L’Mps insiste con un’interpellanza sull’urgenza che l’Esecutivo si esprima sulle richieste della risoluzione approvata il 14 ottobre dal parlamento
Il Consiglio di Stato è “venuto meno al suo dovere politico rifiutando di fatto di prendere posizione sulla maggior parte delle proposte” contenute nella risoluzione del Gran Consiglio dello scorso 14 ottobre relativa alle riforme della giustizia ticinese. Non sono soddisfatti i deputati dell’Mps Giuseppe Sergi (primo firmatario) e Matteo Pronzini che, in un’interpellanza all’indirizzo del governo, rimarcano come “questo atteggiamento ponga un problema di credibilità delle istituzioni, in particolare del Gran Consiglio”. Attraverso l’atto parlamentare, pur non condividendo tutte le propose della risoluzione, i due granconsiglieri insistono sull’urgenza che il governo prenda posizione sulle richieste presentate. Il tutto con una serie di domande precise, settore per settore.
Ma facciamo un passo indietro. Lo scorso 14 ottobre, ricordano in prima battuta Sergi e Pronzini, il parlamento ha approvato una risoluzione intitolata ‘Riforme in favore della giustizia ticinese’. E spiegano: “La risoluzione si concentrava su una serie di proposte e indicazioni relative a Ministero pubblico, Magistratura dei minorenni, Giudicature di pace, nomina dei magistrati, servizio ricorsi del Consiglio di Stato, Consiglio della Magistratura e onorari dei magistrati”. La risoluzione era quindi strutturata in sezioni che, per la maggior parte, si concludevano con la richiesta al governo di esprimersi “entro e non oltre il 31 dicembre 2024” e, nel caso, di redigere i relativi messaggi entro il 30 giugno prossimo.
Detto, fatto. Il 19 dicembre il governo prende posizione sulla risoluzione, rispettando dunque la prima scadenza proposta dal parlamento. Ma c’è un ma. “Possiamo affermare, senza timore di essere smentiti, che l’unico aspetto positivo e adempiente della risposta dell’Esecutivo cantonale è stato quello di rispondere entro il 31 dicembre”, evidenziano i due deputati dell’Mps. E sottolineano: “Tuttavia, sulle rivendicazioni puntuali contenute nella risoluzione (a prescindere dal giudizio di merito), il governo si limita a ribadire una generica disponibilità a discutere, evitando di prendere posizioni precise e delegando a terzi analisi, approfondimenti e risposte”. Insomma, rimproverano Sergi e Pronzini, “se l’intento del parlamento, approvando la risoluzione del 14 ottobre, era quello di dare un deciso impulso alle necessarie e urgenti riforme della giustizia, tale prospettiva è stata profondamente disattesa”. Il giorno stesso, rievocano i granconsiglieri, l’Mps aveva pubblicato una presa di posizione che definiva la risposta del Consiglio di Stato “evasiva e divagante”, sottolineando in particolare come “il governo non fosse entrato nel merito delle questioni sollevate dalla risoluzione, ma si fosse concentrato essenzialmente su temi del tutto estranei, come la ‘pianificazione logistica’ e la ‘trasformazione digitale della giustizia’”. Temi, scrivono i due, “che occupano più di un terzo del testo della risposta del Consiglio di Stato, pur non essendo questi nemmeno menzionati nella risoluzione parlamentare”.
Non ci girano intorno Sergi e Pronzini: “Se la risposta del governo non ci ha sorpresi, ha creato un certo imbarazzo nei partiti che hanno proposto e sostenuto la risoluzione del 14 ottobre. Imbarazzo caratterizzato da un assordante silenzio dei rappresentanti di praticamente tutti i partiti con la lodevole eccezione del presidente del Centro Fiorenzo Dadò con una dichiarazione su ‘laRegione’”. Come detto, prosegue l’interpellanza, “su alcuni temi importanti il Consiglio di Stato demanda a gruppi di lavoro (che in generale devono ancora entrare in funzione) il compito di discutere delle proposte presenti nella risoluzione, senza tuttavia prendere posizione sulle stesse”. Per questa ragione, osservano Sergi e Pronzini, le domande poste all’Esecutivo sono “in gran parte riprese alla lettera dalla risoluzione approvata dal Gran Consiglio il 14 ottobre 2024”. I numerosi quesiti sono anche in questo caso suddivisi settore per settore e toccano il Ministero pubblico, la Magistratura dei minorenni, le Giudicature di pace, la nomina dei magistrati e il Consiglio della magistratura.