Gli istituti di Mendrisio e Monte San Giorgio uniscono le forze. Confermati i 61 dipendenti e le quattro sedi decentralizzate
«Questa fusione permette al nostro istituto di progredire, di dare un futuro certo e continuo alla nostra banca. Le agenzie verranno potenziate, nessun collaboratore sarà in esubero». È con queste parole che, venerdì sera al Mercato Coperto di Mendrisio, il presidente della direzione della Banca Raiffeisen del Monte San Giorgio Amedeo Stefani, ha ‘lanciato’ ai soci la prospettata (e avvenuta) fusione con la Banca Raiffeisen di Mendrisio e della Valle di Muggio. Una via già scelta e tracciata da altri istituti in tutto il cantone. «Unendo le forze – ha commentato Stefani prima che si arrivasse alla votazione della fatidica trattanda 7 – saremo ancor più la banca di riferimento per la nostra regione». E a voler ben vedere, cartina geografica alla mano, il nuovo istituto andrà a coprire il Comune di Mendrisio (ad eccezione del Quartiere di Genestrerio); Breggia (salvo la frazione di Sagno), Castel San Pietro e Brusino Arsizio.
Tra venerdì e sabato, dunque, i soci dell’istituto del Monte San Giorgio prima, quelli di Mendrisio e della Valle di Muggio poi, hanno di fatto sottoscritto il nuovo futuro, anche per i 61 dipendenti coinvolti, che andranno a formare il ‘motore’ di una delle Raiffeisen più grandi del cantone. E se sabato sera il capitolo ‘fusione’ ha visto un solo voto contrario, 3 astenuti e 385 favorevoli, venerdì sera le discussioni pre-voto sono state più accese. Anche se, al momento dell’alzata di mano (e dopo aver respinto la richiesta di un voto segreto sollevata da uno dei partecipanti) dei 255 votanti sono stati 29 i contrari e 6 gli astenuti. Tra i contrari, intervenuti nella discussione, ha prevalso l’incertezza sui motivi che hanno portato le due banche ad avviare il progetto di fusione e, soprattutto, il futuro delle agenzie di Rancate, Ligornetto e di quella già chiusa di Arzo. La paura espressa durante i lavori assembleari è stata infatti quella che si possa prospettare un futuro ‘centralizzato’ a dispetto dello «spirito Raiffeisen – l’intervento dal pubblico – che punta a una presenza capillare sul territorio». Con l’agenzia di Arzo chiusa e con il bancomat fuori uso a causa del furto con esplosivo del 30 novembre scorso, dalla platea è stato sottolineato come dalla Montagna sia diventato maggiormente difficile effettuare le operazioni bancarie, a maggior ragione se si tratta di un anziano o di persone che si spostano unicamente con i mezzi pubblici. L’ex agenzia di Arzo ha tenuto banco anche nell’intervento di un altro socio, il quale ha chiesto che la sua «riapertura venga iscritta nel contratto di fusione». «Mi dovete convincere – ha commentato, rivolgendosi al Cda dell’istituto, un altro socio in merito alla fusione –. Non vedo più il motivo di essere un socio della Raiffeisen a differenza di essere un cliente di una grossa banca».
«Raiffeisen è presente ancora in modo decentrato ed è la sola cooperativa che propone ancora l’attività bancaria nei quartieri» ha ricordato dal canto suo, il presidente del Cda dell’istituto Carlo Croci. «La Raiffeisen del Monte San Giorgio è un’entità piccola – ha proseguito – che non può avere un lungo avvenire. Questa è l’esigenza alla base di questa fusione tra le due banche». L’unione delle forze, oltre a far sì che la nuova entità, all’interno del mondo Raiffeisen, si avvicini a quella di Lugano, «che è la banca più importante», permetterà di poter continuare a offrire un servizio capillare. La fusione, ha ricordato Croci, «garantirà alle due banche di mantenere le strutture di Mendrisio, Castel San Pietro, Rancate e Ligornetto». Senza questa fusione le strutture citate, che sono decentrate, avranno difficoltà nel tempo a poter sopravvivere». Questa «è prossimità – ha evidenziato il presidente del Cda –: le altre banche non vanno a Rancate, non vanno a Castel San Pietro, a Ligornetto». E per quel che riguarda Arzo e i soci della Montagna? «Abbiamo progetti per il territorio del San Giorgio – ha rassicurato –. Questa banca, unita, potrà essere di prossimità». E a lavori assembleari conclusi, con il progetto di fusione avallato dai soci, il sentimento espresso da Carlo Croci è quello di «grande soddisfazione. È stato manifestato un ampio consenso nella proposta di fusione, permettendo quindi di realizzare questa nuova struttura economica che avrà un rilievo in tutta la regione».