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Caso Adria, assolto perché... mai interrogato come imputato

Alle Assise correzionali di Lugano un filone collaterale della maxi-inchiesta si risolve in nulla a causa di una défaillance procedurale nell’indagine

Un caso atipico in aula penale
(Ti-Press)
26 novembre 2024
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Completa assoluzione. È stato breve e atipico il processo andato in scena stamattina alle Assise correzionali di Lugano. Non tanto per l’ipotesi di reato o i fatti – complicità in amministrazione infedele aggravata in un filone del caso Adria –, quanto per le modalità. Assenti sia l’imputato (un 51enne italiano) sia la procuratrice pubblica (Chiara Borelli), il dibattimento si è consumato in una forma estremamente ridotta e con sin dall’inizio un punto fermo: l’accusato sarebbe stato assolto, in quanto ‘vittima’ di una «défaillance procedurale», come l’ha definita il presidente della Corte Marco Villa. Il problema formale in questione è che l’uomo è stato sì sentito dagli inquirenti, ma mai come imputato.

Il decreto d’accusa firmato da Borelli, che ha ereditato gli incarti relativi al caso Adria e tutti i filoni che ne sono derivati dall’ex procuratore generale John Noseda, è del 2021 e prevedeva la condanna a cinque mesi sospesi condizionalmente per due anni dell’imputato. L’uomo, di umili origini e arrivato in Ticino dal Veneto con la famiglia una decina di anni fa, si è infatti rivolto alla Banca Wir per richiedere un credito ipotecario per acquistare e ristrutturare un’abitazione in valle di Blenio. Secondo l’accusa, l’allora direttore della banca Yves Wellauer avrebbe inserito nella documentazione del credito due preventivi fittizi per dei lavori che in realtà non erano previsti allo scopo di aumentare l’importo dell’ipoteca. In totale, il presunto danno nei confronti della Wir sarebbe stato di circa 150’000 franchi. A fungere da intermediari, altre persone che giravano nell’orbita della banca e che saranno processate a breve.

Questi i presunti fatti, che comunque la difesa – rappresentata dall’avvocato Marco Cocchi – non riconosce in quanto il suo assistito si ritiene una vittima più che un complice. Un dubbio che rimarrà, dato che come spiegato da Villa il 51enne è stato sentito due volte dagli inquirenti: la prima dalla polizia per altri fatti rispetto a quelli contestati e la seconda da Noseda stesso, tuttavia in qualità di persona informata sui fatti. Non è dunque mai stato interrogato come imputato e pertanto c’è stata una violazione del diritto alla difesa e del diritto a essere sentito, cioè del contraddittorio. Formalità a parte, difficile dire come sarebbe terminato il processo in ogni caso, dato che Wellauer stesso, che ricordiamo è stato condannato a cinque anni e mezzo, è stato prosciolto dall’accusa di amministrazione infedele.