Luganese

‘Hanno ingannato i clienti puramente per scopi personali’

Condanne fra i tre e i quattro anni per i due 54enni riconosciuti colpevoli di truffa aggravata. Prosciolti invece per la ripetuta falsità di documenti

Circa 15 milioni di franchi il denaro maltolto
(Ti-Press)
14 dicembre 2023
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«Emerge in modo inequivocabile che i due hanno iniziato a raccogliere fondi e utilizzavano nomi fuorvianti per le loro aziende per ingannare i loro clienti». Non ci sono dubbi per la Corte presieduta da Amos Pagnamenta: i due 54enni tedeschi processati ieri alle Assise criminali di Lugano per aver messo in piedi un raggiro da 15 milioni di franchi ai danni di oltre cento persone vicine alla pensione sono colpevoli.

La Corte – composta anche dai giudici a latere Emilie Mordasini e Fabrizio Filippo Monaci e dagli assessori giurati – ha condannato dunque i due uomini per truffa aggravata: tre anni e dieci mesi di detenzione per l’imputato residente nel Luganese e tre anni e sei mesi per il coetaneo residente all’estero. Quest’ultimo era accusato inoltre di tentato inganno nei confronti dell’autorità e sul capo di entrambi pendeva l’accusa di ripetuta falsità in documenti. La Corte li ha tuttavia scagionati da queste accuse.

‘Somme usate per scopi personali’

Come è stato spiegato ieri in aula, dal 2009 al 2014 sono state almeno 106 le persone che sono finite sotto le grinfie dei due e solo ora si è giunti al verdetto. Inoltre, ha aggiunto Pagnamenta, «i fatti sono stati ammessi e c’è ampia conferma anche da quanto è emerso dagli atti. Le somme inoltre venivano raccolte in un unico conto e usate per scopi personali».

Dei 15 milioni di franchi che i due hanno estorto, 3 milioni sono stati spesi per interessi personali e di questi, come ha affermato ieri in aula il procuratore pubblico Daniele Galliano, 2,3 milioni di franchi il 54enne del Luganese li ha spesi per prestazioni a luci rosse, arrivando anche a redigere una classifica di merito delle escort. Per il giudice questi fatti però sono irrilevanti: «Agivano a puro scopo di lucro, come unica finalità avevano quella di vivere nell’agiatezza e nel lusso, ma non è stato possibile ricostruire esattamente come siano stati spesi questi 3 milioni di franchi».

Un’ingegnosa truffa

Nel giudizio dato dalla Corte emerge anche che i due hanno collaborato puramente per scopo di lucro: «L’ingegnosità del piano elaborato, con un’immagine solida, il domicilio in Svizzera, presentazioni e brochure accattivanti e prodotti offerti che parevano sicuri è di una gravità estrema». I due, ha aggiunto il presidente, «erano entrambi coscienti di quanto stavano facendo e sono stati bloccati solo dalle autorità».

Le pene dunque si distanziano dalle richieste della pubblica accusa, che era di sei anni e cinque anni e tre mesi rispettivamente per il ‘ticinese’ e per l’altro imputato. Ma la sentenza si discosta anche da quanto invocato dalle difese: gli avvocati Marco Bertoli, legale del ‘ticinese’, e Demetra Giovanettina, rappresentante dell’altro imputato, hanno proposto pene non superiori ai tre anni di detenzione.

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