Il 64enne fermato a Chiasso nell’ottobre 2023 con 15 chili lordi di cocaina è stato anche espulso per 15 anni dalla Svizzera
All’apparenza è solo una pedina di una rete criminale. Non una semplice rete locale, ma un’organizzazione internazionale con tanto di trasporti di cocaina dal Sud America ai Paesi Bassi e da lì al resto dell’Europa. Questo «ultimo anello della catena», un 64enne di cittadinanza marocchina e neerlandese, di una strutturata ragnatela attiva da oltre 20 anni, è stato intercettato nell’ottobre 2023 alla dogana autostradale di Chiasso mentre trasportava droga da Amsterdam a Milano. Durante la perquisizione del veicolo, il Gruppo Specialisti Visite ha rinvenuto oltre 15 chili lordi di cocaina nascosti nell’auto. Oggi, a distanza di un anno dai fatti, il 64enne di fronte alle Assise criminali di Mendrisio è stato condannato dal presidente della corte Amos Pagnamenta – giudici a latere Renata Loss Campana e Fabrizio Filippo Monaci – a otto anni di carcere e a quindici anni di espulsione dalla Svizzera.
Il viaggio intercettato non era il primo. Nel 2003 l’uomo era stato arrestato per aver trasportato, via aereo, 13 chili di cocaina dal Venezuela ai Paesi Bassi. Dopo aver scontato 28 mesi di carcere, tornò a una vita apparentemente normale, anche grazie all’arresto del presunto capo dell’organizzazione, soprannominato “El Gordo”. Successivamente – in aula sono state fornite due versioni sul momento preciso –, il 64enne ha ripreso i contatti con “El Gordo” e dal 2017 ha iniziato a lavorare come cuoco nel suo ristorante. Da quel momento ha ricominciato a effettuare dei viaggi: «Trasportavo sacchi da Amsterdam a Rotterdam o Utrecht. Dentro potevano esserci soldi o droga, ma non ne ero certo», ha affermato.
Nel 2022, l’organizzazione gli propose di usare il suo appartamento come deposito per la droga. Al suo rifiuto, fu accusato da loro della sparizione di 21 chili di cocaina e, secondo il suo racconto, fu torturato nel novembre 2022: «Sono scappato in Marocco. Nel gennaio successivo, però, ho dovuto ritornare ad Amsterdam perché hanno iniziato a minacciare la mia famiglia. Loro sono un’organizzazione immensa, hanno gente da tutte le parti e avevo paura in particolare per mia figlia e le due nipoti».
Al suo ritorno ecco che iniziano i viaggi in auto. Come descritto nell’atto d’accusa firmato dalla procuratrice pubblica Anna Fumagalli, nel settembre 2023 si era recato in Italia per conoscere le persone alle quali doveva consegnare la droga nel viaggio successivo, quando è stato intercettato con 13 chili netti di cocaina con un grado di purezza fino oltre l’80%: «Sapevo che c’era della droga, ma non la quantità».
Per la pp, non siamo di fronte a un trafficante occasionale, ma a «un corriere professionista a cui vengono affidate ingenti quantità di droga. Non ha mai avuto un lavoro fisso e dal 2017 percepisce una rendita dallo stato neerlandese. È chiaro che da allora, così come prima del 2003, fa parte di questa organizzazione». Inoltre, anche nell’ultimo viaggio, «era perfettamente consapevole di trasportare merce pericolosa per la salute». La colpa è stata dunque valutata grave dalla pp, che ha proposto una pena detentiva di 11 anni e l’espulsione per 15 anni: «Ha agito in modo noncurante, solo a scopo di lucro. Se solo avesse informato la polizia, avrebbe potuto interrompere questa rete criminale e mettere in salvo la famiglia. Invece, ha deciso di continuare a tenere comportamenti criminosi».
Dal canto suo, l’avvocato Fabiola Malnati non si è detta contraria al periodo di espulsione proposto, ma per quanto riguarda la durata della carcerazione non si è pronunciata. Ha sottolineato però l’età dell’imputato e il suo stato economico: «Fin dal suo arrivo in Europa, ha svolto lavori saltuari. Dopo la separazione con la moglie, la sua fragilità emotiva ed economica lo ha reso vulnerabile ed è entrato in questa rete criminale. Dopo la prima condanna, ha provato a ritornare in Olanda per cercare lavoro; ha tentato di trovare una vita stabile, ma non è mai riuscito a sganciarsi dal suo passato. Questa organizzazione lo ha sempre tenuto in pugno». Infatti, sottolinea Malnati, quando è fuggito in Marocco dopo la presunta tortura ricevuta, «ha dovuto consegnare tutti i suoi soldi e, dopo minacce, è tornato in Olanda». Riguardo al viaggio, per l’avvocato il 64enne ha avuto semplicemente il ruolo di trasportatore e non ha partecipato allo stoccaggio dell’auto e all’organizzazione del viaggio: «Sui panetti non sono state rilevate le sue impronte digitali».
A pesare nella decisione del presidente della Corte, ci sono state le numerose contraddizioni del 64enne e la pericolosità del suo comportamento: «Non è chiaro il momento e il luogo nel quale ha conosciuto ‘El Gordo’, così come le circostanze della sparizione dei 21 chili di cocaina e il momento nel quale è stato torturato. Sostiene di aver subito violenze nel novembre 2022, ma le foto che ha portato come prove sono datate settembre 2022». Per la Corte non è chiaro neanche il motivo del primo viaggio in direzione Milano: «Non si capisce perché avrebbe dovuto incontrare prima la gente alla quale doveva consegnare la merce. Di solito chi effettua questi viaggi non conosce tutte le persone coinvolte. Il suo racconto non è logico». Riguardo al fatto che non sono state trovate le impronte sulla droga, per Pagnamenta non ha alcuna rilevanza dato che «sapeva che stava viaggiando con cocaina in quantità ingenti. È un collaudato trasportatore. Ha compiuto questo gesto solo a fini economici e ha scelto di commettere il reato». La colpa del 64enne è stata valutata grave, ma nonostante «non ci sia stata collaborazione e abbia già commesso un reato analogo e ha proseguito a svolgere queste attività anche in tempi recenti, va tenuta in considerazione la sua età».