Il Consiglio di Stato chiede al parlamento di continuare alla 'vecchia maniera' in attesa di ripensare più a fondo il modello di gestione
Ai vertici dell’Ente ospedaliero cantonale si continui alla vecchia maniera, in attesa di ripensare più a fondo il modello di gestione. È quanto chiede al parlamento il Consiglio di Stato, che propone di confermare tutti i membri uscenti dell’attuale Consiglio d’amministrazione, al netto della sostituzione di Edy Dell’Ambrogio (che ha deciso di lasciare il mandato). All’ex funzionario dirigente del Dfe dovrebbe subentrare Andrea Bersani, avvocato e vicesindaco della nuova Città di Bellinzona. Al posto dell’ex direttore del Dipartimento della sanità e della socialità, Paolo Beltraminelli, ci sarà naturalmente il suo successore Raffaele De Rosa.
Questi, dunque, i sette membri (ri)proposti per il rinnovo del Cda: Valeria Canova Masina (consulente societaria e ancora una volta unica donna), Andrea Bersani, Luca Crivelli (economista e docente universitario), i medici Luigi Mariani e Roberto Malacrida, Paolo Sanvido (manager e attuale presidente) e Raffaele De Rosa per il governo.
Nella fretta del rinnovo – da effettuarsi per legge entro sei mesi da quello dei poteri cantonali – rimane aperta la questione della riforma del modello di gestione, la cosiddetta ‘governance’. Il Consiglio di Stato promette una proposta di modifica legislativa già «nei prossimi mesi», ma va detto che sul tema si dibatte da anni. La discussione verte in particolare sul potenziale conflitto d’interessi fra il ruolo di consigliere di Stato e quello di membro del Cda di un’azienda parapubblica.
A sollevare dubbi era stato in particolare un caso di false fatturazioni emerso all’Ospedale la Carità di Locarno. All’epoca – era la fine del 2013 – si scoprì che un viceprimario avrebbe fatturato 83 interventi effettuati in realtà da altri: un caso sfociato poi in una condanna di primo grado (l’appello contro il medico, che nel frattempo ha lasciato l’ospedale, è pendente). Contro Beltraminelli e altri due consiglieri d’amministrazione era stata aperta un’inchiesta per non avere prontamente informato la magistratura; l’indagine era poi sfociata in un decreto d’abbandono. La polemica politica non si era però placata: in casi come questi, il rischio è che la necessità di tutelare interessi e immagine dell’ente possa confliggere col mandato al Governo.
Per tutti i membri vige il limite dei tre mandati quadriennali. Il messaggio del Consiglio di Stato sarà discusso durante la prossima seduta del Gran consiglio, prevista a partire dal 14 ottobre.