nel fare una seria verifica sulla spesa», commenta dal canto suo il capogruppo del Centro Maurizio Agustoni. Una verifica che «non necessariamente avrà un impatto su questo Preventivo o su quello del 2024, ma è un lavoro che va fatto a prescindere». Dopo aver confermato che, sia come sia a livello giuridico – quindi se con un atto parlamentare o inserendolo nel Decreto legislativo –, l’aut aut del Centro è o analisi seria della spesa o niente avallo del Preventivo, Agustoni ribadisce e rincara: «Un Preventivo che si limiti ad accettare le cifre senza alcun impegno da parte del Consiglio di Stato a procedere nei confronti della spesa non rappresenta per noi un modo corretto di affrontare il percorso di risanamento, che è ambizioso e complesso per via dei paletti stretti messi dal popolo con il decreto votato il 15 maggio scorso, ma ineluttabile». Ciò detto, il capogruppo del Centro mette le mani avanti: «A monte del Preventivo c’è il discorso collegato all’imposta di circolazione, perché un Preventivo che legittimasse un’applicazione di una norma contraria alla volontà popolare a noi sicuramente non può andare bene».

Guerra (Lega): ‘Agire come nel 2016’

«Come Sottocommissione finanze – valuta il suo coordinatore, il leghista Michele Guerra – abbiamo monitorato la situazione finanziaria dalla pandemia ad oggi concordando con il governo un piano di rientro che prevedeva 80 milioni di perdita nel 2023, 40 nel 2024 e zero nel 2025. Tutto questo però è stato annientato dal quasi sicuro mancato incasso dei dividendi della Banca nazionale svizzera che porta il deficit previsto per il 2023 da 80 milioni a quasi 200». Una situazione che secondo Guerra «rischia di sfuggire al nostro controllo causando un aumento di tasse e imposte». Per questo motivo il gruppo della Lega da un mese propone di intervenire subito mettendo mano al decreto legislativo sul Preventivo 2023 per inserire un obbligo fatto al governo per risanare i conti tagliando la spesa con obiettivo 2025. «Vogliamo si faccia la stessa cosa fatta con successo tra il 2016 e il 2019, quando – spiega Guerra – ci trovavamo confrontati a uno Stato che registrava perdite colossali e aveva un capitale proprio negativo di mezzo miliardo. Fu allora sufficiente inserire a Decreto legislativo sul Preventivo 2016 un obbligo per il governo di risanare i conti entro fine legislatura per passare in tre anni da uno Stato in gravi difficoltà a uno Stato che ha saputo risalire la china registrando utili, bloccando la crescita del debito e ammortizzando, in soli tre anni, mezzo miliardo di capitale proprio negativo». L’augurio di Guerra è che si possa ora generare una maggioranza «a sostegno di un intervento immediato per evitare di perdere il controllo della situazione».

Pamini (Udc) tira dritto: ‘Vincolo degli 80 milioni da fissare’

«Se il vincolo di un disavanzo massimo di 80 milioni per il 2023 non sarà iscritto in maniera chiara nel decreto legislativo, non voteremo il Preventivo e faremo un emendamento che vada in questa direzione» dichiara il democentrista Paolo Pamini, che ricorda come in passato il suo gruppo abbia sempre bocciato i rapporti commissionali sul tema. «Questa volta saremmo stati disposti ad approvare il Preventivo giungendo a un compromesso perché intravedevamo delle manovre degli altri partiti borghesi nella giusta direzione». Manovre che però «si sono rivelate solo degli intenti, non vincolanti, e questo è un problema perché potremmo trovarci con 200 milioni di perdite se vengono a mancare i soldi della Bns».

