Chiedere più agenti e più compiti come prevede la riorganizzazione cantonale mette a rischio la sopravvivenza delle Polizie locali. I timori di Stabio
Solo qualche mese fa la ‘riforma’ dei Corpi di Polizia sul territorio non sembrava essere dietro l’angolo. Tant’è che, soprattutto nei Comuni polo – Chiasso e Mendrisio –, si era tirato un sospiro di sollievo. La visione della Regione unica – oggi sono due, fra Basso e Alto Mendrisiotto – ventilata dal Dipartimento delle istituzioni (Di) era una spina nel fianco. Che oggi, però, torna ad affliggere la regione a sud del Ticino. E questo a tre anni dal varo della nuova organizzazione. Il direttore del Di Norman Gobbi giusto mercoledì ha fissato, infatti, la sua tabella di marcia: l’intenzione è di approdare a una bozza di messaggio governativo nell’estate del 2019 (cfr. ‘laRegione’ di ieri). Il tempo, quindi, pare stringere. In più, dopo i ritocchi apportati al progetto originario non solo non si è accantonato l’orientamento di immaginare un solo Polo nel Distretto, non si sono neppure aumentate le possibilità per una Polizia strutturata di ‘sopravvivere’. Scendere con gli effettivi da 25 a 15 agenti (più il comandante) continua a mettere in difficoltà una realtà di confine come Stabio, oggi convenzionato con il capoluogo. Eppure la collaborazione si è dimostrata efficace, come ribadito dal Municipio guidato da Simone Castelletti, riuscendo a garantire una copertura 24 ore su 24, proprio come negli auspici cantonali. E squadra che funziona, si sa, non si cambia. Va da sé che a Stabio la revisione normativa prospettata – e che riporterà davanti al Gran Consiglio la Legge sulla collaborazione fra la Polizia cantonale e le polcomunali – non convince. Non solo non piace la scelta di rimpolpare le file dei Corpi strutturati, non va giù neppure l’estensione dei compiti delegati agli enti locali sul versante amministrativo. Si parla, in effetti, di affidare alle Comunali i controlli sulle dimore fittizie, gli incidenti stradali e il commercio ambulante. Un aggravio che andrebbe a “scapito del compito di prossimità e di prevenzione che ci prefiggiamo di raggiungere”: l’esecutivo lo ha messo nero su bianco in una missiva indirizzata al Dipartimento solo il maggio scorso. Un punto di vista che, ci conferma il sindaco Castelletti, oggi non è mutato. «Quale Comune di frontiera – ci spiega – il concetto della prossimità è molto importante. Conosciamo le nostre problematiche e sappiamo come stare vicini alla popolazione». Con le nuove regole, invece, lo scenario, aveva già fatto capire a suo tempo il Municipio rispondendo a una interpellanza del Plr, non sarà più lo stesso: una presenza costante sul territorio non potrà più essere assicurata. Insomma, nessun vantaggio e un maggior carico di lavoro per l’amministrazione, senza trascurare le ricadute di carattere finanziario dopo gli sforzi già profusi e gli investimenti fatti. Come ripete nelle sue osservazioni al Di, Stabio non riesce a comprendere le ragioni della revisione messa in campo a livello cantonale. Ma soprattutto non capisce per quale motivo ci si debba, tutti, far carico di presunti disservizi presenti in una regione. Nella sua lettera di maggio l’autorità comunale aveva richiamato, di fatto, la necessità di risolvere i problemi a livello puntuale.
Un’ingerenza nell’autonomia locale
Stabio, quindi, non sta zitto neanche sull’ingerenza del Cantone nell’autonomia cantonale. Al governo, si ribadisce, spetta fissare un obiettivo, come nel caso di un servizio 24 ore su 24. Ai Comuni sede di una Polizia strutturata tocca, poi, decidere come centrare il risultato. I modi, si suggerisce, non mancano: allearsi fra Corpi strutturati o addirittura fondersi, siglare un’intesa con un Comune polo o aumentare gli effettivi. Senza contare che fra le proposte controverse della riforma vi è pure la possibilità per i Comuni di convenzionarsi con il Cantone. Questo previo via libera dei Poli di riferimento, ha puntualizzato Gobbi. Una convenzione che porterebbe alla creazione di posti misti: Cantonale e Comunale. E qui ci scappa un’annotazione finale: la riorganizzazione ora sul tavolo getta nell’“incertezza”. “Risulta difficile – motiva l’esecutivo – poter attrarre nuovi agenti di Polizia al momento dei concorsi”. Con il rischio di vederli andar via richiamati da altre opportunità lavorative.