A causa di colli di bottiglia nella distribuzione globale, alcuni regali sono difficili da reperire. Ma i commercianti rassicurano: l’offerta resta ricca
Chissà se quest’anno Babbo Natale riuscirà a soddisfare tutti i desideri, oppure anche le sue renne resteranno incastrate nei colli di bottiglia che strozzano la logistica globale. Problemi grassi, tutto sommato: le vetrine dei negozi traboccano comunque di merci e l’impressione – lungo i corridoi della grande distribuzione, nei negozietti e nelle boutique – non è certo quella di un Natale sovietico. Eppure la carenza di semiconduttori e i grandi ‘ingorghi’ di container nei porti di tutto il mondo hanno il loro impatto: già oggi è difficile trovare, ad esempio, certi tablet e alcuni giocattoli. «I beni per i quali si rischiano problemi di disponibilità sono anzitutto quelli che necessitano di un microprocessore, in particolare beni elettronici e informatici», spiega Enzo Lucibello, presidente dell’Associazione dei grandi distributori ticinesi (Disti), che però rassicura: «Occorre evitare l’allarmismo. Gli scaffali sono tutt’altro che vuoti, le merci in stock dovrebbero soddisfare le necessità e i desideri di tutti, pur con qualche sfortunata e inevitabile eccezione. Naturalmente a esaurirsi per primi sono i prodotti più ricercati, come il nuovo iPhone o la PlayStation 5. Come sempre, consigliamo di muoversi con buon anticipo nell’acquisto dei regali».
Ma le difficoltà di approvvigionamento e il rincaro dei materiali colpiscono anche beni di nicchia, con un impatto pure sui prezzi: i listini dei dischi in vinile nuovi hanno conosciuto aumenti superiori al 20%, mentre una classifica dei messaggi di ‘prodotto esaurito’ effettuata da Adobe sui siti di e-commerce mette al secondo posto la gioielleria, dopo la tecnologia. «Abbiamo dovuto affrontare un aumento dei prezzi dovuto all’esplosione dei costi dei container», prosegue Lucibello. Da qualche mese, infatti, l’attuale rete di trasporto navale non riesce a star dietro alla domanda: la pandemia ha aumentato il consumo di beni fisici, ha generato una penuria di marinai e personale marittimo internazionale e ha mostrato i limiti di un sistema controllato da pochi grandi armatori. Mancano perfino i container stessi. Risultato: il prezzo di spedizione per unità standard è arrivato oltre i 7mila dollari, con un rincaro del 600% in meno di due anni. «Anche in questo caso si tratta di un problema globale dal quale la Svizzera non poteva sfuggire. Ovviamente, questo riguarda anzitutto i beni importati dall’Estremo Oriente», precisa il presidente della Disti. D’altronde dall’Asia passa quasi tutto – se non in forma di beni finiti, in quella di materiali e semilavorati – con un impatto negativo anche sulla piccola aziendina dietro casa.
E i giocattoli? Neppure quelli mancheranno sotto gli alberelli ticinesi, ma i venditori hanno dovuto rifornirsi con largo anticipo, tanto più che si tratta spesso di produzioni ‘made in China’ e che anche materie prime come certe plastiche hanno iniziato a scarseggiare. La grande catena Franz Carl Weber, ad esempio, ha spiegato all’agenzia di stampa Ats di avere inoltrato già a settembre ordini per i quali, prima della pandemia, si poteva attendere fino a novembre. Scelta prudente, motivata dall’importanza fondamentale del periodo natalizio per i giocattolai: la metà del fatturato si concentra infatti nell’ultimo trimestre dell’anno. Una tattica che ‘salva’ il commercio natalizio, ma non elimina tutti i problemi di consegna: alcuni venditori come Digitec Galaxus hanno segnalato al ‘Blick’ l’esaurimento di molti giochi di costruzione, come certi Lego, per non parlare dell’irreperibilità ormai cronica di alcune console per videogiochi.
Se il Natale tiene a galla molti produttori e venditori di giocattoli, anche il resto dei commerci deve molto agli acquisti di stagione: «In termini di fatturato si usa dire che il mese di dicembre vale doppio», ricorda Lucibello, che non segnala invece rivoluzioni negli interessi dei consumatori: «Quest’anno non vedo grandi sorprese in merito ai beni più ricercati, anche se restando di più in casa ci si può aspettare che a essere favoriti saranno i generi alimentari, i casalinghi e beni destinati all’abitazione e al ‘coccolarsi’». Per intercettare la domanda e concedere il meno possibile all’e-commerce e alla spesa in Italia, la Disti ha anche pianificato una serie di aperture straordinarie: «Saremo aperti anche mercoledì 8 dicembre, domenica 12 e domenica 19. L’invito come sempre è quello di fare il proprio shopping in Ticino, per aiutare il più possibile i commerci locali».
Ma quando sarà passato anche questo natale, cosa avremo imparato? Chissà. Per Lucibello «la situazione di incertezza perdurante ci invita a essere molto cauti sulle lezioni da trarre e sulle strategie da adottare in futuro: è presto per dire quali cambiamenti nelle preferenze di consumo e quali ostacoli logistici sul lato dell’offerta siano destinati a restare rilevanti anche nei prossimi anni». Una cosa, comunque, sembra certa: non sarà la pandemia a svezzarci dal nostro amore per il consumo.