Negli anni per la Città gli obblighi con banche e dintorni rischiano di moltiplicarsi, come i tassi d'interesse. Il capo Finanze: ‘Restiamo propositivi’
Oscar Wilde diceva che se non avesse avuto i suoi debiti, non avrebbe avuto nulla a cui pensare. Certo è che, spesso, sapere di dovere del denaro a qualcuno non fa dormire la notte. Perché ipoteca il futuro. E toglie la libertà. Non fa differenza che si tratti di un nucleo famigliare o di una intera comunità. Avere dei debiti può pesare, infatti, anche sull’economia quotidiana di un Comune. Anche quando non si vedono (se non a un occhio attento), ma ci sono, lì tra le righe dei bilanci, quei fardelli in sospeso.
Nei mesi scorsi a Mendrisio la politica si è accapigliata, e non poco. L’oggetto del contendere? Le previsioni da profondo rosso (poi ribaltate a consuntivo), i risparmi al di sotto delle aspettative (almeno per una parte politica) e, soprattutto, quei due punti di moltiplicatore (passato dal 75 al 77 giusto quest’anno) che hanno diviso e surriscaldato il dibattito consiliare. Di fatto, però, nell’arena istituzionale si è persa di vista un’altra serie di cifre, messe in fila sotto il conto patrimoniale e passate un po’ in sordina. Numeri oggi scritti in piccolo, vero, ma che ben presto potrebbero rischiare di ingigantire i problemi della Città. Farlo depotenziando gli sforzi profusi per limare o tagliare là dove fa meno male e allontanando dall’equilibrio dei conti.
In effetti, Mendrisio oggi più di ieri ha un tallone d’Achille, i debiti con le banche. Che potrebbero ‘esplodere’. È tutto scritto tra le pieghe e gli allegati al Piano finanziario comunale 2020-2027. Eppure di tutto ciò nel dibattito parlamentare non vi è traccia. L’attenzione è tutta rivolta, infatti, allo scorrere della gestione corrente della Città. Salvo non accorgersi quando i debiti faranno ‘boom’.
Il risultato positivo (per 863mila franchi e a fronte di un deficit annunciato di oltre 2,2 milioni) registrato dai Consuntivi 2022 ha fatto tirare a tutti un sospiro di sollievo. I sacrifici hanno pagato, ma ancora di più le entrate straordinarie (le sopravvenienze hanno sfiorato i 4 milioni), che in quanto tali nessuno può garantire che si ripeteranno. Agli occhi più attenti, però, tutto ciò non basta a mettersi il cuore in pace. Il futuro finanziario di Mendrisio potrebbe essere problematico. A mettere sul chi va là bastano due parole: ‘debiti retribuiti’, peraltro vecchi e nuovi. I primi sono destinati a scendere, ma i secondi a lievitare. E se si sommano le due cifre, nelle previsioni dal 2020 al 2027, il risultato non è certo rassicurante. E potrebbe esserlo ancora meno se al calcolo si aggiungono i tassi di interesse, passati da quota zero all’attuale 3,5 per cento.
Fatti due conti, in una decina di anni su questo fronte si è passati dai 110 milioni del 2017 ai 230 milioni prefigurati tra quattro anni. In altre parole, mentre i debiti con le banche sono destinati (a Pf) a raddoppiare, i tassi triplicano o quadruplicano. Se poi ci soffermiamo sul presente o comunque sul passato prossimo, si vede bene che i ‘debiti retribuiti’ vecchi e nuovi restituiscono un totale di circa 185 milioni per il 2022 e di 202 milioni per il 2023.
Del resto, basta lasciar cadere lo sguardo sulla fila di numeri che nel Conto economico del Comune, alla voce spese correnti, traducono in dati sonanti gli interessi passivi sui debiti per avere un altro spaccato della situazione e degli effetti della politica finanziaria: restando all’attualità, nel 2022 si parlava di un milione e 230mila franchi e quest’anno di un milione e 750mila franchi. E se nel 2020 gli interessi ammontavano a quasi 960mila franchi, nel 2027 si prevede di contabilizzarne per oltre 2,9 milioni. Passati alla lente numeri e bilanci, insomma, sulla Città sta arrivando un macigno, da cui sarà difficile rialzarsi e del quale sembra non esserci consapevolezza. Ma tant’è, i debiti sembrano ormai essere al di sopra delle possibilità (e capacità) del capoluogo.
E dato che è arduo fare i conti senza l’oste, dietro l’angolo di Mendrisio (come di tutti i Comuni del cantone) ci sono due novità fiscali, che scatteranno nel 2025. Ovvero la riduzione dell’aliquota cantonale dell’imposta sull’utile delle società di capitali e cooperative dall’8 per cento al 5.5 per cento e la possibilità di introdurre il moltiplicatore comunale differenziato e che dà modo di distinguere il prelievo fiscale delle persone fisiche da quello delle giuridiche. Con la consapevolezza che spingere troppo sulla leva fiscale potrebbe far cambiare idea a qualche società ben intenzionata e al contempo mettere in concorrenza i Comuni. Cosa sceglierà l’autorità cittadina? L’interrogativo si impone, soprattutto alla luce dell’arrivo di nuove aziende, in particolare nel settore finanziario.
