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La Città di Mendrisio rivela i suoi Beni da proteggere

Consegnato il dossier che scheda edifici e oggetti degni di tutela locale e cantonale. Un patrimonio su cui è calata una zona di pianificazione

Selezionati anche oggetti iconici
(Ti-Press)
27 settembre 2023
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Sulla mappa sono tanti i punti rosa carico che costellano il territorio di Mendrisio. In corrispondenza di ciascun pallino, eccolo lì, c’è un bene che oggi il Comune intende tutelare. Ognuno di essi, del resto, ha una storia, un valore, una ragione per essere protetto, a livello locale, ma, in alcuni casi, pure cantonale. In effetti, è stato un lungo lavoro quello che, in questi anni, ha affrontato la Commissione istituita ad hoc con il compito di stilare un elenco dei Beni culturali della Città degni di salvaguardia. Al tavolo commissionale si sono seduti specialisti - tra questi due architetti e uno storico dell'arte - ed esponenti delle forze politiche rappresentate in Municipio. L'opera a cui tutti sono stati chiamati, infatti, era complessa: da analizzare c'era una realtà comunale espressione di dieci Quartieri ricchi di testimonianze. La base di partenza? Le oltre 1'200 schede censite dal Cantone e lo stato dell'arte dei vincoli di tutela e delle norme in vigore.

Prese delle misure

La sfida era ardua. Alla fine, però, la Commissione ha portato a termine la sua missione e ha consegnato nelle mani dell'esecutivo un dossier corposo, che ha già preso la via del Consiglio di Stato per un esame preliminare e che sarà oggetto, in seguito, di un messaggio municipale che approderà sui banchi del Consiglio comunale. Dentro quell'incarto voluminoso, ci sono le proposte, motivate, che restituiscono, come ci fa presente Massimo Carmellini, collaboratore dell'Ufficio tecnico comunale, una garanzia di protezione maggiore a vantaggio di ciò a cui Mendrisio tiene di più: il suo patrimonio storico, culturale e urbanistico. Non solo, in parallelo, proprio per non inficiare l'operato della Commissione e ’sigillare‘ le indicazioni messe nero su bianco - sino al loro avallo definitivo - si è istituita una zona di pianificazione comunale.

Preavvisata in modo favorevole dal Dipartimento del territorio, come da prassi, da lunedì è in pubblicazione e lo resterà sino al 24 ottobre prossimo. Nelle intenzioni questa misura pianificatoria avrà la durata di 5 anni, estendibile ad altri 2 alla bisogna, in attesa dell'adozione di una variante di Piano regolatore che ancorerà ai piani i beni tutelati. Contro la zona di pianificazione ci si potrà appellare al Tribunale cantonale amministrativo (Tram), ma il ricorso non avrà effetto sospensivo.

Messo un veto su demolizioni o interventi impropri

La mossa dell’autorità comunale, d'altro canto, è chiara. Con la zona di pianificazione ci si prefigge di "salvaguardare edifici e impianti potenzialmente interessati dalla tutela dei beni culturali protetti di interesse locale e cantonale". Concretamente si vuole evitare che un edificio venga demolito o un oggetto "irrimediabilmente alterato" nei suoi valori storico-architettonici. Si farà eccezione per opere di recupero, risanamento, trasformazione e manutenzione effettuate nel rispetto dei canoni previsti e del contesto in cui ci si muove. D'altra parte, a sorreggere questa decisione vi sono delle linee guida precise.

Tra edifici e oggetti, i criteri di valutazione

Criteri che hanno guidato anche la mano della Commissione. Di fatto, come ci spiega ancora l'architetto Carmellini, ci si è focalizzati, appunto, sul valore storico e architettonico dei beni al centro dell'attenzione, così come sulla loro valenza urbanistica, sulla qualità spaziale generata, sullo stato di conservazione e altresì sulle implicazioni finanziarie che una tutela comporta. Una bussola che ha permesso di fare delle scelte, rinunciando ad alcuni oggetti oppure proponendone dei nuovi, magari da elevare a una protezione cantonale. È quanto è successo, ad esempio, per l'area esterna a Palazzo Turconi (già tutelato) e la vicina chiesa dei Cappuccini.

Uno sguardo più ampio

Nel suo lavoro, in effetti, la Commissione ha cercato di allargare lo sguardo, ragionando sui comparti oltre che sui beni in sé vincolati a una scheda, come nel caso delle cantine, presenza caratteristica a Mendrisio, Salorino e Capolago. Tant’è vero, ci fanno notare, che non ci si è limitati a segnalare gli oggetti da salvaguardare, ma si sono date delle indicazioni puntuali su alcune aree nell'ottica della futura variante di Pr. Una analisi che si è soffermata su ogni singolo Quartiere e suddiviso i beni per tipologia.

Meride, proposta la salvaguardia totale

Singificativa è la scelta commissionale operata nei confronti del Quartiere di Meride, che è stato proposto come bene culturale nella sua totalità. Un approccio non usuale e che, ci rende attenti Carmellini, accosta il villaggio della Montagna a Corippo. Del resto, già negli anni Ottanta su Meride è calata la protezione federale, con l'iscrizione nell'Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale Isos.

La Città tutta intera, in ogni caso, rivela dei veri tesori nascosti ai più. Basta scorrere alcune delle schede allegate al dossier per rendersene conto. E nulla è lasciato al caso: nel patrimonio collettivo trovano posto tanto una fontana sfuggita agli occhi di molti, quanto gli edifici più iconografici della Mendrisio odierna, come LaFilanda, le cave di Arzo o la ferrovia a cremagliera del Monte Generoso.

Quei tesori nascosti

Una idea plastica di ciò che il capoluogo intende conservare per le generazioni future la offre pure la lista dei mappali su cui è calata la zona di pianificazione, oltre 500 in totale. Scorrendola si incontra la piazza di Arzo come i cimiteri - in particolare con le cappelle e le tombe presenti a Ligornetto -, la Casa comunale di Capolago al pari delle osterie tipiche, la masseria al Serpiano come la Pinacoteca Züst a Rancate.

Il Borgo stesso svela un patrimonio, piccolo e grande, che (forse) non si è valutato sin qui nella sua coralità. Volendo esemplificare, la Commissione accende i riflettori sulle diverse ville storiche - come la ex villa Andreoli, villa Rosa o ancora villa Lina e la magione al Colle degli ulivi - e al contempo su Casa Maggi e Casa Torriani o Casa Borella. Ma non sfuggono neppure la casa d'appartamenti La Quercia progettata da Tita Carloni o la Pensiione Crou, stabile abitativo caratteristico dello sviluppo urbano di metà Novecento.

A queste testimonianze si aggiungono, poi, gli edifici di servizio: l'asilo nido Comunità dei bambini e la stazione ferroviaria, la scuola media e il centro scolastico Canavée o ancora Casvegno e lo stesso Municipio, oltre a varie chiese (tra queste il complesso di San Sisinio). Tra i beni da tutelare troviamo, però, pure la scultura-simbolo di Presenza sud, l'Eremo di San Nicoalo, la Scala Santa, il monumento a Luigi Lavizzari e alcuni viale alberati. Ma l'elenco è irrimediabilmente incompleto.