Per Nicola Bagnovini, direttore della Società impresari costruttori, bisogna pensare a misure anticicliche
«Gli investimenti anticiclici sono un modo per alleviare la crisi e cercare di rilanciare l’economia interna. Cantone e Comuni, oltre alla Confederazione, hanno un ruolo importante da giocare in questo campo». Così Nicola Bagnovini, direttore della sezione ticinese della Società svizzera degli impresari costruttori (Ssic-Ticino) che si dice d’accordo con la proposta del consigliere federale Guy Parmelin di accelerare progetti pubblici già approvati per fornire una prospettiva alle aziende, ha spiegato alla 'Nzz am Sonntag' il ministro dell'economia, citando in particolare quelli infrastrutturali. Il Consiglio federale, ha anche affermato Parmelin, vuole inoltre sfruttare il suo margine di manovra e privilegiare il più possibile le imprese svizzere nelle gare di appalto pubbliche. Un modo per far sì che i soldi pubblici rimangano il più possibile nel circuito economico locale. «Anche su questo secondo punto come impresari siamo d’accordo. La Legge sulle commesse pubbliche (LCPubb) entrata in vigore all’inizio di quest’anno in Ticino, per esempio, introduce alcuni criteri che permettono di facilitare le imprese con sedi in Svizzera», precisa Bagnovini. Ora l’attività edile, con tutte le prescrizioni di sicurezza imposte dall’epidemia di coronavirus, è ripresa. Il fermo dei cantieri ha però creato dei costi vivi importanti a fronte di un fatturato quasi nullo (spese generali, leasing, assicurazioni). «La LCPubb ha rivisto le soglie per procedure a invito e incarico diretto (350mila franchi per l’invito e 200mila per l’incarico diretto) con possibilità comunque di chiedere fino a tre offerte. Sarebbe opportuno utilizzare questi margini legali per cercare di deliberare lavori pubblici a ditte locali», precisa Bagnovini.
Questo per quanto riguarda le piccole imprese. Per le grandi tali importi sono comunque contenuti e poco appetibili. «In questo periodo anche lavori di 2-300mila franchi darebbero ossigeno alle aziende e soprattutto fiducia all’intero settore che ha bisogno di condizioni quadro chiare», afferma ancora il direttore della Ssic-Ticino. Tra queste condizioni Bagnovini cita il risanamento degli edifici pubblici. «Il Gran Consiglio ha già votato un credito quadro da 60 milioni di franchi destinato all’edilizia scolastica. Ci aspettiamo che il Cantone anticipi interventi di restauro già durante il periodo estivo o aumenti l’importo di questo credito quadro». Gli impresari costruttori, già da prima della crisi scatenata dal coronavirus, avevano registrato un certo rallentamento della domanda relativa all’edilizia privata. L’aumento del tasso di sfitto e un naturale rallentamento della costruzione di nuovi oggetti dopo un ventennio in cui si è costruito molto, facevano intendere un assestamento dell’intero settore della costruzione (edilizia e artigianato connesso). «Sul fronte del genio civile siamo messi meglio. I committenti pubblici (Ustra, Ffs, eccetera) hanno mantenuto il livello di investimenti previsti. È l’edilizia abitativa che verrà a calare viste proprio le preoccupazioni di tanti per il futuro economico». «È per questo - continua Bagnovini - che chiediamo all’ente pubblico (Cantoni e Comuni) di farsi promotore di investimenti che definisco anticiclici, magari piccoli, ma che contribuiscono a mantenere i livelli occupazionali».
Un altro aspetto che preoccupa i costruttori è la formazione. L’annullamento di EspoProfessioni, la chiusura di per diverse settimane della Città dei Mestieri e le difficoltà di far svolgere stage in azienda mettono a dura prova la campagna di collocamento degli apprendisti. «Come Ssic-Ticino stiamo pensando a una strategia di sensibilizzazione mirata alle imprese, ai giovani e alle loro famiglie. È anche un modo per puntare a lungo termine su una manodopera formata da più residenti e diminuire la dipendenza dai lavoratori frontalieri», conclude Bagnovini.