La Commissione del Nazionale invita il governo a spiegare la situazione sull'assunzione dei costi delle cure oncologiche e proporre alternative
Si discuterà al Nazionale a Berna il caso del 12enne del Mendrisiotto ammalato di sarcoma, che si è visto rifiutare in un primo momento dalla cassa malati (che ha fatto retromarcia dopo la pressione mediatica!) la copertura della terapia anti-recidiva da 3mila franchi, che l’oncologo gli aveva prescritto all’ospedale San Giovanni di Bellinzona. Un farmaco non omologato in Svizzera, che l’assicurazione copre a precise condizioni. Una cura usata in Europa da anni, da impiegare in una modalità nuova, con alti vantaggi ad un costo irrisorio.
Il caso – sollevato dal nostro giornale a luglio e che ha avuto una eco mediatica nazionale – ha preoccupato la Commissione di sicurezza sociale e della sanità del Nazionale che, all’unanimità, vuole incaricare il Consiglio federale (mediante un postulato) di chiarire la situazione sull’assunzione dei costi delle cure oncologiche per i figli ammalati e illustrare le possibilità d’intervento per evitare casi di disparità di trattamento. «Se ne discuterà al Nazionale forse già a dicembre. Questo caso ticinese, ripreso dai media nazionali, ha sensibilizzato i miei colleghi di Commissione: concordano che è urgente agire», dice la consigliera nazionale socialista Marina Carobbio che si è fatta portavoce della problematica. Se ci sarà luce verde dalla Camera bassa, il governo dovrà redigere un rapporto. Una base per eventuali modifiche di legge. Una pista per Carobbio sarebbe quella di «estendere il concetto nazionale delle malattie rare alle malattie pediatriche oncologiche così da poter usare in Svizzera cure omologate altrove e vedersele rimborsare senza problemi, senza assistere a così tante differenze tra una cassa malati e l’altra».
A due, delle tre interrogazioni fatte dal deputato Udc Marco Chiesa, ha risposto ieri il governo, che non vede di buon occhio la nuova figura dell’esperto indipendente tra medico curante e cassa malati, perché farebbe perdere tempo prezioso. Nel caso di un farmaco non omologato in Svizzera, l’assicurazione verifica se i costi sono proporzionati al beneficio terapeutico, consultando il medico di fiducia. Una procedura che, per Chiesa, “può essere tracciata di autoreferenzialità”. Da qui la sua proposta di coinvolgere, su questa decisione, anche un esperto indipendente. Per il governo quest’ultimo “contrasterebbe con l’obiettivo di una valutazione il più possibile rapida delle domande di garanzia di assunzione di costi”. Il governo spiega poi che da aprile l’associazione SwissPedDose allestisce un registro elettronico con raccomandazioni armonizzate sul dosaggio di farmaci per uso pediatrico fuori indicazione.