Massimo Piccioli, per i referendisti, e Michaela Marmotta, per il Gruppo di sostegno si confrontano tra priorità della scuola e finanze in crisi
Non è la prima volta che le autorità di Breggia ci provano. Già nel 2012 a tentare di farsi strada era stato uno studio di fattibilità. Allora a mettersi di traverso all’ampliamento del centro scolastico di Lattecaldo era stato lo stesso Consiglio comunale. Oggi (o meglio domenica 30 ottobre) sarà la popolazione a dover scegliere quale direzione dovrà prendere la politica locale. Ovvero se seguire Municipio e legislativo nel sottoscrivere subito il credito di 687mila franchi che apre la strada alla costruzione della nuova scuola dell’infanzia e alla creazione della mensa per le elementari, quindi a un investimento globale di 6,7 milioni (rifugio di Protezione civile incluso); oppure mettere (per ora) il progetto in un cassetto in attesa di tempi (di bilancio) migliori. Il vero confronto tra favorevoli e contrari, in effetti, non si gioca sul piano del futuro della scuola – nel quale tutti credono –, bensì, sul destino delle finanze comunali. Per il gruppo di cittadini che ha lanciato (con successo) il referendum non è questo il momento per buttarsi a capofitto in una tale operazione, pena il rischio di veder collassare le finanze: occorre mettere in cima alla lista delle priorità altri interventi. Per il Gruppo di sostegno al Comune, invece, Breggia saprà tener fede a tutti i suoi impegni, e senza aumentare la pressione fiscale. Per entrare nelle ragioni dei due schieramenti abbiamo messo faccia a faccia Massimo Piccioli per i referendisti e Michaela Marmotta per il Gruppo di sostegno.
Stando alle proiezioni della popolazione scolastica, confermate dal Municipio, il numero di alunni a Breggia nei prossimi anni sarà stabile. Per i referendisti bisognerà, per contro, prepararsi in avvenire a fare i conti con un calo di allievi. Come si giustifica un progetto di ampliamento scolastico?
Piccioli: Partiamo col dire che non siamo contro il progetto di realizzare nuove sezioni di scuola, siamo estremamente preoccupati del momento in cui l’operazione si colloca. È il momento che non giustifica questa spesa enorme. L’aspetto demografico è chiaro a tutti: siamo in calo. C’è uno studio della Supsi, ‘Il malessere demografico’, del 25 gennaio 2021 (Coscienza svizzera), che evidenzia come entro il 2030 si conteranno 18’100 persone in meno in Ticino. Come dire un pezzo di Chiasso e Balerna insieme. Questo è inconfutabile, come lo è il fatto che fino al 2026 gli scolari resteranno più o meno stabili. Il problema è che questa non è la fase giusta durante la quale realizzare questo investimento. Il Piano finanziario (Pf) è stato elaborato oltre un anno fa, quando non c’erano tassi di interesse di questo tipo (in forte crescita). Non solo, ho letto sul giornale che il calcestruzzo è lievitato del 25 per cento. Subiremo tutti questi aumenti. Quindi non è il tempo di investire così tanti soldi, anche perché Breggia ha un debito incontrollabile. Le strutture attuali sono sufficienti per far fronte alle esigenze scolastiche.
Marmotta: Sicuramente siamo a conoscenza di quanto ha annunciato anche l’Ustat sulla decrescita demografica. Riconosciamo che, nonostante il rapporto tra nascite e decessi sia stabile, ci sia una migrazione in calo verso la valle. Si tratta di una complessità che non riguarda, però, solo il Comune di Breggia, ma l’intero Canton Ticino. Ciò non toglie che Breggia deve fare qualcosa per risolvere questa complessità. Da analisi fatte dal Gruppo di sostegno nella realtà del Comune la strategia vincente per non soffrire della decrescita demografica consiste nel creare un’offerta di servizi migliore, più ampia, piuttosto che puntare sull’attrattività fiscale.
Il Municipio ha dichiarato di voler investire sulla scuola per attrarre nuove famiglie. È davvero questa la strada? Basta offrire servizi scolastici?
Marmotta: Dal nostro punto di vista nella realtà di Breggia, sì. Più servizi e minor leva fiscale sono due strade che non possono essere portate avanti parallelamente: se il Comune dovesse essere in grado di farlo sarebbe una situazione idonea. Mi sovviene l’esempio di Castel San Pietro, che non è paragonabile alla nostra realtà. In questo momento ci si deve focalizzare su una singola tematica. E le famiglie vengono attirate dalla bellezza della valle ma soprattutto da migliori prestazioni, quindi bisogna ampliare la gamma dei servizi offerti dall’ente pubblico. A cominciare dalla scuola.
