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Tra aiuti e rigore finanziario, le responsabilità del parlamento

Nuova stangata dei premi di cassa malati e potere d’acquisto minato. Viaggio nel Gran Consiglio presto confrontato con la manovra di risparmio

Nel 2021 erano 108mila i beneficiari di sussidi di cassa malati
(Ti-Press)

«L’ordine di grandezza totale degli aiuti sarà simile a quello dello scorso anno, al quale si aggiungerà una certa percentuale causata dagli aumenti dei premi. I fattori che entrano in gioco sono diversi, ma grosso modo l’insieme della spesa andrà ad aumentare». Tre giorni dopo l’annunciato aumento dei premi di cassa malati – che nel 2024 in Ticino saliranno in media del 10,5% – non si sbilancia, ma rassicura, Sergio Montorfani, direttore dell’Istituto delle assicurazioni sociali (Ias), sull’aumento di sussidi erogati per aiutare gli assicurati ticinesi a far fronte alle spese dei premi di cassa malati. «Gli ultimi dati certi si rifanno al 2022, quando il numero di beneficiari di aiuti era di oltre 108mila persone. Per quest’anno non abbiamo ancora tirato le somme ed è prematuro esprimersi. In ogni caso, la formula di calcolo della Ripam ticinese adatta automaticamente il sussidio all’evoluzione dei premi. Se salgono i costi di cassa malati, aumentano anche gli aiuti». Quella annunciata martedì dall’Ufficio federale della sanità (Ufsp) è la seconda stangata in due anni. Nel 2023 i premi sono infatti aumentati a livello cantonale del 9,2%. Una crescita che al Cantone, come scriveva il Consiglio di Stato ai gruppi parlamentari lo scorso novembre, “potrà comportare rispetto al Preventivo 2023 una maggiore spesa di circa 9 milioni per la Ripam ordinaria e di circa 10 per la Ripam Pc” (beneficiari di prestazioni complementari). In tutto, 19 milioni di franchi in più. Questo perché, affermava il governo, al momento di allestire il Preventivo 2023 non era ancora nota l’entità dell’aumento e si era considerato una crescita del 3%.

Passando ai cittadini: da un lato il potere d’acquisto in vistosa erosione, ciò che colpisce soprattutto il ceto medio, ormai in via di estinzione. Dall’altro il pareggio di bilancio nei conti del Cantone da conseguire, Decreto Morisoli dixit, entro fine 2025. Tra questi due estremi come si posiziona il Gran Consiglio? Perché se il Consiglio di Stato farà i compiti tagliando, considerato, piaccia non piaccia il pallottoliere, solo quella dei risparmi sarà l’unica strada percorribile per riequilibrare le finanze come da citato Decreto, avallato oltretutto dal popolo nel maggio 2022, sarà poi il parlamento ad azionare il semaforo, accendendo il rosso e il verde. Approvando o respingendo (salvo per le materie di competenza esclusiva dell’Esecutivo) le proposte avanzate dal Consiglio di Stato con l’attesa manovra di rientro. A complicare poi ulteriormente la situazione, il nuovo forte aumento dei premi di cassa malati.

Durisch (Ps): ‘Ridurre gli aiuti sarebbe un delitto’

