La Corte delle Assise correzionali di Lugano ha condannato a una pena sospesa con la condizionale un 68enne che nel 2015 aveva ingannato l’istituto
Il nome della Banca Wir torna in aula penale, per via di un caso correlato al maxiprocesso Adria, conclusosi, almeno per il momento, lo scorso settembre. Si tratta questa volta di fatti molto più marginali al caso riguardante l’impresa di costruzione, e più precisamente si tratta di una vicenda legata a un albergo di Biasca. Il protagonista del dibattimento, che si è svolto questa mattina alle Assise correzionali di Lugano, è infatti il gerente del suddetto albergo, che nel 2015 ha truffato – in correità con persone che verranno processate nei prossimi giorni, oltre all’ex direttore della filiale della banca, che è già stato giudicato e condannato – la Banca Wir, causando un danno di circa 1,5 milioni di franchi. Motivo per il quale la Corte, presieduta da Marco Villa, ha deciso di condannarlo a una pena sospesa di 8 mesi, mentre il decreto d’accusa ne chiedeva solo 6.
Ma com’è avvenuta la truffa? Dal decreto d’accusa stilato dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli emerge che l’uomo – un cittadino svizzero di 68 anni – avesse indotto la banca a rilasciare un credito ipotecario di oltre due milioni, fingendo di dover usare i soldi per una ristrutturazione di nove appartamenti, con tanto di documentazione allegata. La ristrutturazione in realtà non è mai avvenuta e non c’è mai stata nemmeno l’intenzione di cominciarla, mentre il denaro è stato usato per altri scopi, come ad esempio pagare diverse ditte, alcune riconducibili agli stessi correi, oltre che per effettuare dei lavori all’albergo dell’imputato. Il 68enne ha contestato tutti i fatti, e l’avvocato difensore, Stefano Genetelli, si è battuto per il totale proscioglimento del suo assistito.