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Emergenza migratoria, si cercano strutture alternative

I Comuni del Basso Mendrisiotto hanno messo sul tavolo del Cantone più volte il tema. Il sindaco Arrigoni: ‘Una proposta ad oggi non c’è’

La situazione richiede ‘posti di emergenza’
(Ti-Press)
4 giugno 2024
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I Comuni del Basso Mendrisiotto lo hanno detto e ribadito più volte: occorre mettere un ‘tetto’ all’accoglienza dei migranti sul territorio. E il nuovo Centro federale d’asilo a Pasture alloggerà 350 persone, non una di più. Il Consiglio federale anche ieri è stato chiaro e ha messo nero su bianco una nuova conferma. Come dire che Chiasso, Balerna e Novazzano qui ci possono mettere una spunta. Diverso il discorso quando si tratta di situazioni straordinarie. Al momento, infatti, Berna non può rinunciare ad avere una struttura d’emergenza, visto l’attuale scenario migratorio. E quella struttura è lo stabile di via Motta 1b a Chiasso, che verrà utilizzato finché “non verrà concordata una soluzione alternativa con il Canton Ticino”. Poche righe scritte, ma il governo federale è andato dritto al punto nel rispondere a Giorgio Fonio durante l’‘Ora delle domande’, giusto in apertura della sessione estiva del Consiglio nazionale. Il consigliere nazionale momò del Centro aveva messo sul tavolo la questione nei giorni scorsi dopo che, in occasione dell’apertura ufficiale del Centro, era stata confermata la necessità di mantenere operativo il vecchio edificio, sede in passato delle procedure di registrazione. Un fabbricato che, si ricorda, è di proprietà della Confederazione.

Un tema, due piani logistici

Quando si parla di pianificazione e logistica, si richiama direttamente da Berna, Palazzo federale in Ticino si è sempre mosso su due fronti. E questo, si annota, “in accordo con il Cantone e i Comuni interessati”. Vi è, in effetti, un piano ordinario, ovvero quello della procedura d’asilo, per il quale oggi si fa capo a Pasture e, appunto, ai suoi 350 letti, e un piano emergenziale che sino a qualche mese fa contava su 300 posti. Capacità, quest’ultima, in gran parte venuta meno con lo smantellamento alla fine del 2023 del Paf, il Punto di affluenza ricavato negli spazi della stazione ferroviaria di Chiasso, ma che, come ribadito dal Consiglio federale, dovrà essere sostituito. Ed è qui che entra in scena la struttura di via Motta, con la disponibilità di 130 posti e la presenza, di recente, di una novantina di persone. Che lì resteranno. Ieri loro non erano, di fatto, tra i richiedenti asilo che, da programma, sono stati trasferiti dalla soluzione provvisoria di Pasture al nuovo Centro.

Serve una ‘via d’uscita’

Così il nodo della questione resta l’esigenza, espressa a più riprese soprattutto dai Comuni locali, di trovare delle alternative. Lo si era fatto presente allo stesso ministro del Dipartimento federale di giustizia e polizia Beat Jans in occasione della sua visita a Chiasso del febbraio scorso. E non si è mancato di rammentarlo il 24 maggio scorso in occasione dell’inaugurazione di Pasture davanti alla segretaria di Stato della migrazione Christine Schraner Burgener e al direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.

Se le autorità locali confidano, infatti, nella solidarietà del resto del Ticino, Gobbi evoca la necessità di affrontare la tematica migratoria e dell’asilo in ottica federalista; come dire che i Cantoni d’Oltregottardo potrebbero fare di più. E allora come se ne esce?

Si rivendica una soluzione

Ad oggi una proposta concreta i Municipi del Basso Mendrisiotto non l’hanno ricevuta. È stato intavolato il discorso con il Cantone?, chiediamo al sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni. «Ne abbiamo parlato più volte – ribadisce il sindaco –, così come abbiamo fatto presente che più di 350 richiedenti l’asilo sul territorio non siamo in grado di gestirli. Insomma, lo abbiamo ribadito in varie occasioni, inclusa la piattaforma Cantone-Comuni: d’altro canto il Ticino non finisce a Balerna. E da parte del Consiglio di Stato – ci fa sapere ancora Bruno Arrigoni – la risposta già l’anno scorso è sempre stata “stiamo valutando”. Più di questo oggi non abbiamo in mano, ma una soluzione va trovata».

In altre parole, una alternativa logistica allo stabile di via Motta al momento non c’è, o comunque non è nota. D’altra parte, occorre essere preparati a fronteggiare situazioni simili a quelle vissute nel 2022-2023. Così come va capito, rimarca ancora il sindaco, quanto tempo sosteranno a Chiasso le persone alloggiate nella struttura d’emergenza.

A questo punto, rilancia Arrigoni, «dobbiamo sperare che le ‘procedure turbo’ introdotte dal consigliere Jans – pensate sull’arco delle 24 ore, già sperimentate nella regione di Zurigo e rivolte in particolare per chi proviene dal Maghreb, ndr – possano essere un deterrente», allentando nelle intenzioni la pressione sulle domande d’asilo.