Il Ceo dell’ex regia federale, ieri nel comune del Mendrisiotto, assicura che il suo vissuto momò farà la differenza nel nuovo ruolo
«Sono cresciuto proprio qui dietro». Dalla corte interna del municipio di Novazzano alla casa ‘natale’ del nuovo Ceo della Posta saranno sì e no cinque minuti a piedi. E anche se è dal 1990 che Roberto Cirillo ha lasciato il comune momò, il ritorno a casa – anche solo per parlare davanti ai novazzanesi in occasione del Primo d’agosto – è carico di emozioni.
Poco importa aver lavorato ad alti livelli a Shanghai, Melbourne, Mosca, Parigi, Istanbul, Londra: la voce si rompe comunque quando ripensa a quegli anni passati tra le colline del Mendrisiotto, a come, negli anni Settanta, quella comunità abbia accolto suo padre e sua madre in arrivo da Zurigo.
«Tanto, se non tutta la mia carriera, è stata possibile grazie a Novazzano. Chi mi frequenta sa che non lo dico solo perché parlo davanti a voi oggi: ho sempre fatto riferimento a Novazzano e al Ticino come uno dei fattori fondamentali della mia crescita personale e professionale». Le avventure vissute nel territorio del comune, ha rilevato il numero uno della Posta, gli hanno insegnato a prendere decisioni e conoscere i propri limiti. Le persone della comunità, tutto il resto: «Le tabelle delle declinazioni dei verbi imparati alle Elementari, e la struttura mentale che mi hanno dato, sono statea più importanti per il mio successo professionale rispetto alle equazioni differenziali parziali apprese al Politecnico». Fondamentali anche i sermoni domenicali di Don Sandro. «Una scuola di dialettica e retorica durante la messa e un’opportunità di contraddittorio durante la settimana». E poi la filarmonica «dove non ho mai brillato nel mio ruolo di terzo trombone, ma dove ho imparato che anche con un compito minore e un talento scarso si può dare un contributo importante a un team». Insegnamenti che Cirillo ha messo a frutto nella sua attività professionale e che ora vuole portare alla Posta: «Un’azienda e un’istituzione dove spero di poter contribuire, nel mio piccolo, all’evoluzione della società svizzera grazie a quanto appreso qui».
E alla domanda se l’essere cresciuto in un «piccolo villaggio di collina» farà la differenza nelle decisioni future del Gigante giallo, la risposta è chiarissima: «Già lo stanno facendo».