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Efas, De Rosa amareggiato: ‘Le vere riforme ora slitteranno’

Il direttore del Dss, già contrario al progetto, ora ribadisce: ‘Non potremo controllare il sistema, rischiano di essere promesse da marinaio’

Raffaele De Rosa
(Ti-Press)
24 novembre 2024
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È amareggiato, e non potrebbe essere altrimenti, il direttore del Dipartimento sanità e socialità ticinese Raffaele De Rosa che, da noi raggiunto per una reazione sull'approvazione federale e anche in Ticino di Efas, sgombra subito il campo: «Sin dalle prime settimane si è capito che a livello federale sarebbe passata, con 21 cantoni favorevoli e considerato quanti gruppi di interesse si sono mossi a sostenere questa riforma. Era da capire solo con che ampiezza». In Ticino «il voto è stato risicato, con una differenza di circa mille voti, nonostante i gruppi di interesse si siano mobilitati in massa anche qui». E per De Rosa «molti ticinesi hanno temuto l'ennesima fregatura per il nostro Cantone, perché di promesse da marinaio ne abbiamo già viste con il finanziamento alle cliniche private in maniera paritaria rispetto al pubblico nel 2012, o quando nel 2014 abbiamo pagato 400 milioni di premi in più per riceverne indietro solo 90, o alla perequazione finanziaria federale... temi che hanno portato molti a non credere alla promessa sulla sabbia di una riduzione dei premi di cassa malati». Secondo il direttore del Dss, «anche le 2'600 schede bianche sono un segnale di protesta, rabbia e difficoltà nel capire un tema ostico».

‘Capire bene tutte le ripercussioni’

Adesso che fare? «Bisognerà sicuramente capire tutte le ripercussioni, e sarà importante che queste promesse di riduzione dei premi vengano effettivamente mantenute». Il Consiglio di Stato si era opposto a Efas, e De Rosa lo rivendica: «Eravamo molto scettici e avevamo molte riserve, a fronte di un maggiore contributo cantonale di diverse decine di milioni non viene data ai Cantoni una maggior possibilità di controllare e pilotare il sistema e l'altro grande timore oltre alle promesse dei favorevoli che non saranno mantenute è quello che non si introdurranno le vere riforme, fondamentali, per frenare la crescita dei premi». Cioè quelle che per il direttore del Dss devono andare nella direzione di «contrastare l'esplosione fuori controllo delle cure ambulatoriali, fare molto di più per contenere la crescita della spesa per medicamenti che ha superato il 20% della spesa complessiva Lamal, ambito totalmente in mano alla Confederatione, e in più penso a tutto quello che riguarda la medicina inutile, i doppioni nelle analisi, nei trattamenti, nelle diagnosi, tutta una sovramedicalizzazione che non serve, è costosa, oltre a essere uno spreco e magari nuoce alla salute».

A De Rosa però chiediamo anche quanto può aver inciso nel voto ticinese il fatto che i premi sono talmente alle stelle che qualsiasi soluzione che promette un abbassamento può essere appoggiata, anche se di fatto la differenza alle urne è stata minima. «Sono fermamente convinto che la situazione di difficoltà di moltissimi cittadini porta ad approvare determinate riforme anche nel dubbio e nell'incertezza – risponde il consigliere di Stato ticinese –, ma bisogna essere consapevoli che “fare qualcosa” per dimostrare che lo si sta facendo può esser pericoloso. Mettere mano a riforme che non vanno a risolvere i problemi alla radice e promettono, sulla sabbia, riduzioni dei premi rischia di distogliere l'attenzione su quelle modifiche strutturali necessarie e urgenti».