I fatti, venuti alla luce nel 2012, riguardano un ammanco di quasi 14 milioni. Tra le imputazioni anche truffa, riciclaggio e frode fiscale.
È un caso di altri tempi quello apparso oggi davanti alla Corte delle Assise criminali di Lugano, tempi in cui si godeva ancora del segreto bancario, e milioni di franchi in contanti venivano cambiati in euro ogni giorno. Al centro di questa vicenda c’è l’ex istituto bancario privato Notenstein, all’epoca ancora chiamata Wegelin, che a causa di una gestione, criminosa per l’accusa e incompetente secondo la difesa, si è ritrovata nel 2012 con un buco di quasi 14 milioni di franchi. A processo tre uomini, due svizzeri, di cui uno assente per motivi di salute, e un cittadino italiano domiciliato a Lugano. La procuratrice pubblica Chiara Borelli ha chiesto come pena tre anni sospesi per lo svizzero presente in aula, e 17 mesi sospesi per tre anni per il cittadino italiano. Per l’imputato assente non è stata richiesta una pena aggiuntiva, considerate le angustianti condizioni psicofisiche dell’uomo.
Altri tempi si diceva, in cui l’allora Wegelin costituiva l’unico istituto bancario ticinese attivo nella compravendita di banconote, diventando il riferimento di tutti i centri di cambio del cantone. Per le mani degli impiegati della banca sono arrivati a passare fino a 22 milioni di franchi al giorno (durante i momenti di picco nel 2012), e il tutto era lasciato alla sola gestione dell’imputato assente, che tra mancate registrazioni, speculazioni e prelievi personali è arrivato a generare, all’insaputa dei vertici della banca che gli avevano concesso piena fiducia, il sopracitato buco milionario. «Un uomo debole che aveva la presunzione di essere forte – lo ha definito Emanuele Stauffer, il suo avvocato difensore –, incapace di gestire da solo un sistema del genere, ma illuso di essere l’unico in grado di mantenere in vita un settore ormai sul punto di tramontare».
Una vicenda in cui i due presenti hanno giocato il loro ruolo, in parte in qualità di amministratori delle loro rispettive attività, collaborando e fornendo supporto finanziario all’imputato assente, a detta loro inconsapevoli del buco che si stava andando a creare.
Tra i capi d’imputazione vi sono anche ripetuta truffa aggravata, riciclaggio aggravato, ripetuta falsità in documenti e frode fiscale, che trascendono i fatti legati alla banca Notenstein, ma riguardano le presunte attività commesse dai due imputati presenti in aula.
Il primo imputato, un 65enne originario del Mendrisiotto, è accusato in particolare di aver ingannato, tra gli altri, persone semplici, che aveva conosciuto presso il suo comune di residenza e convincendole ad affidare alla sua società i loro risparmi, con la promessa di un guadagno annuo garantito. Con la stessa strategia ha ingannato decine di persone, utilizzando i loro soldi per speculare sul Forex, e, secondo l’accusa, utilizzando i soldi dei nuovi clienti per pagare gli utili promessi. Il danno complessivo ammonterebbe a oltre due milioni di franchi, molti dei quali però ormai caduti già in prescrizione. Per questi fatti, unitamente al coinvolgimento con il caso Notenstein, la pp ha richiesto appunto tre anni sospesi, mentre l’accusa privata ha richiesto complessivamente un risarcimento di circa 200mila franchi.
Diverso invece il caso del cittadino italiano, un 53enne residente a Lugano, che con il suo ufficio di cambio è entrato in affari con «un signore distinto – ha dichiarato l’imputato –, un pensionato italiano che mi aveva proposto di cambiare importanti cifre di denaro per lui, e io mi sono fatto abbindolare». Sì, perché il denaro, diverse centinaia di migliaia di euro consegnate in banconote di piccolo taglio, proveniva da un traffico illegale internazionale. Inoltre l’uomo avrebbe anche fornito alle autorità dei documenti contabili falsificati. Per lui sono stati chiesi 17 mesi sospesi per tre anni.
Quest’oggi si sono espressi solamente l’accusa e il difensore del primo imputato, che pur riconoscendolo responsabile dei fatti legati a Notenstein, ha respinto le accuse di truffa. Nella giornata di domani si dovrebbero pronunciare gli avvocati degli altri due imputati, e in seguito la Corte, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, dovrebbe pronunciare la sentenza.