Il racconto della commessa del distributore rapinato nel 2011 al processo al Tribunale di Varese nei confronti della ‘banda Vasi’
«Mi hanno messo le mani dietro la schiena, poi me le hanno legate con una fascetta di plastica. A quel punto mi hanno chiesto dove fossero i soldi del cambio e li hanno presi dalla cassa, ma il grosso del denaro che avevamo non lo hanno trovato perché lo avevo nascosto». È un passaggio del racconto, in lacrime, della commessa dell’ufficio cambi del distributore Erg di Arzo, assaltato la sera del 22 agosto 2011, da Filadelfio Vasi, 45enne, pregiudicato varesino, estremista di destra, nostalgico del Duce, e Marco Redentore Siviero, 45enne di Busto Arsizio. Il primo è in carcere dall’autunno 2011, per scontare precedenti condanne, mentre il secondo è giudicato a piede libero, così come tutti gli altri imputati. La commessa stamane è comparsa davanti al collegio giudicante del Tribunale di Varese, dove è ripreso il processo nei confronti della "banda Vasi’’: dieci gli imputati accusati di vari reati, fra cui quattro assalti banditi, il primo dei quali il 1° agosto 2010 alla Cassa di cambio e gestioni Sa di Besazio.
Qui Vasi e l’abituale complice riuscirono a impossessarsi di un bottino senza precedenti: 187mila euro, tre cellulari e il portafoglio di uno dei due impiegati minacciati di morte. Nel portafoglio c’erano 70’000 euro, 17’000 franchi, quattro carte di credito e una penna Mont Blac. Vasi in entrambi gli assalti in Ticino impugnava una pistola Sig Sauer P 228, semiautomatica prodotta in Svizzera. Il bottino della rapina era stato di 6’180 franchi. Un bottino misero per i due banditi che speravano in un malloppo ben più consistente. Dal racconto della commessa il perché i rapinatori se ne andarono (quasi) a mani vuote. La sera del 22 agosto 2011 la cassaforte del cambiavalute di Arzo era rotta, per cui i soldi opportunamente erano stati nascosti dietro i biscotti. Ad Arzo i banditi si erano allontanati a bordo di un motorino. La commessa ai giudici ha ricordato di essere stata liberata di alcuni clienti.
Nella tarda mattinata, una seconda teste dell’accusa ha poi ricostruito l’azione avvenuta in una gioielleria di Cantello il 3 settembre 2011 quando nel corso dell’assalto vennero minacciati con la pistola e legati i dipendenti del negozio, uno dei quali ebbe un attacco di panico. In quell’occasione, i due rapinatori si presentarono in gioielleria con valigetta 24 ore e pettorina della Guardia di finanza. Il racconto con la voce rotta dal pianto della teste, la titolare della gioielleria di Cantello: «Il rapinatore (Vasi, ndr) mi ha puntato la pistola alla testa perché svuotavo lentamente i vassoi con la merce». Come nella precedente udienza anche stamane nessuno degli imputati era in aula.