Il Ticino ha ricevuto 7'800 dosi in meno da Pfizer e 12'300 in meno da Moderna. Rinviato l'inizio della vaccinazione degli over 75
Stop alle vaccinazioni di prossimità, appuntamenti rinviati di una settimana nei centri di Ascona e Tessere, mentre gli over 75 dovranno attendere almeno fino alla fine di febbraio per poter ricevere la prima dose. Sono queste le conseguenze dei ritardi nella fornitura dei vaccini annunciati dalle due aziende produttrici, Pfizer e Moderna. «I limiti della campagna di vaccinazione sono imposti non da questioni organizzative – spiega Paolo Bianchi, direttore della Divisione della salute – bensì da questi ritardi nelle forniture».
Dunque la novità comunicata dai funzionari del Dss durante la conferenza stampa alle Orseline riguarda, appunto, un ritardo nella produzione e consegna dei vaccini anche da parte dell'azienda statunitense Moderna, che va ad aggiungersi a quello già noto della Pfizer/BioNtech
Al momento il ritardo previsto riguarda 7'800 dosi in meno del vaccino Pfizer, mentre sono 12'300 dosi in meno quelle del vaccino Moderna. Questi ritardi, spiega Bianchi, comporteranno una revisione della pianificazione cantonale. Nello specifico, gli appuntamenti già previsti da lunedì 1 febbraio che riguardano la prima dose, nei centri di Tesserete e Ascona, verranno posticipati di una settimana. Inoltre non ci saranno nuovi appuntamenti per le vaccinazioni di prossimità.
La notizia rasserenante riguarda invece le case per anziani: dal 4 febbraio la somministrazione della seconda dose di Pfizer, conferma Bianchi, è garantita sia nelle case per anziani, sia nel centro di Rivera.
«Se le forniture annunciate dalla Confederazione a inizio gennaio fossero state confermate – osserva il direttore della Divisione della salute – da lunedì prossimo avremmo potuto dare inizio alla vaccinazione della categoria degli over 75. E addirittura concluderla entro la fine di febbraio. Invece con la pianificazione rivista potremo soltanto aprire alla categoria degli over 75 verso la fine del mese prossimo».
In termini di cifre le autorità si aspettavano per la fine di febbraio di aver vaccinato 37'000 persone, ma visti i ritardi nella fornitura queste saranno 21'000.
Le seconde dosi dei vaccini nelle case per anziani, è stato spiegato dal Dipartimento sanità e socialità in conferenza stampa, verranno somministrata a partire da giovedì 4 febbraio. “Intorno alla metà del prossimo mese, se la situazione epidemiologica non cambierà nel frattempo, scatteranno i primi allentamenti per quel che riguarda le visite ai degenti delle case: prevediamo di tornare al regime di dicembre “, afferma, raggiunto dalla ‘Regione’, il medico cantonale Giorgio Merlani. “Terminata la seconda vaccinazione - tiene a puntualizzare, - non sarà un ‘libera tutti’, gli allentamenti ci saranno - secondo modalità che dobbiamo ancora studiare - ma saranno progressivi, nella speranza di poter ripristinare viste normali al più presto. Tutto dipende, ripeto, dall’evoluzione della situazione epidemiologica, che per ora è incoraggiante vista la diminuzione dei casi di contagio, dallo sviluppo delle varianti e da altri fattori”.
Spiega ancora il medico cantonale: “Una persona è vaccinata sette giorni dopo la somministrazione della seconda dose. In altre parole, dopo la prima ci vogliono quattordici giorni perché si sviluppino gli anticorpi: a quel punto gli studi parlano di una protezione tra il 30 e il 50 per cento, sette giorni dopo la seconda dose si arriva al massimo della protezione, che con i vaccini Pfizer e Moderna è del 95 per cento, probabilmente un po’ meno per gli anziani. È per questo che parliamo di un’apertura progressiva alle visite ai degenti nelle case per anziani e in questo si deve necessariamente tener conto della situazione epidemiologica all’esterno degli istituti”.
Limitare, testare, proteggere, vaccinare. Sono queste le parole d'ordine del medico cantonale Giorgio Merlani, ripetute durante l'incontro stampa. Sulla situazione epidemiologica e l'evoluzione della diffusione dei nuovi ceppi del coronavirus, è lo stesso medico a indicare che «attualmente in Ticino la variante inglese è presente in più del 10% dei casi in circolazione»