Il risultato complessivo, compresi gli oneri degli investimenti, è di -280,8 milioni. Proposta formalmente la sospensione del freno ai disavanzi
È un preventivo a tinte rosse, quasi bordeaux, quello per il 2021 del Canton Ticino. Il disavanzo d'esercizio calcolato è di 230,7 milioni di franchi ed è stato allestito in un periodi di "generale incertezza per quanto concerne l’evoluzione economica e i suoi impatti sulle finanze pubbliche" dettata dalla situazione economica creata dalla pandemia. È quindi necessario "un monitoraggio costante della situazione", anche perché il 2020 dovrebbe già chiudersi in pesante rosso: 270 milioni di perdite, secondo il pre-consuntivo di agosto.
Così il Dipartimento delle finanze e dell'economia (Dfe), comunicando i conti previsionali avallati dal Consiglio di Stato.
"Il preventivo 2021 del Cantone presenta un disavanzo d’esercizio determinato soprattutto dalla crisi sanitaria che si è manifestata in modo imprevisto e repentino a partire dalla fine del primo trimestre del 2020 e che comporterà un importante disavanzo nel 2020 come illustrato dal recente pre-consuntivo", precisa il Dfe. Il risultato d’esercizio "si attesta a -230.7 milioni di franchi e l’autofinanziamento a -22.4 milioni di franchi, pari a un grado di autofinanziamento del -8.7%. Considerato un onere netto per investimenti di 258.5 milioni di franchi, il risultato complessivo risulta pari a -280.8 milioni di franchi. A fine anno, il debito pubblico dovrebbe pertanto superare l’importo di 2.2 miliardi di franchi".
Secondo le ipotesi del Cantone "l’impatto della crisi economica conseguente alla pandemia" si manifesterà "in modo importante sul fronte dei ricavi con una riduzione rilevante dei gettiti di competenza delle persone fisiche e delle persone giuridiche. A influenzare negativamente le entrate, evidenziamo anche il rinvio al 2022 dell’entrata in vigore della tassa di collegamento".
"La spesa corrente cresce soprattutto a seguito dell’incremento delle spese di trasferimento, in particolare nei settori della sanità e della socialità, per i quali i servizi competenti oggi non possono ancora prevedere le dinamiche di crescita dovute agli effetti della crisi pandemica in atto, e nel settore dei trasporti pubblici. Accanto alla crescita nel settore delle spese di trasferimento, si registra anche un aumento consistente delle spese per il personale, in gran parte riferito al personale docente".
Assieme al preventivo 2021, il presente messaggio presenta il piano finanziario 2022-2024 che integra i nuovi oneri che entreranno in vigore nel 2021 per un valore di circa 4.3 milioni di franchi per i quali, considerata la situazione critica delle finanze cantonali, sono state fissate delle priorità dai singoli dipartimenti. Le conseguenze della crisi si manifesteranno in modo importante sulle finanze pubbliche cantonali verosimilmente anche nei prossimi anni. Ciò avrà come diretta conseguenza un progressivo peggioramento della solidità del bilancio del Cantone e del debito pubblico.
Il Governo, data l’eccezionalità della situazione, propone con il presente messaggio una sospensione di un parametro del vincolo finanziario, quello relativo al limite massimo di disavanzo ammissibile. Questa situazione richiede l’avvio dei lavori per definire un’azione di intervento che permetta una progressiva riduzione degli importanti disavanzi d’esercizio che si prospettano e ritrovare quindi l’equilibrio dei conti sul medio termine. Occorre infatti evitare che si crei un importante disavanzo strutturale, come indicano le proiezioni attuali di piano finanziario. Ciò richiede un intervento attivo della politica.
A più riprese, in conferenza stampa, il direttore del Dfe Christian Vitta e il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi hanno invitato la politica, leggasi i partiti, a essere responsabili. Perché questo buco andrà sanato, e la principale preoccupazione è appunto che il disavanzo non diventi strutturale. Ci saranno incontri tra il Consiglio di Stato e i partiti, si è venuto a sapere. Ma quanto il sentiero sia stretto lo si capisce bene dalle parole dello stesso Gobbi: «Il dialogo serve per aumentare la consapevolezza del momento, il nostro compito è avere una visione d'insieme». E se i partiti continueranno a proporre ognuno la propria ricetta, secondo Gobbi questo si tradurrebbe nel «venir meno al senso di responsabilità». Tutti sulla stessa barca, insomma.