Il deputato liberale radicale chiede al Consiglio di Stato a che punto siano i lavori a livello nazionale in merito a responsabilità, fiscalità ed etica
“In Svizzera si contano 146 robot industriali su 10 mila dipendenti. Ne sono stati installati finora 422 mila, e sono sempre più diffusi nell’economia a livello mondiale: lo scorso anno le loro vendite sono salite del 6 per cento rispetto all’anno precedente”. Sono queste le premesse sia di quella che è una rivoluzione robotica nell’industria e nell’economia - in atto già da tempo, ma che sta accelerando - sia di un’interrogazione che il deputato liberale radicale Matteo Quadranti, assieme ad Alessandro Speziali e Diana Tenconi, inoltra al Consiglio di Stato per fare un po’ di chiarezza.
Già, chiarezza. Perché non c’è dubbio che “l’apprendimento automatico offre enormi vantaggi economici e innovativi per la società migliorando notevolmente la capacità di analisi dei dati, sebbene ponga nel contempo alcune sfide legate alla necessità di garantire la non discriminazione, il giusto processo, la trasparenza e la comprensibilità dei processi decisionali”. E mica ci si ferma qui. Per Quadranti “i cambiamenti economici e le potenziali conseguenze per l’occupazione (in particolare per le mansioni meno qualificate) derivanti dalla robotica e dall’apprendimento automatico devono essere parimenti valutati; nonostante i vantaggi innegabili apportati dalla robotica, essa può comportare una trasformazione che rende necessaria una riflessione sul futuro dell’istruzione, dell’occupazione e delle politiche sociali”.
Insomma, come sempre quando ci si trova davanti a cambiamenti radicali occorre tenere sotto controllo molti fattori senza lasciarsi prendere da facili entusiasmi, poiché, riprende Quadranti, “la responsabilità giuridica per quanto concerne sia il modello d’impresa sia le caratteristiche dei lavoratori va chiarita in caso di emergenza o qualora sorgessero problemi”. Perché va da sé che “la tendenza all’automazione esige che i soggetti coinvolti nello sviluppo e nella commercializzazione di applicazioni dell’intelligenza artificiale integrino gli aspetti relativi alla sicurezza e all’etica fin dal principio, e siano preparati a essere legalmente responsabili della tecnologia prodotta”. Ma è chiaro che servono controlli, e che la materia debba essere regolata. Con le giuste premesse date Quadranti, Speziali e Tenconi sostengono che “la nostra industria, con quella europea, potrebbe trarre beneficio da un approccio dello Stato efficiente, coerente e trasparente nella regolamentazione a livello continentale, che fornisca condizioni prevedibili e sufficientemente chiare in base alle quali le imprese possano sviluppare applicazioni e pianificare i propri modelli commerciali su scala internazionale e meglio globale, garantendo un’eccellenza nelle norme regolamentari da impostare e non siano costretti ad adottare e subire norme stabilite da altri”.
Al momento, perlomeno a livello europeo, si sta cercando di stabilire una definizione giuridica comune di robot autonomo e intelligente, che tenga conto di “capacità di acquisire autonomia e interconnettività con il proprio ambiente e analisi di dati, capacità di apprendimento attraverso l’esperienza e l’interazione, forma del supporto fisico del robot, capacità di adeguare comportamento e azioni all’ambiente”. È necessario, sostiene il Plr, che tale definizione giuridica “sia flessibile e non ostacoli l’innovazione”. Ma per arrivare a questo, anche in Ticino, servono dei primi passi. Un primo, è la richiesta al Consiglio di Stato “se è al corrente, o partecipa, se del caso come (attivamente?), a eventuali lavori a livello nazionale in merito a definizioni, responsabilità, etica, fiscalità dei robot e se può riferire dello stadio di avanzamento dei lavori a livello svizzero”. Un secondo, ed è l’altra domanda posta al governo nell’interrogazione, è verificare “se dispone, o non ritiene di dover disporre, di una banca dati e una statistica dei robot presenti sul territorio cantonale”.