Piccioli: Noi qui siamo su posizioni diametralmente opposte. I servizi secondo noi ci sono e sono sufficienti. Certo possiamo migliorarli. Ma, ripeto, non è il momento di investire quasi altri 7 milioni. Anche perché abbiamo un forte debito, un moltiplicatore al 95 per cento e per vicino un Comune al 55 per cento e con un asilo nuovo. Insomma, non riesco a immaginarmi una giovane coppia che arriva da fuori pronta a trasferirsi a Breggia perché c’è una scuola dell’infanzia, nonostante una aliquota fiscale importante. È la via sbagliata: questo debito porterà di sicuro a un aumento del moltiplicatore fino al 100 per cento. Non crediamo che servizi migliori attirino i giovani.
Qual è allora la ricetta? La leva fiscale?
Piccioli: La ricetta di abbassare il moltiplicatore ce l’hanno tutti. Non è possibile. Noi siamo uno dei villaggi che ha il debito pro capite più alto del Ticino: il doppio della media cantonale. A Breggia si parla di 13mila franchi a fronte dei 5’600 franchi a livello ticinese. E crescerà ancora. Non vedo, dunque, dove sia possibile risparmiare e non vedo come si possa diminuire il moltiplicatore. Visto anche i lavori e gli investimenti futuri in programma.
Con quali argomenti, allora, si possono attrarre nuovi contribuenti? C’è un’altra soluzione?
Piccioli: Vorrei tanto avere la risposta ma non ce l’ho. La priorità oggi è avere delle finanze sane e non traballanti o addirittura fuori controllo. Sarebbe la cosa peggiore per il Comune. Se dovessi dire una ricetta, scelgo dei conti sotto controllo.
Non è contraddittorio da una parte puntare sui servizi e dall’altra avere una pressione fiscale non accattivante?
Marmotta: Lo ribadisco, le opzioni sono due: o rendere attrattivo il Comune dal punto di vista fiscale, il che in questo momento non è sostenibile, o rafforzare i servizi. Per noi questa è la strategia vincente.
Continuate a essere convinti che il progetto non peserà ulteriormente su finanze già in difficoltà?
Marmotta: Facciamo riferimento a dei dati oggettivi: il Pf 2021-2028 prevede investimenti lordi per 37 milioni di franchi. Questi 37 milioni sono suddivisi in varie opere, tra cui anche la scuola. Progetto, quest’ultimo, che prospetta una spesa di circa 7 milioni. A ciò vanno aggiunti 12 milioni per strade e piazze, altri 8 milioni per altre costruzioni, 7 milioni per l’approvvigionamento idrico e 4 milioni per interventi diversi. Chiaramente bisogna vedere qual è l’aspetto prioritario da prediligere. Secondo noi c’è ampio margine di manovra, e la scuola non rappresenta un investimento che può essere rinviato. Non ci spaventa il fatto che l’opposizione ritenga il Pf non sostenibile a causa dell’inflazione attuale. Siamo consapevoli che gli effetti macroeconomici possono impattare pure sulle finanze di un Comune, però il Piano è uno strumento dinamico, che può essere rivisto in base alle situazioni esterne o alle decisioni delle autorità superiori. Il Comune deve essere in grado di stare al passo e tenerlo sempre aggiornato. In generale, l’inflazione andrà ad aumentare come i tassi d’interesse. Ma anche se facessimo un ragionamento su un tasso del 3 per cento - a oggi a Pf il tasso di interesse è zero -, e facessimo un calcolo partendo dall’investimento per la scuola e dall’ammortamento a 50 anni, quello che si ottiene qualora il progetto non venisse concretizzato è, inizialmente, una riduzione del moltiplicatore di 4 punti, e successivamente di 2 punti percentuali. Questo significa che se dovessimo rinunciare all’operazione, avremmo, sì, margine sulla riduzione del moltiplicatore, ma di 4 punti percentuali. Il che non renderà mai attrattivo Breggia dal punto vista delle fiscalità.
In cima alle priorità cosa mettete?
Marmotta: La scuola, un investimento per le future generazioni. Non vorremmo mai investire su altro risorse che potrebbero essere riservate all’istruzione, all’educazione e alla didattica.
Piccioli: Per i referendisti la priorità è la scuola, che c’è. Il centro di Lattecaldo deve essere rinnovato: ha 40 anni. Dovesse arrivare domani una lettera dal Cantone che ci obbliga a mettere tutto a norma, dovremmo farlo. E si tratta di un intervento che richiederà, a breve, una spesa di 2 milioni. Sui 37 milioni, in buona parte già votati, ci sono tante cose primarie: le strade, l’acquedotto. Non vorremmo che la spesa andasse fuori controllo, anche se a noi lo sembra già. Si ragiona su un orizzonte di 50 anni, ma nel presente le finanze sono già un problema.
Il Municipio ha confermato che la nuova sede non esclude la ristrutturazione del complesso attuale, ma sarà sostenibile?