Nel frattempo, occorre trovare una via d’uscita. E allora viene da chiedersi se non sia il caso di mettere mano agli investimenti, trovando altresì il coraggio di predisporre un blocco per alcuni anni a fronte delle decine e decine di milioni in opere iscritte in ogni legislatura. E ciò proprio al fine di contenere l’esplosione dei debiti contratti sin qui. Nonostante i risultati confortanti degli ultimi consuntivi, Mendrisio potrebbe, in altre parole, trovarsi costretta a tirare il freno a mano.
Si affollano, quindi, gli interrogativi sul futuro finanziario, e non solo, di Mendrisio. Quali scenari si prospettano? Quello peggiore, volendo fare delle proiezioni, è di ritrovarsi in mancanza di liquidità (anche per pagare gli stipendi, per esemplificare) e nell’incapacità di far fronte ai debiti (rincorrendo i disavanzi) e ai tassi d’interesse. E allora potrebbe non bastare poter contare su un capitale proprio che, pur eroso negli anni, ancora restituisce oltre 26 milioni. Sta di fatto, come si legge nel Piano finanziario, che “la capitalizzazione dei risultati del conto economico per gli anni 2020-2027 comporta una riduzione di 15,8 milioni delle riserve contabili”.
Il rischio di entrare in una sorta di spirale, in altre parole, esiste; così come la possibilità di veder indebolire il Comune. E questo in un momento in cui gli enti locali devono far fronte a tante problematiche e necessità. E Mendrisio non si può permettere di vivere al di sopra delle sue possibilità.
«Non ho mai mancato di sottolineare che l’evoluzione del debito pubblico, così come l’andamento del debito verso banche e terzi, mi preoccupano». Daniele Caverzasio, capodicastero Finanze della Città di Mendrisio, non teme di sviscerare l’argomento. «Si tratta di un tema da affrontare – annota –, anche a fronte di un Piano delle opere che si presenta abbastanza importante. Certo, mai come quello che ci stiamo lasciando alle spalle. Non dimentichiamo che se siamo a questo punto è perché usciamo da un periodo durante il quale abbiamo messo in atto dei grossi investimenti». L’elenco, in effetti, è nutrito, e nell’ultimo anno annovera altresì il riscatto delle reti dalle Ail. «Negli ultimi tempi – rammenta – Mendrisio viaggiava sui 40-50 milioni l’anno. Un livello che non possiamo più mantenere, chiaro. Dovremo continuare a investire ma con le finanze che abbiamo».
A incidere oggi sono però anche i tassi di interesse, triplicati se non quadruplicati. Davanti a una tale mole di opere e spese se ne è ponderata la sostenibilità? «Lo facciamo sempre», sgombra il campo Caverzasio. La Città a quali condizioni ha contratto i debiti bancari? «Nel paniere c’è una parte di debiti a tasso fisso e una parte diversificata, a dipendenza della durata e con una scadenza fissa, quindi non rinegoziabile». Dunque ci si è tenuti lontani dai tassi variabili. Il capodicastero Finanze, insomma, rassicura. «La situazione va mantenuta sotto controllo, ma non è così allarmante. La Città deve continuare a essere propositiva e a garantire i suoi servizi».
È immaginabile un blocco degli investimenti?, gli chiediamo. «In questo momento, no. Non siamo a quel punto. Certo se i tassi di interesse dovessero continuare a crescere, e raggiungere quote molto elevate, qualche domanda dovremo farcela. Dovremo stare attenti, agire con cautela e marciare con passo fermo».
Per Caverzasio, poi, non occorre sottovalutare l’effetto di un moltiplicatore che è ancora «molto attraente». Tant’è, osserva, che «vi sono appunto segnali di nuovi arrivi in Città». In altre parole, Mendrisio va incontro al futuro con la consapevolezza di dover fare bene i conti. «Dovremo valutare, anno dopo anno, la capacità di dar seguito ai nostri programmi finanziari e operativi. Ci attendono, infatti, ancora sfide importanti: gli investimenti sulle scuole e le case per anziani e l’esigenza di mantenere il nostro patrimonio immobiliare».
E se i debiti dovessero lievitare, come i tassi? «Dovremo concentrarci sulle opere essenziali». Ma qualche altra valutazione la si sta facendo. «In effetti – ci anticipa –, stiamo sondando il terreno sulla possibilità di emettere dei prestiti obbligazionari, che richiedono però determinati criteri».
La Città non teme, quindi, di finire nella spirale del debito? «Ripeto – sottolinea Caverzasio –, dovremo gestire la situazione con cautela. E non dimenticare che i debiti di oggi li lasciamo in carico ai nostri figli. Se poi il debito pubblico dovesse pesare troppo, si può ipotizzare uno stop di un anno degli investimenti». Eppoi, chiosa, «Mendrisio presenta ancora una buona situazione finanziaria con un buon capitale proprio e guardiamo al futuro con favore anche dal profilo dell’attrattività territoriale (che non è solo moltiplicatore), che ha un’influenza positiva sul gettito».