Il presidente popolare democratico, davanti al proprio comitato cantonale, traccia la linea: gruppi di lavoro, ascolto e congresso programmatico nel 2022
«Le ultime elezioni Comunali hanno dimostrato che lo stato di salute del nostro partito si conferma problematico». Non usa giri di parole il presidente cantonale del Ppd Fiorenzo Dadò, nel suo intervento davanti al Comitato cantonale riunito via web, per descrivere il mare, mosso ma non ancora agitato, in cui sta navigando la nave popolare democratica. «Queste elezioni le hanno vinte Verdi e Udc, siamo in compagnia di Plr, Lega e Ps nel perdere consensi nonostante il grande impegno e il lavoro profuso, a titolo gratuito, da moltissime persone», afferma amaro Dadò. Di più, sottolinea: «È comprensibile che siano diversi gli amici che si chiedono come mai, nonostante tutto l'impegno che è sotto gli occhi di chiunque lo voglia vedere, non riusciamo a invertire una rotta discendente che sembra segnare il nostro percorso». Ma il presidente del Ppd non ci sta ad accettare passivamente questa fase che sta attraversando il suo partito e scandisce: «È un atteggiamento da pavidi e da irresponsabili fuggire dalle difficoltà. Se abbiamo a cuore il nostro amato Paese e il futuro dei nostri figli è nostro dovere darci da fare con impegno e serietà». E quindi ecco svelato il piano di rilancio del partito pensato da Dadò: «Il programma che ci siamo prefissati per i prossimi mesi, oltre una visita sistematica delle sezioni a partire da quelle più in difficoltà, sarà composto da incontri bilaterali con diversi nostri amici a cui speriamo di poter affidare la conduzione di alcuni gruppi operativi con l'obiettivo di elaborare proposte concrete, quindi non declamatorie ma realizzabili».
Gruppi di lavoro in cui Dadò mostra crederci: «Ne avremo uno legato alle necessità dei Comuni nel quale dovranno sedere sindaci e municipali, un altro per le importanti questioni femminili come la conciliabilità tra lavoro e famiglia, un altro ancora sulle tematiche giovanili la cui responsabilità di saper proporre qualcosa di valido e soprattutto concreto per il futuro dei giovani spetterà alla presidenza di Generazione giovani». Ma questi tavoli di discussione e proposta nei suoi auspici non saranno fini a se stessi, tutt'altro: «Alla fine di questo lavoro per il quale ci attendiamo entusiasmo, verrà organizzato un congresso programmatico che avrà l'obiettivo di programmare l'azione del Ppd per il Ticino dei prossimi anni». Quando? «Nella prima metà del 2022».
La prima priorità su cui agire riguarda un tema particolarmente caro al presidente popolare democratico: quello del «preoccupante calo demografico. Nel prossimo decennio perderemo oltre 18mila abitanti, e questo sta a significare che i nostri giovani non stanno tornando e torneranno sempre meno in Ticino dopo gli studi per lavorare e formare una famiglia, oppure che gli attuali 8mila appartamenti sfitti raddoppieranno. Il Ticino sarà sempre meno produttivo, attrattivo e all'avanguardia. Sarà più costoso, indebitato e quindi destinato piano piano a deperire». Davanti a questo disastro annunciato, per Dadò «non si può stare a guardare, serve una risposta coraggiosa. Nella super indebitata Italia, il presidente Draghi ha dichiarato che è pronto a investire 200 miliardi di euro per la questione della natalità. Il Ticino, in proporzione, dovrebbe investire un miliardo di franchi». E in attesa di decisioni governative, «stiamo valutando alcune possibili piste di azione, e non escludiamo il lancio di un'iniziativa popolare che possa imporre alla linea strategica del Cantone delle riforme all'avanguardia per famiglie, economia e per garantire un futuro a casa loro alle nuove generazioni».
Su questo tema suona l'allarme anche il capogruppo in Gran Consiglio Maurizio Agustoni: «Per un partito come il nostro la sfida demografica deve essere al centro delle riflessioni e dell'azione politica. Il Ticino, costi quello che costi, deve tornare un luogo dove ci sia il piacere e la gioia di nascere, crescere, lavorare, investire e creare la propria famiglia. Questo significa promuovere e sostenere tutte le iniziative a favore della famiglia, ma anche creare le condizioni per un rilancio economico solido e duraturo». E perentorio aggiunge: «Mi opporrò a qualsiasi misura che, con il pretesto dell'equilibrio dei conti cantonali, peggiori la qualità di vita della popolazione ticinese o renda meno attrattivo il nostro Cantone per chi crea lavoro e ricchezza». Questo perché per Agustoni «avere i conti in ordine è un obiettivo vincolante inserito addirittura nella Costituzione, ma non può diventare un vuoto feticcio, né deve essere perseguito sacrificando conquiste sociali elementari o pregiudicando la nostra capacità di attrarre investimenti e creare posti di lavoro». In tutto questo, il capogruppo popolare democratico annota: «a oggi mi sembra che il Consiglio di Stato non abbia lasciato intravedere una vera strategia di rilancio economico e si sia limitato a recepire le misure di sostegno adottate a livello federale. Le uniche misure cantonali sono state l'iniziativa ‘Vivi il tuo Ticino’, finanziata da BancaStato, e la prestazione ponte Covid fortemente voluta dal nostro consigliere di Stato e direttore del Dss De Rosa. Il nostro Cantone non può permettersi di perdere tempo».
Raffaele De Rosa che, dopo aver ricordato le novità sulla prestazione ponte che saranno votate dal Gran Consiglio nella seduta che inizierà lunedì prossimo - «il Consiglio di Stato ha voluto confermare il suo impegno» -, si rivolge direttamente agli eletti e ai militanti popolari democratici: «Ascolto e vicinanza alla popolazione sono da sempre caratteristiche del nostro partito: voi avete un ruolo importante nel dare aiuto, sostegno, consiglio, e ascolto a chi si trova in difficoltà». Perché il lavoro nelle istituzioni è importante, «ma contare su antenne nel territorio può far la differenza nel prevenire situazioni di disagio. E sempre da voi deve partire il lavoro che ci porterà alle elezioni cantonali del 2023, un appuntamento molto importante per il Ppd, che otterrà un risultato positivo se assieme al lavoro nelle istituzioni ognuno di voi accetterà di essere ambasciatore e interprete dei valori popolari democratici».