Marmotta: Nel Pf sono inclusi entrambi gli investimenti; si confermano i dati con un moltiplicatore stabile al 95 per cento e un debito pubblico altrettanto stabile dalla fine di quest’anno fino al 2028. Per noi le finanze del Comune sono sostenibili. I contrari affermano che il debito è fuori dai parametri della Sezione enti locali e dalla media cantonale, quel confronto non è fattibile perché si fa riferimento a due modelli contabili differenti.
Piccioli: Fatemi capire, tra i due metodi c’è una differenza del doppio?
Marmotta: C’è una differenza sostanziale.
Piccioli: Sostanziale, va bene, ma del doppio addirittura? Che calcoli hanno fatto? I dati che ho è che siamo vicini a un pro capite di oltre 13mila franchi, mentre la media del cantone è sui 5mila franchi. Sbagliare del doppio su una previsione non mi sembra corretto. Ma riprendiamo il discorso del debito: il Pf è stato concepito, bisogna essere chiari, su un tasso d’interesse dello zero per cento. Ora è a quota 3. Sono tanti soldi sul globale degli investimenti previsti. E ci sono spese urgenti come l’acquedotto o la piazza che aspettiamo da 30 anni.
Marmotta: Dal nostro punto di vista la piazza può aspettare ma la scuola no. L’acquedotto, rientra come detto nel Pf, quindi è mio auspicio che si lavori anche in questo senso. Per la sistemazione delle problematiche attuali.
Di fatto Breggia si trova a un bivio: cosa temete?
Piccioli: Di avere i conti fuori controllo. Si parla di aggregazione: sarà musica del futuro, ma se dovessimo intavolare il discorso c’è da chiedersi chi ci sposerà volentieri con tutti questi debiti. Se non sono sotto controllo non potremo giocarcela.
Marmotta: Se l’aggregazione tra qualche anno dovesse andare in porto, consapevoli che l’opposizione ora sostiene il progetto ma dice che questo non è il momento per realizzarlo, il Comune di Breggia non beneficerà mai di una scuola dell’infanzia a Lattecaldo: si centralizzerà ancora di più.
Tornando sul tema della scuola e dei servizi, si sono promessi asilo nido, doposcuola. Sono garantiti? Se non dovesse andare in porto il progetto, si rischia di perderli?
Piccioli: A Caneggio il Comune ha quattro case, potremo utilizzare quelle. Non sussiste un problema di mancanza di locali. Una parte dei servizi, poi, c’è già: è possibile potenziare il servizio di doposcuola. Si possono riattare altri edifici comunali e inserire quanto serve.
Marmotta: Gli attuali servizi sono funzionali alle esigenze delle famiglie dei bambini che frequentano scuola dell’infanzia ed elementari. Per la fascia d’età tra zero e 3 anni, invece, c’è una comprovata necessità, ed è quella di istituire questi nuovi servizi extrascolastici. La nostra idea è quella di inserire quei servizi nello stabile di Caneggio, dove oggi c’è una sede di Si. Sono spazi già adibiti all’educazione. Gli altri stabili purtroppo non sono adibiti a questo uso, dovremmo renderli accessibili e a norma; e ciò richiede tante risorse finanziarie.
Piccioli: A noi non risulta: ci sono almeno cinque immobili riattabili.
A proposito delle frazioni, la centralizzazione delle sezioni di Si a Lattecaldo ha fatto serpeggiare il timore che si possano svuotare, impoverire. E’ così?
Piccioli: Per noi è un punto chiave quello di non spostare queste sezioni dalle frazioni. Sono dei servizi che fanno bene alla popolazione locale: la presenza delle sezioni di asilo contribuisce a creare momenti di aggregazione, a far vivere questi luoghi.
Marmotta: Se la nuova scuola dovesse trovare sostegno popolare, non andrà a discapito della rete sociale nelle frazioni. Perché i bambini potranno comunque svolgere attività didattica nei nuclei. A Caneggio, ad esempio, il problema non si porrà se verrà istituito il servizio extrascolastico. A Morbio Superiore i bambini potranno interagire attraverso ulteriori attività.
Piccioli: Mi sembra debole come posizione. Il Municipio sta facendo di tutto per creare dei punti di aggregazione per gli anziani e vivacizzare i villaggi. Se si tolgono le sezioni, questi momenti di contatto e scambio, quel calore umano verranno a mancare.
Una ragione a favore e una contro.
Piccioli: Lo ribadisco dobbiamo dire ‘no’ a questo progetto in questo momento storico. Dobbiamo pensare a delle finanze sotto controllo. Ci sono altre priorità.
Marmotta: Cito il nostro motto. Una scuola per tutti, per un insegnamento ancora più performante dal punto di vista didattico, pedagogico e sociale. Arricchimento della rete sociale e relazionale dei bambini, contribuendo al loro benessere e al rafforzamento della comunità locale.