Parla il primario Pietro Majno-Hurst dell’ospedale Civico, che ha ottenuto il mandato federale per la chirurgia viscerale complessa per i prossimi 6 anni
La notizia è fresca, l’ospedale Civico di Lugano ha ottenuto il mandato federale per la chirurgia viscerale complessa per fegato e pancreas. È una bella soddisfazione. «Era provvisorio, ora il mandato è definitivo per i prossimi sei anni», spiega il primario di chirurgia Pietro Majno-Hurst, direttore del dipartimento di chirurgia negli ospedali Eoc da un anno e mezzo. Il nosocomio è stato ritenuto idoneo per questi interventi di medicina altamente specializzata (Mas) che sono pianificati a livello federale da un gremio di ministri della sanità. Hanno definito una lista di ospedali, rimborsati dalle casse malati, dove potersi curare. L’obiettivo è concentrare questi interventi dove c’è più esperienza, massa critica, qualità e interdisciplinarietà anche per motivi di costi. Interventi Mas in strutture senza mandato non vengono coperti dalle casse malati. Incontriamo il dottor Majno-Hurst all’ospedale Civico.
In Ticino abbiamo ora più di un caso a settimana che operiamo sempre in team e con specialisti di alta qualità (radiologi, anestesisti, oncologi, specialisti della rianimazione, infermieri). Questa chirurgia non è più fatta da Solisti, ma da quartetti, è il team che conta e deve essere multidisciplinare. Lo stesso sta avvenendo in altre specialità negli ospedali dell’Eoc, abbiamo sia i numeri sia le competenze.
Quasi tutti i settori della chirurgia dell’Eoc sono ad un livello di eccellenza. Abbiamo chirurghi con un profilo specialistico e team multidisciplinari cantonali, e anche collaborazioni con altre Università. Per molti interventi la qualità è almeno equivalente agli altri centri nazionali.
All’Eoc oltre ad avere chirurghi d’esperienza anche in ortopedia, viscerale, traumatologia, toracica, e quant’altro, offriamo anche un’attenzione personalizzata, che è possibile solo quando i pazienti sono tanti ma non troppi. Le famiglie hanno il nostro numero di cellulare e ricevono un sms quando l’intervento è terminato.
Saremo in condizione di averlo con l’aumento dei pazienti operati all’ospedale Civico di Lugano. Ma abbiamo ottenuto la denominazione di 'Centro di Riferimento' per la chirurgia bariatrica, attribuita dalla Società svizzera di chirurgia bariatrica. I casi di obesità sono più numerosi e questa chirurgia – che è sempre più sicura – fa guadagnare circa 10 anni di vita. Per gli obesi il problema è di natura metabolica, non morale; i cambiamenti dietetico-comportamentali hanno successo nel 5% dei casi, mentre la chirurgia bariatrica fa perdere i chili in eccesso nel 95% dei casi.
Stiamo cercando di uscire dal clima di concorrenza e favorire la collaborazione: ho lavorato 20 anni con i colleghi dell’Epatocentro della Moncucco diretti dal prof. Cerny e continuerò a farlo. Quando c’è fiducia tutto è più semplice. Al Civico abbiamo operato pazienti del privato e in sala operatoria è venuto anche il chirurgo che ci aveva affidato il paziente. Non vogliamo dirottare i pazienti dai colleghi del privato. Siamo trasparenti e disponibili. Questo messaggio penso sia passato.
C’è chi viene operato all’organo sbagliato, ci sono scambi di pazienti, c’è chi riceve il farmaco errato. Infezioni, diagnosi tardive. Errori per 5mila decessi l’anno in Svizzera. Tremila sarebbero evitabili. Nel 2001 al Civico hanno operato un paziente alla gamba sbagliata. Poi hanno introdotto check-list e verifiche in chirurgia, che riducono il rischio di scambi di lato o di intervento, infezioni o corpi estranei dimenticati nel paziente. Ben 13 anni dopo, alla Clinica Sant’Anna hanno operato la paziente sbagliata. Emerse che non tutti facevano check-list e verifiche.
«All’Eoc si segna la parte da operare, la check-list è di routine», spiega il professor Pietro Majno-Hurst. Anche registrare gli errori in una banca dati e analizzarli per evitare di ripeterli è determinante. «Trasparenza e analisi degli errori permettono di ridurli. Quando ci sono complicazioni si analizza che cosa andava fatto diversamente. Più che di persone, gli errori sono il risultato di procedure insufficienti che vanno corrette», precisa. Ancora troppo spesso chi vede qualcosa che non funziona non si esprime, soprattutto se è un’infermiera, perché non sempre c’è una cultura dell’ascolto e della segnalazione. «Considero la capoinfermiera come una partner, non una subordinata, la rispetto ed ascolto». Di regola l’esempio viene dall’alto!