Ps e Verdi contrari

L’opposizione del Ps a questo Preventivo è netta e confermata, con il capogruppo socialista Ivo Durisch che sottolinea come «oggi abbiamo messo sul tavolo un pacchetto di 13 milioni per adeguare all’inflazione reale, e subita, dalle persone con i redditi più bassi gli aiuti sociali, gli assegni famigliari integrativi, quelli di prima infanzia, l’assistenza e, parzialmente, i sussidi di cassa malati». Fondamentale, per Durisch, «è che si voti il tutto a dicembre, per evitare che finendo in esercizio provvisorio saltino l’adeguamento al carovita per i dipendenti e le prestazioni assistenziali».

«In passato non abbiamo mai sostenuto né un Preventivo né un consuntivo perché di base riteniamo che non si investa abbastanza per quelle che consideriamo delle emergenze, sia per quanto riguarda le disuguaglianze che colpiscono le persone più fragili, sia per le problematiche ambientali – dice la co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin –. In più nella fattispecie del Preventivo 2023 ci sembra che non ci siamo proprio sulle cifre visto che è molto inverosimile quanto prospettato». Tuttavia il gruppo non sa ancora se come tradizione voterà contro il Preventivo o se sosterrà il rapporto di minoranza del Ps, rileva Bourgoin: «Decideremo in questi giorni».

IMPOSTA DI CIRCOLAZIONE

Pronto il rapporto di Centro, Lega e Udc

Se sul Preventivo si è ancora in mare aperto, c’è molta più chiarezza di come si comporterà la Gestione sulla nuova imposta di circolazione votata dal popolo il 30 novembre e oggetto di un Decreto urgente presentato dal governo il 16 novembre che ne determina il calcolo. Ebbene, il Centro con Lega e Udc firmerà un rapporto che, ci spiega Fiorenzo Dadò, «sostanzialmente riprende e sottoscrive quanto deciso dalla popolazione in votazione popolare». In soldoni, quindi, «prevederà la moratoria per le auto immatricolate prima del 2009 e, per le auto successive e riguardo ai cicli di omologazione la proposta governativa di compensazione, per non creare alcuna disparità di trattamento». Ma finita qui, perché del coefficiente per far entrare 7,7 milioni di franchi in più nelle casse cantonali non se ne parla: «Non corrisponde a quanto votato – ribadisce Dadò –, e se applicato aumenterebbe l’imposta a circa 40mila veicoli immatricolati prima del 2009 e diminuirebbe il risparmio per il resto degli automobilisti. Non ha niente a che fare né con l’iniziativa, né con quanto deciso dal popolo».

Sull’esito in Gran Consiglio il presidente del Centro è netto: «Durante il dibattito è stato detto da tutti i partiti che si sarebbe accettata serenamente la volontà popolare, ed è anche stato detto che in Gran Consiglio sarebbe stato corretto approvare una misura che non crei disparità di trattamento in merito all’evoluzione dei sistemi di rilevamento del CO2». E se in parlamento non dovesse passare questa proposta, che necessita di almeno 46 voti, la metà più uno? «La popolazione ticinese saprà chi ringraziare».

«Come gruppo parlamentare della Lega riteniamo che il volere popolare non debba essere discusso bensì debba semplicemente essere applicato – considera Michele Guerra –. Il popolo ha votato qualcosa di chiaro e questo qualcosa deve essere applicato. Ci siamo però accorti che nel testo approvato alle urne ci sono delle piccole storture e queste le correggeremo con un apposito decreto nelle prossime settimane». Per la Lega l’obiettivo rimane quello di applicare questa iniziativa «nel suo grado massimo tenendo conto che le imposte di circolazione attuali sono assolutamente insostenibili rispetto a quelle degli altri cantoni e soprattutto che il cittadino ticinese è sempre più tartassato dall’inflazione e dal costante aumento del costo della vita e merita quindi di essere sgravato».

Il socialista Ivo Durisch conferma che, invece, il Ps sosterrà il messaggio governativo «perché rispecchia quanto abbiamo detto in campagna, elimina le disparità di trattamento, mantiene la moratoria e, importante, mantiene a regime l’incasso a 91,5 milioni».

Leggi anche: