Cittadini e istituzioni si dicono preoccupati per la durata dei lavori, che al potenziamento autostradale fra Lugano e Mendrisio somma AlpTransit a sud
Attorno al potenziamento dell'autostrada fra Lugano e Mendrisio l'ansia della popolazione locale sta crescendo. Almeno quanto aumenta il numero di firme (ormai a ridosso delle 4mila) apposte in calce alla petizione determinata a rivendicare un progetto più rispettoso del territorio. La contestazione nasce a Melano ma sta ormai coinvolgendo buona parte del Distretto. L'idea di veder tracciare lungo l'A2 una terza corsia dinamica - ovvero da aprire durante le ore di punta del traffico - non piace un granché; e questo lo si è capito da subito. Ma a turbare una parte dei cittadini è ancora di più la prospettiva che ci attende un cantiere infinito se al cosiddetto progetto PoLuMe si sommerà il prolungamento a sud di AlpTransit. Senza trascurare che sul tavolo oggi vi è pure l'intervento immaginato alla Porta sud dell'autostrada (con lo spostamento del tracciato a Chiasso). Tant'è che c'è ormai chi conta gli anni dei lavori lungo gli assi di collegamento in decenni. Come dire che non sarà certo finita con il varo della terza corsia nel 2040.
Queste previsioni, del resto, non danno da pensare solo alla popolazione momò. Anche le istituzioni, una su tutte la Commissione regionale di trasporti (Crtm), non nascondono la loro preoccupazione. E se il popolo esterna sulle piattaforme social - il profilo dei fautori della petizione tracima di commenti -, la Crtm si affida alla piu canonica corrispondenza ufficiale. In effetti, tra i punti allineati nelle osservazioni recapitate al Cantone nel solco della consultazione avviata - e in conclusione a breve - sulle opere fra Lugano e Mendrisio, la Commissione guidata da Andrea Rigamonti ci ha messo anche il capitolo 'cantieri'.
D'altro canto, i diagrammi proiettati ai Comuni interessati dallo stesso Datec, il Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni, per mano dell'Ufficio federale delle strade (Ustra), restituiscono la situazione - almeno per quanto riguarda PoLuMe e Alptransit - in modo plastico e chiaro. La realizzazione del potenziamento occuperà oltre il decennio fra il 2030 e il 2040 e richiederà un investimento di circa 2 miliardi di franchi; mentre la concretizzazione della traversale alpina partirà nel 2040 per protrarsi sino al 2050. Difficile capire da un grafico se l'Ustra ha messo in conto tutti i disagi che agitano il Mendrisiotto e Basso Ceresio. Chi affida i suoi pensieri a facebook vede già il moltiplicarsi delle colonne e paventa il rischio di un isolamento dell'appendice meridionale del Ticino. Chi frequenta l'A2 da tempo sa bene che basta poco per bloccare la circolazione (e non solo quella autostradale).
Ormai si è arrivati al paradosso che, quasi quasi, spaventano di più gli effetti dei cantieri che la costruzione stessa della terza corsia. Fermo restando che i firmatari della petizione chiedono a gran voce un tracciato in galleria e, in ogni, caso un minor impatto sul paesaggio, soprattutto lungo i Comuni del Basso Ceresio. D'altra parte, coloro che danno man forte ai promotori hanno la memoria lunga e ricordano bene gli anni di cantiere che questa regione ha alle spalle, tra viadotto Generoso (a Capolago) e svincolo di Mendrisio.
«Se sommiamo le tre grandi opere di cui si parla - terza corsia, AlpTransit e Porta sud, ndr -, trent'anni di cantiere non ce li leva nessuno: non ci muoveremo più», si lascia andare Andrea Rigamonti, presidente della Crtm. Preoccupati, insomma? «Sì, lo siamo e lo abbiamo detto anche nelle osservazioni sul progetto PoLuMe. Anzi, il rischio che vi siano dei cantieri l'uno dopo l'altro per decenni rappresenta una forte preoccupazione». E qui si fa strada la richiesta della Commissione. «Proprio per questo - ci conferma Rigamonti - abbiamo auspicato che qualsiasi intervento venga coordinato con AlpTransit. In queste circostanze avere una visione integrata è importante».
D'altro canto, Berna considera le finalità di PoLuMe e della trasversale alpina "complementari" e non "alternative". Un principio che nel Mendrisiotto si vorrebbe applicato pure all'organizzazione dei lavori. Quali potrebbero essere i vantaggi, andando al sodo? «Innanzitutto, si potrebbe risparmiare sui tempi - esemplifica il presidente della Crtm -, e si potrebbero sfruttare le economie di scala. Le istallazioni di cantiere e le opere previste potrebbero essere coordinate, a maggior ragione se servono a entrambi gli interventi». Anche perché l'occupazione del territorio da parte proprio delle aree di cantiere non sarà trascurabile, e non solo a Melano nella zona ex Tannini.
PoLuMe, nove domande dai Verdi
Agli occhi del gruppo dei Verdi in Gran consiglio ci sono almeno nove nodi da sciogliere. E ci si aspetta che sia il Cantone a farlo. Tra le varie questioni sollevate di recente in una interrogazione c'è anche quella legata, appunto, ai cantieri. Nell'atto parlamentare che vede primo firmatario Nicola Schoenenberger se ne fa, addirittura un fatto di garanzie. Quali, si sollecita, intende chiedere il Consiglio di Stato alla Confederazione "per ottenere una pianificazione e realizzazione coordinata dei futuri interventi sull’A2 e di AlpTransit a sud di Lugano, nell’ottica di ridurre al minimo l’impatto ambientale e sulla qualità di vita dei cittadini residenti in un
territorio già fortemente penalizzato dalle infrastrutture di trasporto e per un uso parsimonioso delle risorse finanziarie?". L'interrogativo, quindi, è aperto. Del resto, si ricorda, la tratta designata è la più trafficata del Ticino. I numeri estrapolati dall'Ustra parlano di un traffico giornaliero medio annuo sull’A2 a Grancia di 73'806 veicoli, seguito a ruota da Maroggia con 70'397 veicoli.
Gli autori dell'interrogazione non si nascondono e si dicono a favore di un congelamento del progetto. Ciò non toglie che si vorrebbero ricevere alcune risposte. Ad esempio sull'approccio all'intera operazione o sul fatto che PoLuMe lascia l'impressione di creare un discrimine tra i Comuni della regione. Per la serie che alcuni "dovranno accollarsi numerosi aspetti negativi (lunghi e imponenti cantieri, nuovi semisvincoli, aumento del traffico) senza ottenere alcun beneficio concreto dal punto di vista paesaggistico, ambientale e del traffico". Questo tracciato autostradale, si ribadisce, è "una ferita nel territorio". Di conseguenza, viene da chiedersi, si annota, se il progetto raggiunga davvero l'obiettivo dichiarato.