«Se Consiglio di Stato e Gran Consiglio dovessero ridurre i sussidi per il ceto medio o non adeguarli al rincaro dei premi, sarebbe un delitto», tuona Ivo Durisch. Rilancia il capogruppo socialista: «La precaria situazione delle finanze cantonali non è stata causata da un’esplosione della spesa, che non c’è stata, ma dalla contrazione delle entrate riconducibile principalmente alla politica di sgravi fiscali spacciata dalla destra, con il sostegno dei liberali, come un favore al ceto medio, attraverso lo slogan “Lasciamo i soldi in tasca ai cittadini”. La realtà, all’esterno del parlamento, è un’altra: il ceto medio e quello medio basso si sono visti aumentare le spese obbligatorie a fine mese, spese essenziali come i beni di prima necessità, senza dimenticare i premi di cassa malati e i costi energetici senza ricevere niente dagli sgravi. Abbiamo anche noi a cuore le finanze dello Stato, ma ci opporremo, soprattutto a fronte dei rincari odierni, a nuovi sgravi per i super ricchi o a nuove deduzioni inutili e a tagli che andranno a impoverire ulteriormente il ceto medio». Durisch non ha dubbi: «Per mantenere il potere d’acquisto, o contenerne il più possibile la perdita, il ceto medio ha oggi bisogno di aiuti, non di sgravi fiscali che lascerebbero, a conti fatti, pochissimi soldi nelle sue tasche, privandolo inoltre di servizi pubblici perché non ci sono entrate. Ne beneficerebbero solo i super ricchi, che però reinvestirebbero quello che rimane nelle loro tasche, e sarebbe molto, nei mercati finanziari, dunque non nell’economia locale. Insomma, con le loro favole, destra e Plr non si rendono conto di fare seri danni al nostro prezioso territorio».

Osserva la deputata dei Verdi Samantha Bourgoin: «Eravamo e siamo contrari al Decreto Morisoli, e ora aspettiamo di conoscere i contenuti della manovra di rientro che il Consiglio di Stato presenterà: ciò detto, ribadisco che a noi in questo momento tra il benessere dei cittadini e il pareggio di bilancio sta a cuore il primo. In un periodo di crisi il deficit lo deve fare lo Stato non i cittadini».

Gianella (Plr): ‘Non si risolve il problema aumentando i sussidi’

«I premi di cassa malati aumentano perché aumentano i costi, ed è lì che bisogna andare ad agire» rammenta la capogruppo del Plr Alessandra Gianella. I sussidi sono importanti, e ci mancherebbe, «ma è un’illusione pensare che il problema si risolva continuando ad aumentarli. Occorre chiaramente agire sui costi, e se penso al Ticino mi viene in mente la pianificazione ospedaliera: bisogna concentrare i servizi dove servono di più, e da qualche parte bisogna cominciare. Come anche preferire i medicinali generici e digitalizzare le cartelle sanitarie per evitare molti doppioni che costano milioni». Ciò detto, il potere d’acquisto preoccupa non poco i liberali radicali: «Proprio per questo abbiamo interrogato il governo: è un chiaro allarme per la popolazione perché prezzi e servizi continuano ad aumentare». In tutto questo, però, riprende la capogruppo del Plr, «il Consiglio di Stato non è immobile. La decisione di adeguare tutte le deduzioni del 2,5% per compensare gli effetti dei rincari è già qualcosa. Non sufficiente, però è un piccolo primo passo concreto». Poi, va da sé, «non bisogna andare a toccare le fasce che fanno già fatica, e lo ribadiamo». Ma d’altro canto, riprende Gianella, «non si può pensare di risolvere il problema semplicemente pensando di far pagare di più allo Stato senza incidere sull’origine dei problemi». D’accordo, ma davanti a due pazienti che stanno male – lo Stato e il ceto medio –, che fare? «I margini per agire sui costi ci sono. Servono priorità negli investimenti, ossigeno alle aziende per creare indotto e rivedere alcuni servizi che non brillano di efficacia ed efficienza» risponde Gianella. Che si rifà allo studio dell’Idheap sul confronto intercantonale della spesa nel chiedere al governo «un orizzonte certo, non semplice aritmetica. Serve una visione che a oggi manca». E quando si parla di costi, si parla anche «di burocrazia» per i liberali radicali. Che proprio oggi presenteranno un’iniziativa popolare per ridurne l’impatto sui cittadini e sulle aziende, «ispirando anche atti parlamentari per rendere meno complicata e cara la vita delle famiglie e delle aziende».

