La Corte delle Assise criminali di Lugano ha emesso inoltre una pena di 22 mesi, sospesi per due anni, nei confronti dell'ex presidente Udc
Oltre un milione e mezzo di franchi. A tanto ammonta la cifra che Paolo Clemente Wicht, ex presidente dell’Udc, dovrà versare alla moglie (presto ex). Lo ha deciso questa mattina la Corte delle Assise criminali di Lugano, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, che ha condannato il 58enne a una pena detentiva sospesa di 22 mesi, per le imputazioni di appropriazione indebita e falsità in documenti, mentre è stato prosciolto dalle accuse di truffa, amministrazione infedele, acquisizione illecita di dati e minaccia. L’avvocato patrocinatore di Wicht, Elio Brunetti, ha già dichiarato che ricorrerà in Appello contro la decisione della Corte.
In estrema sintesi, Wicht ha utilizzato il denaro della moglie per pagare i propri debiti e per permettersi uno stile di vita elevato, tenendo la consorte all’oscuro, anche quando questa chiedeva giustificazioni e rendiconti. «La vicenda potrà avere ripercussioni sul piano civile (il divorzio in corso, ndr) – ha detto Pagnamenta –, e tutti e due hanno cercato di portare acqua al loro mulino. Pertanto non è stato facile accertare come siano andate le cose. Nessuna delle due versioni prevaleva sull’altra». La sentenza si è basata dunque sui copiosi scambi di e-mail, dal quale emergeva oggettivamente che la moglie non sapesse come venisse utilizzato il denaro, né tantomeno che il marito fosse indebitato. «Desta qualche perplessità che l’imputato abbia cercato di passare come vittima» ha detto Pagnamenta.