Cristina Maderni, presidente della Ftaf, ricorda che la legge è vincolante per chi opera nella gestione dei patrimoni. ‘Ma il tema è di tutta l’economia’
«Una parte dei fiduciari ticinesi ha sicuramente a che fare con i cittadini russi e si trova confrontata con le sanzioni decise dalle autorità federali. Il rispetto delle normative e delle decisioni del Consiglio federale è però imperativo e non ho motivo di pensare che questo non accada». Così Cristina Maderni, presidente della Federazione ticinese delle associazioni di fiduciari (Ftaf) a margine dell’assemblea annuale svoltasi a Villa Negroni a Vezia. «Come associazione ci siamo attivati subito per comunicare ai nostri associati i contenuti delle direttive. Ciò avviene per tutte le novità legislative che riguardano la nostra professione, indipendentemente dalla situazione internazionale che oggi tocca la Russia e l’Ucraina», aggiunge Maderni che precisa che per i fiduciari, come per tutte le professioni che hanno a che fare con la gestione del patrimonio di terzi «vale la regola Kyc – Know your customer – ovvero ‘conosci il tuo cliente’ proprio per ottemperare alla Legge federale per contrastare il riciclaggio di denaro. Una legge che per i fiduciari finanziari è pane quotidiano».
Una legge che per alcuni presenta delle lacune che potrebbero essere usate per aggirare le sanzioni contro alcuni oligarchi vicini al regime di Putin tanto è vero che anche in sede Gafi, Gruppo di azione finanziaria dell’Ocse, è stato sollevato il problema. «Quella lacuna legislativa è stata sollevata un paio di anni fa quando le Camere federali hanno tentato di inasprire la Legge contro il riciclaggio che di fatto esclude dall’obbligo di comunicazione all’Mros, l’autorità federale che si occupa di questo tema, gli avvocati e i ‘consulenti aziendali’ che operano nella costituzione di strutture societarie. A mia conoscenza questi ‘consulenti’ non sono fiduciari autorizzati e se lo fossero dovrebbero sottostare comunque alla Legge sul riciclaggio e quindi obbligati alla comunicazione all’Mros delle operazioni sospette o alla Seco nel caso delle persone oggetto di sanzioni», afferma Cristina Maderni che si dice favorevole a un chiarimento legislativo in questo campo. «La lotta contro il riciclaggio – secondo il mio parere – dovrebbe essere una questione che tocca tutta l’economia e la società e non solo i settori più ‘delicati’», commenta. Insomma, non dovrebbero esserci zone d’ombra che lasciano spazi interpretativi.
La parte pubblica dell’assemblea – la trentesima dalla fondazione –, con ospiti il consigliere di Stato Norman Gobbi e Giovanni Leonardi, il presidente del Cda dell’Azienda elettrica ticinese (Aet), ha toccato il tema del futuro energetico che è diventato un’urgenza non solo ambientale ma anche economica. «Viviamo una situazione complessa. Sono ormai due anni che le imprese, compresi i fiduciari, lottano contro nemici subdoli: ieri la pandemia e la crisi sanitaria e oggi la guerra che la Ftaf – sottolinea Maderni – condanna e di cui non possiamo prevedere intensità e durata». C’è anche la questione della penuria di materie prime e le strozzature delle catene di approvvigionamento che mettono alle strette decine di Pmi anche in Ticino confrontate con costi al rialzo. «Fenomeni che inducono un trend di rimpatrio delle attività industriali capace di mettere in discussione la globalizzazione», ricorda ancora la presidente della Ftaf.
«Come cittadini e come imprenditori siamo oggi esposti alla minaccia di buchi nella fornitura di energia, di costi crescenti e addirittura di rischi di blackout o di razionamenti», afferma Maderni che torna sulla bocciatura della Legge sul CO2. «Si è riaperto il dibattito sull’abbandono del nucleare deciso con un referendum nel 2017. Ci si chiede se quella decisione sia adeguata ai tempi e alle nuove tecnologie», continua Maderni che ricorda come la sfida energetica sia anche foriera di opportunità economiche per la categoria. «Si pensi solo alla creazione di nuovi strumenti finanziari per i gestori patrimoniali e alle mutate necessità di ristrutturazione per i fiduciari immobiliari», conclude Maderni.
Della revisione della legge cantonale sull’esercizio delle professioni fiduciarie ha parlato Norman Gobbi. «Il parlamento ha approvato lo scorso autunno quasi all’unanimità modifiche che riprendevano la Legge federale sugli istituti finanziari e quella sui servizi finanziari e di fatto salvaguardando, attraverso il mantenimento delle norme cantonali, un settore particolarmente a rischio di illeciti e malagestione». Gobbi ha ricordato le parole del procuratore generale della Confederazione Stefan Blätter in Ticino la scorsa settimana: «Il fenomeno delle mafie è reale e non tocca solo il Ticino». «Le attività mafiose rendono malato il nostro tessuto sociale ed economico. Per questo occorre una sensibilizzazione a tutti i livelli, anche nelle professioni che operano nel settore fiduciario, e vigilare, invitandovi a segnalare situazioni non chiare, in ossequio ai vostri doveri e alla legge».
La professione di fiduciario si mantiene stabile e attrattiva, come dimostrato dal flusso di nuove autorizzazioni. Il rendiconto del Consiglio di Stato 2021 mostra come il numero dei fiduciari iscritti all’albo abbia toccato il massimo storico sia per i fiduciari commercialisti (saliti nel corso dell’anno da 694 a 705) che per i fiduciari immobiliari (da 241 a 258) e i fiduciari misti commercialisti e immobiliari (da 238 a 239). Se si sommassero anche i quasi 400 fiduciari finanziari – non presenti nella tabella in quanto oggi regolati dalla Finma –, il numero totale dei fiduciari del cantone eccederebbe il livello di 1’527 registrato nel 2019. Per quanto riguarda la lotta contro l’esercizio abusivo della professione, nel corso del 2021 inoltre sono stati aperti, dall’autorità cantonale di vigilanza, 135 incarti.