Il presidente del Ppd ammette l’arretramento del suo partito, ma preferisce guardare al bicchiere mezzo pieno. Soddisfazione a sinistra
«Non è andata benissimo, lo ammetto. Poteva andare meglio, nel senso che potevamo confermare tutti i 122 seggi targati popolare democratici nei Municipi e invece ne abbiamo persi 15. Se però guardo i dati da più vicino, noto che in alcuni Comuni abbiamo aumentato le schede, ma perso il seggio. In altri, invece, abbiamo mancato l’elezione per una manciata di voti». È chiara l’analisi politica di Fiorenzo Dadò, presidente del Ppd cantonale che ribadisce che la sua carica non è in discussione e guardare il bicchiere mezzo pieno. «Sono e resto il presidente del partito cantonale e il risultato delle elezioni comunali è un dato politico locale. Non mi sento responsabile dell’esito del voto in alcune località che rispondono a logiche personali e dinamiche territoriali tutte loro», afferma. «Se prendiamo la città di Lugano, il centro più popoloso del Cantone, la scelta di puntare su Filippo Lombardi è stata vincente tanto che abbiamo migliorato i nostri consensi. Il Plr ha invece perso quasi 8 punti percentuali», commenta Fiorenzo Dadò che invita le sezioni locali a cercare di lavorare per il bene del territorio e a cercare di coinvolgere sempre di più i giovani in vista del rinnovo generazionale che invevitabilmente si porrà nel prossimo futuro. «Ci sono le premesse per lavorare bene nel prossimo triennio», aggiunge. C’è però il caso di Mendrisio, dove il Ppd ha perso circa 400 schede in cinque anni. «Questo è un caso da analizzare bene e trarre gli insegnamenti per il futuro. Bisognerà vedere anche come riorganizzare la presenza del partito nei Comuni aggregati», commenta ancora Dadò. «Si può dire che soffriamo la logica delle aggregazioni, essendo il Ppd tradizionalmente legato alle località. Infatti facciamo meglio nelle roccaforti storiche popolari democratiche. Per rimanere nel Mendrisiotto, abbiamo fatto molto bene a Novazzano, Castel San Pietro e Vacallo. Anche a Chiasso abbiamo confermato il nostro seggio che sembrava perso».
La pandemia di coronavirus non ha permesso di mantenere relazioni personali più forti e questo ha certamente inciso anche nella preparazione della campagna elettorale. «Nei prossimi mesi dovremo fare un’analisi attenta con le sezioni e vedere quali sono i correttivi da apportare. Certo, il partito cantonale potrà aiutare a farla questa analisi, ma saranno le singole sezioni a fare le proposte in quanto sono loro che conoscono meglio la realtà locale», conclude Dadò.
Il partito socialista si colloca tra i vincitori di questa tornata elettorale. È vero, i risultati risentono delle dinamiche politiche locali, ma si può affermare che la sinistra, intesa come partito socialista e verdi, oltre ad altre forze di sinistra, è l’area che è cresciuta di più rispetto alle posizioni di partenza. «Abbiamo incrementato di 10 o 11, a seconda della paternità politica di alcune liste civiche, i municipali nei Comuni ticinesi. Di questi otto su dieci sono socialisti», ci dichiara Fabrizio Sirica, copresidente del Ps cantonale. «E un dato che ci fa piacere, ma non è l’aspetto prioritario. Per noi era fondamentale che crescesse tutta l’area progressista. I risultati confermano che questo trend c’è in tutto il territorio cantonale», continua ancora Sirica.
Anche per quanto riguarda la rappresentanza femminile, ci sono motivi di soddisfazione. «Certo, perché vogliamo essere coerenti con quello che diciamo e siamo contenti che in tre delle quattro città principali del cantone siano state elette tre donne socialiste. Anche in altri Comuni più piccoli abbiamo contribuito a eleggere delle municipali. Questo contribuisce all’obiettivo di raggiungere la parità di genere negli organi elettivi».
Dal punto di vista politico emerge il dato di Bellinzona, dove, nonostante la mancata alleanza con i Verdi, il partito socialista ha tenuto le posizioni. «Anche questo è motivo di soddisfazione, anche se dispiace per la mancata intesa: l’area di sinistra avrebbe fatto molto meglio a stare unita. Una situazione che si è ripetuta
in Capriasca e a Caslano. L’esito di Locarno ci rallegra perché da soli abbiamo eletto una municipale e i Verdi il loro». L’area rossoverde in questo caso è doppiamente vincente. «Ragionando con il senno del poi, i seggi potevano essere addirittura tre», continua Sirica.
Per quanto riguarda la rappresentanza femminile negli esecutivi, secondo Laura Riget, copresidente del Ps, «sono stati fatti dei passi in avanti, ma purtroppo la parità non è ancora raggiunta». Non si tratta solo dell’area rossoverde. «Anche gli altri partiti devono prendere a cuore il tema della parità di genere e sostenere le donne, candidandole e votandole. E questo non è solo un tema di sinistra o un tema del Ps. È una questione che riguarda l’intera società e ognuno di noi deve fare la sua parte. La notizia di Bellinzona, unico grande Comune senza donne in Municipio, è ovviamente un brutto segnale oltre a essere un’occasione persa. In futuro andrà fatto di più», commenta Riget.