Caverzasio (Lega): ‘Stringere le maglie per evitare tagli lineari’

Il ‘che fare?’, in casa Lega, ha una risposta semplice. Quella del deputato in Gran Consiglio Daniele Caverzasio: «Cominciamo a non aumentare la pressione fiscale, concentrandoci sull’evitare di tagliare nel sociale e facendo semmai attenzione a chi oggi sfrutta lo Stato sociale senza averne diritto, o restringendo un po’ le maglie. Questo per evitare tagli lineari che colpiscono tutti e, in un momento come questo, non servono a niente». Insomma, di (ri)alzare il coefficiente cantonale d’imposta al 100% «non se ne parla, il cittadino si trova già aumenti di ogni tipo – afferma ancora Caverzasio –, non tutti hanno avuto o avranno il rincaro del salario. Non dobbiamo assolutamente lasciare indietro chi ha bisogno». E il tema, subito, passa all’impennata dei premi di cassa malati in vista del 2024: «Noi proposte sul tavolo ne abbiamo, questo costo è diventato insopportabile: ricordo la nostra iniziativa popolare per la deduzione integrale dei premi».

In casa Udc «la guida è ancora e sempre il ‘Decreto Morisoli’» afferma stentoreo il granconsigliere Paolo Pamini: «Non è una boutade, ma l’approccio: non si toccano i sussidi diretti alle persone, tutto il resto della spesa è di principio tagliabile o, se non lo si può fare, la si congela ai livelli di uno o due anni fa». Per quanto riguarda il personale, per Pamini «già solo bloccando l’effettivo, sostituendo i partenti e non di più, si risparmierebbe non poco». E poi agire «sulle entrate, sulle entrate, sulle entrate» scandisce. «Nemmeno Reagan e Thatcher riuscirono a fare qualcosa sulla spesa, è sulle entrate che bisogna lavorare: il ceto medio si salva tutelando i più abbienti. Il 5% dei contribuenti paga il 40% delle imposte, se partissero il ceto medio sparirebbe con loro».

Agustoni (Centro): ‘Analisi della spesa per evitare tagli lineari’

Maurizio Agustoni, capogruppo del Centro, tiene a ricordare che «in tempi non sospetti abbiamo chiesto al governo un esame della spesa pubblica cantonale, da affidare, come è stato poi stabilito per decreto legge, a un ente esterno indipendente. E questo per identificare finalmente gli ambiti in cui la spesa può essere ridimensionata, perlomeno ricondotta ai livelli di quei cantoni che per struttura demografica ed economica sono simili al Ticino. Per cui se non si vuole ricorrere a provvedimenti drastici come i tagli lineari, che possono causare ingiustizie, l’unica è procedere con questo esame. Il Consiglio di Stato ha assegnato una prima analisi preliminare all’istituto Idheap, che alcuni mesi fa ha consegnato il proprio studio. Da quest’ultimo emerge che la spesa pubblica del nostro cantone è superiore, per alcune voci anche in maniera significativa, alla media degli altri cantoni. Come commissione parlamentare della Gestione, abbiamo chiesto di incontrare il professore universitario che ha allestito lo studio per approfondire alcuni aspetti. Su tale base sarà poi possibile il lavoro di analisi vero e proprio». D’accordo, ma presto il governo varerà il Preventivo 2024 e le proposte per conseguire l’anno prossimo l’agognato pareggio di bilancio… «Come Centro, ricordiamo la nostra posizione: nessun aumento delle imposte e no a tagli alle prestazioni a favore delle persone più fragili come del resto ci ha detto il popolo avallando in votazione il Decreto Morisoli. Dopodiché occorrerà ragionare sui risultati dell’analisi della spesa pubblica in Ticino per contenerla in quei settori dove è possibile farlo». A proposito di prestazioni, qualora il Consiglio di Stato dovesse ridimensionare per il ceto medio i sussidi per il pagamento dei premi di cassa malati? Agustoni: «Vedrei male un parlamento che andasse a penalizzare i cittadini che hanno diritto agli aiuti. Ridurre o addirittura togliere questi sussidi alla luce dell’ulteriore impennata dei premi, mi sembrerebbe molto problematico».