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Quella strana ecatombe dei direttori caduti dalle scale

Torna in aula il caso dei dirigenti assunti e subito ‘infortunati’. Ma l'imputato è rimasto in Brasile

(Keystone)
26 giugno 2024
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Un'inspegabile catena di incidenti e malattie falcidiò, tra il 2010 e il 2012, i dirigenti di sette società del Sottoceneri. In diversi caddero dalle scale, altri vennero colti da malanni, sempre poco tempo dopo essere stati assunti. Tutti annunciarono il caso alle assicurazioni. Una delle quali, insospettita, segnalò il caso alle autorità. L'inchiesta che seguì, stabilì che in realtà si trattava di una truffa aggravata. Al centro, l'attività di un ‘imprenditore’ che dopo aver messo in portafoglio un certo numero di società, precisamente cinque create ex novo e due acquistate, avviò una campagna acquisti assumendo amici e conoscenti con paghe faraoniche (fino a 20mila franchi al mese). Come detto, subito tutti finirono a carico delle diverse assicurazioni. L'ammanco a danno di queste ultime venne calcolato in oltre un milione e 250mila franchi.

Truffa aggravata

Per tutto ciò l'ideatore del meccanismo, nel 2021, è stato condannato a tre anni di detenzione, di cui metà da scontare e l'altra metà sospesa con la condizionale, per truffa aggravata e falsità in documenti. Il caso è ora tornato in aula penale, a causa del ricorso presentato contro la sentenza di primo grado. Il dibattimento, celebrato a Mendrisio, non ha proposto particolari novità. Assente, come già in primo grado, l'imputato, oggi 71enne, che vive in Brasile dove si è pure sposato con una donna del posto. Egli, un cittadino svizzero di origine siciliana, all'ultimo ha proposto di essere interrogato per via telematica, ma l'idea è stata respinta. La pubblica accusa, rappresentata dal procuratore pubblico Daniele Galliano, chiede la conferma della sentenza di primo grado mentre l'avvocato difensore Xenia Peran, come già aveva fatto tre anni fa, denuncia il mancato rispetto dei diritti dell'imputato, oltre a lamentare il lungo tempo trascorso dai fatti. Per questo, chiede il proscioglimento del suo assistito. In avvio di seduta ha sollevato un paio di eccezioni, che la Corte di appello e revisione penale (presidente Angelo Olgiati, a latere Ilario Bernasconi e Matteo Tavian) dirimerà in occasione della sentenza, che giungerà prossimamente.

Tutto facile

Il procuratore Galliano ha rammentato le circostanze in cui si svolsero i fatti. La prima truffa, ricorda, l'imputato la commise a proprio beneficio, e lì scoprì quanto fosse facile. Così decise di andare avanti anche per sistemare ‘amici e conoscenti’. Amici e conoscenti, tra l'altro, già condannati tramite decreti d'accusa. Lui, il 71enne, interrogato a suo tempo confessò almeno parte dell'accaduto. Le sue dichiarazioni e i documenti rintracciati corroborano la ricostruzione secondo cui il 71enne sarebbe stato all'apice della vicenda.

I certificati medici

L'avvocato difensore Xenia Peran ha per contro chiesto di estromettere dagli atti alcuni documenti con varie motivazioni, tra cui la mancata partecipazione del suo assistito alla ricostruzione dei fatti. Una mancata garanzia del contraddittorio, ha detto. I dettagli sono stati elencati in un memoriale consegnato direttamente alla Corte. Lamenta inoltre la mancata celerità di un procedimento avviato nel 2012 e poi rimasto fermo per nove anni. Alla ripresa l'incarto è passato dal procuratore Moreno Capella al collega Galliano. E le ammissioni fatte a suo tempo? «È stata una confessione pilotata, suggerita dal suo precedente avvocato per chiudere in maniera indolore la vicenda», dice Xenia Peran. Vizi procedurali e mancanza di rispetto del contraddittorio, lamenta la difesa, come pure la mancata dimostrazione delle falsità in documenti, vale a dire i certificati medici. «A livello giuridico questi certificati sono delle perizie, fino a prova contraria che però non è stata presentata». A proposito dei certificati medici, la Procura ha rinunciato ad approfondire la questione siccome la gran parte era stata stilata in Italia (specie quelli per infortuni), mentre sui pochi firmati in Svizzera ha incontrato l'ostacolo del segreto medico.

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