Il sindacato cristiano sociale denuncia una situazione in continuo peggioramento, e formula tre richieste alle associazioni padronali
La situazione degli impiegati amministrativi e gestionali sta sempre più peggiorando. È questa l’opinione dell’Organizzazione cristiano sociale ticinese (Ocst) che lancia un allarme: “Negli ultimi anni abbiamo registrato un crescente numero di segnalazioni di abusi subiti da questa categoria e un’allarmante riduzione dei salari”. A preoccupare in particolar modo il sindacato, si legge in una nota firmata da Paolo Coppi, Claudio Isabella e Nenad Jovanovic, è “la gravità di alcune situazioni: salari inadeguati al ruolo, alle responsabilità e alla formazione, assenza della tredicesima mensilità, mancato pagamento delle ore extra, flessibilità a solo vantaggio del datore di lavoro con assenza di misure che tutelino il bilanciamento con la vita privata”.
Ma non solo: per l’Ocst è preoccupante anche quanto concerne “la pianificazione delle ferie e dei riposi che tiene conto solo delle priorità aziendali e la valorizzazione dei diritti al minimo di legge”. Così come “le ricorrenti situazioni di stipendi insoluti e i numerosi casi di fittizio lavoro a tempo parziale”. Come se non bastasse, a tracciare un bilancio che per l’Ocst è molto negativo c’è pure il fatto che “condizioni del genere siano registrate in contesti professionali dove sono previsti contratti collettivi nazionali, cantonali e contratti aziendali di lavoro”.
E perché accade tutto quanto denunciato, allora? “Il sospetto - si continua a leggere - è che la figura intermedia e trasversale dell’impiegato non trovando collocazione nei diversi ambiti contrattuali e nelle differenti categorie definite, venga quindi trattata a parte e a condizioni che permettano all’azienda un risparmio a danno delle lavoratrici e dei lavoratori del settore”. In aggiunta, si rileva come “la presenza di numerosi contratti normali di lavoro che si sono resi necessari per sedare sfruttamenti, eccessi e illeciti nei settori professionali del terziario conferma purtroppo una tendenza che ci turba”. Che fare, quindi? Sono tre le richieste che, a fronte di questa situazione denunciata, l’Ocst formula per migliorare le condizioni della categoria.
La prima è che “nei settori dove sono applicati contratti collettivi o contratti aziendali di lavoro, il trattamento della figura dell’impiegato amministrativo e gestionale sia trasparente e proporzionato a ruolo, responsabilità, preparazione e, in generale, si chiede l’inserimento anche di questo gruppo specifico di lavoratori nel campo di applicazione dei contratti stessi”. La seconda è “laddove non fosse già presente, la negoziazione, all’interno degli stessi contratti, di una classe di paga specifica che viva di logiche proprie e che sia equilibrata rispetto al tenore di quelle preesistenti”. Infine, “in tutti i contesti professionali oggi sprovvisti di un contratto collettivo o di un contratto aziendale la disponibilità a discutere, andando ben oltre a quanto stabilito nei contratti normali di lavoro, condizioni chiare e che siano commisurate alla media nazionale e alle diverse criticità organizzative espresse”.
Coppi, Isabella e Jovanovic si dicono convinti che “migliori condizioni contrattuali restituiscano migliori prestazioni e che un contesto fatto di contratti all’avanguardia influenzati dal rispetto delle esigenze fondamentali della persona, elevi il livello del fare impresa aumentando inevitabilmente il contesto professionale del territorio”. L’Ocst, quindi, si aspetta “che le associazioni padronali si dimostrino aperte alla contrattazione collettiva”.